Autore Topic: [INCIDENTI] Caduto UNTERKIRCHER  (Letto 32080 volte)

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Offline AGH

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #30 il: 20/07/2008 13:27 »
ho sentito, stanno bene, sono intenzionati a scendere con gli sci per la Buhl...  :o
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Smit

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #31 il: 21/07/2008 13:55 »
signori, queste persone hanno il grande privilegio di poter vivere (e morire) la loro vita seguendo le loro passioni... non è poco... Se Karl lavorava in ufficio magari moriva più tardi ma...?

Se Karl avesse lavorato in ufficio i suoi tre figlioletti molto probabilmente avrebbero ancora un padre...non e' poco...

Offline Guido

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #32 il: 21/07/2008 19:22 »
sono scelte, come i suoi compagni hanno scelto di andare con lui in un'impresa in cui erano consapevoli che se uno fosse caduto gli altri avrebbero dovuto al 90% andare avanti, probabilmente anche la moglie ha scelto di sposarlo lo stesso, nonostante le sue assenze familiari,nonostante i rischi che egli correva.
Personalmente non lo farei....ma non ritengo neanche appropriato e consono dire che se fosse stato in ufficio i suoi figli avrebbero avuto un padre vivo. Nell'essenza brutale delle cose forse è vero, ma non è vero considerando la complessità della vita di un uomo e in questo caso di un grandissimo alpinista.
« Ultima modifica: 21/07/2008 19:25 da Guido »
"...sarà da chiedersi se esistano ancora escursionisti capaci di divertirsi sulle medie difficoltà, per trovare sè stessi anche in una giornata senza ambizioni, trascorsa serenamente all'insegna della natura più delicata." Giampaolo Sani

Offline AGH

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #33 il: 21/07/2008 19:41 »
Personalmente non lo farei....ma non ritengo neanche appropriato e consono dire che se fosse stato in ufficio i suoi figli avrebbero avuto un padre vivo. Nell'essenza brutale delle cose forse è vero, ma non è vero considerando la complessità della vita di un uomo e in questo caso di un grandissimo alpinista.

sono d'accordo con guido, anche se qualcuno potrebbe considerarla una forma di egoismo, andare e lasciare a casa moglie e figli piccoli...  Credo siano  scelte personali che si debbono comunque rispettare, ciascuno ha diritto, se ci riesce, di vivere alla sua maniera. Molta gente non capisce "la molla" che spinge gli alpinisti (o altri che fanno sport estremi) a rischiare la pelle... una volta Scalfari in un articolo disse che, secondo il suo punto di vista, si tratta di squilibrati... chissà :)

In ogni caso, il rientro dei due alpinisti si annuncia difficoltoso... la nebbia ha interrotto la discesa con gli sci lungo la seraccata.. Trovate tutte le info aggiornatissime su http://www.montagna.tv
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Smit

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #34 il: 22/07/2008 09:38 »
sono scelte, come i suoi compagni hanno scelto di andare con lui in un'impresa in cui erano consapevoli che se uno fosse caduto gli altri avrebbero dovuto al 90% andare avanti, probabilmente anche la moglie ha scelto di sposarlo lo stesso, nonostante le sue assenze familiari,nonostante i rischi che egli correva.
Personalmente non lo farei....ma non ritengo neanche appropriato e consono dire che se fosse stato in ufficio i suoi figli avrebbero avuto un padre vivo. Nell'essenza brutale delle cose forse è vero, ma non è vero considerando la complessità della vita di un uomo e in questo caso di un grandissimo alpinista.


Personalmente non mi permetto di criticare nessuno, tantomeno un alpinista come Unterkircher di cui ammiro sia la componente tecnica che umana.

E' giusto pero' far notare a chi, con stantia retorica, parla dell'accaduto facendo riferimento al coraggio, alla conquista, al privilegio di sfidare la vita e la morte che si e' dimenticato di menzionare componenti meno nobili quali l'egoismo e la mancanza di responsabilita'.
Responsabilita' che un padre ha verso i suoi figli dal momento che decide di metterli al mondo. Responsabilita' che non possono venire meno difronte ad una pasione, anche se viscerale, anche se difficile da capire (smettiamola di nasconderci dietro questa scusa per favore...).

Parlo da padre (anche se da poco): possibile che la voglia di conquista di una montagna sia piu' grande dell'amore verso la mia famiglia? Io non potrei pensare di non veder crescere la mia piccola, di non essere li a gioire con lei o a consolarla quando ne avra' bisogno.

