Questo pomeriggio sono andato a passeggio nei boschi di Faida. Sono luoghi che conosco benissimo per averli frequentati praticamente da quando ero bambino in ogni estate. Passeggiate, escursioni e... funghi.
Era dal 2019 che non ci mettevo piede. Allora, circa sei mesi dopo Vaia, non si poteva camminare nelle zone colpite dalla catastrofe. Troppe piante divelte e aggrovigliate disordinatamente, parlo di piante con circonferenza di un metro, un metro e mezzo, cioè dei bei bestioni.
Ora del bosco rimangono sparute, esili piante, dalla zocca fino a metà pianta senza rami, come se un barbiere avesse lasciato il lavoro a metà. Ma ciò che mi ha stupito maggiormente e dolorosamente è stato il cambio radicale del paesaggio, del bosco, del terreno. Dove correvano ombrosi sentieri erti e tracciati dalla sapienza antica dei nostri bis/nonni, lungo il fianco di dossi boscosi, nelle vallette umide e silenziose, là ora strade forestali stremate dal sole... per carità, create al fine di portar giù legname e far pulizia, colline pelate o ricoperte di cespugli germogliati e cresciuti liberamente in questi sette anni, impluvi di rivi tra prati esposti a luce piena. E dove c'era il muschietto dei funghi? Erbacce,
Ho percorso una strada forestale andando alla ricerca di un maso, passaggio obbligato per salire ai "Pradi de bedól" (per Spidi, mas del Perandel). Sapevo che c'era e c'è ancora. Quello Vaia non me l'ha toccato! Appena potrò muovermi in autonomia, ho già deciso: là tornerò, al mattino presto.