0 Utenti e 10 Visitatori stanno visualizzando questo topic.
signori, queste persone hanno il grande privilegio di poter vivere (e morire) la loro vita seguendo le loro passioni... non è poco... Se Karl lavorava in ufficio magari moriva più tardi ma...?
Personalmente non lo farei....ma non ritengo neanche appropriato e consono dire che se fosse stato in ufficio i suoi figli avrebbero avuto un padre vivo. Nell'essenza brutale delle cose forse è vero, ma non è vero considerando la complessità della vita di un uomo e in questo caso di un grandissimo alpinista.
sono scelte, come i suoi compagni hanno scelto di andare con lui in un'impresa in cui erano consapevoli che se uno fosse caduto gli altri avrebbero dovuto al 90% andare avanti, probabilmente anche la moglie ha scelto di sposarlo lo stesso, nonostante le sue assenze familiari,nonostante i rischi che egli correva.Personalmente non lo farei....ma non ritengo neanche appropriato e consono dire che se fosse stato in ufficio i suoi figli avrebbero avuto un padre vivo. Nell'essenza brutale delle cose forse è vero, ma non è vero considerando la complessità della vita di un uomo e in questo caso di un grandissimo alpinista.
Semplicemente non possiamo essere noi a giudicare.... L'alpinismo in primo luogo non è uno sport, e in questi casi come l'alpinismo himalayano, quando è "puro" e non contaminato da invidie, egoismo, gare di velocità, ricorda molto gli esploratori del passato, che anch'essi avevano famiglia, ma comunque si spingevano verso l'ignoto, essendo questa una parte essenziale della ricerca umana e non così difficile da capire.
Personalmente non mi permetto di criticare nessuno, tantomeno un alpinista come Unterkircher di cui ammiro sia la componente tecnica che umana.E' giusto pero' far notare a chi, con stantia retorica, parla dell'accaduto facendo riferimento al coraggio, alla conquista, al privilegio di sfidare la vita e la morte che si e' dimenticato di menzionare componenti meno nobili quali l'egoismo e la mancanza di responsabilita'.Responsabilita' che un padre ha verso i suoi figli dal momento che decide di metterli al mondo. Responsabilita' che non possono venire meno difronte ad una pasione, anche se viscerale, anche se difficile da capire (smettiamola di nasconderci dietro questa scusa per favore...).Parlo da padre (anche se da poco): possibile che la voglia di conquista di una montagna sia piu' grande dell'amore verso la mia famiglia? Io non potrei pensare di non veder crescere la mia piccola, di non essere li a gioire con lei o a consolarla quando ne avra' bisogno.
Semplicemente non possiamo essere noi a giudicare.
E non possiamo dare a priori giudizi su come cresceranno i figli.
L'alpinismo in primo luogo non è uno sport, e in questi casi come l'alpinismo himalayano, quando è "puro" e non contaminato da invidie, egoismo, gare di velocità, ricorda molto gli esploratori del passato, che anch'essi avevano famiglia, ma comunque si spingevano verso l'ignoto, essendo questa una parte essenziale della ricerca umana e non così difficile da capire.
purtroppo viviamo nell'era dello spettacolo...
Sulla famiglia non saprei dove focalizzare, se non che l'effetto è il medesimo sia che uno cada in un crepaccio, o che si ammazzi di cirrosi o che rimanga schiacciato da una pressa. I conti li fa chi rimane. Da questo punto di vista non c'è differenza fra Karl Unterkircher e Antonio Schiavone.
Perche' no?Se pero' tutto fosse andato bene allora eravamo autorizzati a dire "Bravi: Piolet d'Or"?Credo che i giudizi vadano accettati: nel bene e nel male.perchè per giudicare bisogna essere veramente a conoscenza di tutti gli elementi della vicenda, altrimenti il giudizio lascia il tempo che trova.se fosse andato tutto bene probabilmente attraverso i media non sapremmo neanche dell'impresa.Scusa, ma questa che hai scritto e' una stronzata.è la brutale realtà,non puoi sapere a priori come cresceranno i figli a meno che tu non abbia il dono della veggenza, così come non puoi dire che se fosse stato in ufficio non sarebbe morto ugualmente a 38 anni.Esplorazione? No, mi dispiace, non ci credo.Nel 2007 ci sono mezzi e strumenti che gli esploratori di un tempo non avevano e quindi per conoscere un territorio ci dovevano per forza andare.Questa e' solamente passione, una passione spinta all'esasperazione, una specie di droga della quale non poter fare a meno.
" Nella mia mente però, il fattore della responsabilità, mi procura ansia, pensando frequentemente a casa, ai miei cari. La cosa migliore onde evitare veramente sgradevoli imprevisti, sarebbe rinunciare al progetto..... Fin'ora tutto è andato come da programma, mica ci tireremo indietro adesso?»"
Attenzione: ..........
A parte che quello che dici è falsissimo, perchè se avesse potuto sapere del crepaccio senza passarci sopra e caderci, probabilmente l'avrebbe fatto, intendevo esplorazione principalmente in senso figurato.
può essere sia una droga, ma non vedo come tu faccia a saperlo così per certo.