Concludo rispondendo ad AGH: e' vero, le scelte personali andrebbero sempre rispettate, a meno che queste non condizionino in qualche modo la vita degli altri e mi sento di dire che quei tre piccoli avranno una grossa mancanza nella loro vita.

Offline Guido

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #35 il: 22/07/2008 10:29 »
Semplicemente non possiamo essere noi a giudicare.
 Nè tantomeno quel supponente di Scalfari.
L'ignoranza dei giornalisti in materia è sconfortante e mi fa veramente incazzare.

E non possiamo dare a priori giudizi su come cresceranno i figli.
E non possiamo paragonare gli alpinisti (almeno la stragrande maggioranza) a quelli che saltano con la moto giù dalle montagne o altri sport a mio parere demenziali.
L'alpinismo in primo luogo non è uno sport, e in questi casi come l'alpinismo himalayano, quando è "puro" e non contaminato da invidie, egoismo, gare di velocità, ricorda molto gli esploratori del passato, che anch'essi avevano famiglia, ma comunque si spingevano verso l'ignoto, essendo questa una parte essenziale della ricerca umana e non così difficile da capire.
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Offline nantes

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #36 il: 22/07/2008 10:42 »
Semplicemente non possiamo essere noi a giudicare.... L'alpinismo in primo luogo non è uno sport, e in questi casi come l'alpinismo himalayano, quando è "puro" e non contaminato da invidie, egoismo, gare di velocità, ricorda molto gli esploratori del passato, che anch'essi avevano famiglia, ma comunque si spingevano verso l'ignoto, essendo questa una parte essenziale della ricerca umana e non così difficile da capire.
quoto completamente quello che hai detto
purtroppo viviamo nell'era dello spettacolo...

MontagnaAmica

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #37 il: 22/07/2008 10:50 »
Citazione
Personalmente non mi permetto di criticare nessuno, tantomeno un alpinista come Unterkircher di cui ammiro sia la componente tecnica che umana.

E' giusto pero' far notare a chi, con stantia retorica, parla dell'accaduto facendo riferimento al coraggio, alla conquista, al privilegio di sfidare la vita e la morte che si e' dimenticato di menzionare componenti meno nobili quali l'egoismo e la mancanza di responsabilita'.
Responsabilita' che un padre ha verso i suoi figli dal momento che decide di metterli al mondo. Responsabilita' che non possono venire meno difronte ad una pasione, anche se viscerale, anche se difficile da capire (smettiamola di nasconderci dietro questa scusa per favore...).

Parlo da padre (anche se da poco): possibile che la voglia di conquista di una montagna sia piu' grande dell'amore verso la mia famiglia? Io non potrei pensare di non veder crescere la mia piccola, di non essere li a gioire con lei o a consolarla quando ne avra' bisogno.

Condivido pienamente quanto scritto da Smit, io non sono padre, ma concordo assolutamente che un conto è fare imprese di questo genere quando non si ha una famiglia, altra cosa è farle quando uno ha dietro di se' una famiglia e dei bambini.

Lo dissi una volta anche ad una guida alpina che era partito per l'Ama Dablam, fortunatamente lui poi era tornato...

Credo che una famiglia implichi prima di tutto anche il dono di se' e quel senso di responsabilità che ne deriva fa parte di un amore che spesso passa attraverso delle rinunce.

Quando si ha una famiglia, il proprio approccio alla vita dovrebbe cioè forse cambiare rispetto a come si viveva prima, per evitare di fare una sorta di vita da singoli in coppia.

Ma questa, chiaramente, è solo una mia, personalissima, opinione, non intendo alimentare alcun tipo di polemica, ci mancherebbe.

Tutto questo senza chiaramente togliere nulla alla grandissima - oserei dire gigantesca - figura di Karl Unterkircher, sotto tutti gli aspetti, solamente traendo spunto da questa grande tragedia per riflettere su queste cose, che a volte, quando queste imprese riescono bene, passano spesso in secondo piano.

Buona giornata a tutti,

Stefano

Smit

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #38 il: 22/07/2008 10:52 »
Semplicemente non possiamo essere noi a giudicare.

Perche' no?
Se pero' tutto fosse andato bene allora eravamo autorizzati a dire "Bravi: Piolet d'Or"?
Credo che i giudizi vadano accettati: nel bene e nel male.

E non possiamo dare a priori giudizi su come cresceranno i figli.

Scusa, ma questa che hai scritto e' una stronzata.

L'alpinismo in primo luogo non è uno sport, e in questi casi come l'alpinismo himalayano, quando è "puro" e non contaminato da invidie, egoismo, gare di velocità, ricorda molto gli esploratori del passato, che anch'essi avevano famiglia, ma comunque si spingevano verso l'ignoto, essendo questa una parte essenziale della ricerca umana e non così difficile da capire.

Esplorazione? No, mi dispiace, non ci credo.
Nel 2007 ci sono mezzi e strumenti che gli esploratori di un tempo non avevano e quindi per conoscere un territorio ci dovevano per forza andare.

Questa e' solamente passione, una passione spinta all'esasperazione, una specie di droga della quale non poter fare a meno.

civetta

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #39 il: 22/07/2008 11:01 »
purtroppo viviamo nell'era dello spettacolo...

Vero, ma è l'epoca che consente a ex-boscaioli/contadini/allevatori di fare gli alpinisti di mestiere.
Diversamente della cosa avrebbero parlato solamente nelle ovattate stanze dell'"Himalayan British Council" fra gente che poteva darsi all'esplorazione/alpinismo senza il pensiero né della famiglia né del suo sostentamento.

Sulla famiglia non saprei dove focalizzare, se non che l'effetto è il medesimo sia che uno cada in un crepaccio, o che si ammazzi di cirrosi o che rimanga schiacciato da una pressa. I conti li fa chi rimane. Da questo punto di vista non c'è differenza fra Karl Unterkircher e Antonio Schiavone.

Smit

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #40 il: 22/07/2008 11:08 »
Sulla famiglia non saprei dove focalizzare, se non che l'effetto è il medesimo sia che uno cada in un crepaccio, o che si ammazzi di cirrosi o che rimanga schiacciato da una pressa. I conti li fa chi rimane. Da questo punto di vista non c'è differenza fra Karl Unterkircher e Antonio Schiavone.

Attenzione: Schiavone non aveva il 30% di possibilita' di non timbrare il cartellino all'uscita dalla Thyssen.

Non so se la percentuale del 30% riportata in questo thread sia veritiera o meno, certo e' che io non metto in conto di lasciarci la pelle la mattina quando vengo in ufficio, mentre un alpinista questo conto lo fa.
« Ultima modifica: 22/07/2008 11:09 da Smit »

Offline Guido

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #41 il: 22/07/2008 11:11 »
Perche' no?
Se pero' tutto fosse andato bene allora eravamo autorizzati a dire "Bravi: Piolet d'Or"?
Credo che i giudizi vadano accettati: nel bene e nel male.


perchè per giudicare bisogna essere veramente a conoscenza di tutti gli elementi della vicenda, altrimenti il giudizio lascia il tempo che trova.
se fosse andato tutto bene probabilmente attraverso i media non sapremmo neanche dell'impresa.


Scusa, ma questa che hai scritto e' una stronzata.
è la brutale realtà,non puoi sapere a priori come cresceranno i figli a meno che tu non abbia il dono della veggenza, così come non puoi dire che se fosse stato in ufficio non sarebbe morto ugualmente a 38 anni.

Esplorazione? No, mi dispiace, non ci credo.
Nel 2007 ci sono mezzi e strumenti che gli esploratori di un tempo non avevano e quindi per conoscere un territorio ci dovevano per forza andare.

Questa e' solamente passione, una passione spinta all'esasperazione, una specie di droga della quale non poter fare a meno.

A parte che quello che dici è falsissimo, perchè se avesse potuto sapere del crepaccio senza passarci sopra e caderci, probabilmente l'avrebbe fatto,
intendevo esplorazione principalmente in senso figurato.

può essere sia una droga, ma non vedo come tu faccia a saperlo  così per certo.
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Offline PassoVeloce

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #42 il: 22/07/2008 11:13 »
" Nella mia mente però, il fattore della responsabilità, mi procura ansia, pensando frequentemente a casa, ai miei cari. La cosa migliore onde evitare veramente sgradevoli imprevisti, sarebbe rinunciare al progetto..... Fin'ora tutto è andato come da programma, mica ci tireremo indietro adesso?»"
Io vorrei solo sapere quante altre volte avrà avuto così paura....è stato un segnale forte che però non ha saputo o voluto cogliere....

civetta

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #43 il: 22/07/2008 11:16 »
Attenzione: ..........

A cosa?
Personalmente vedo bambini senza padre, le statistiche non le capisco. Senza polemica, che non sono sicuro di avere inquadrato correttamente quanto vuoi dire.

Smit

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #44 il: 22/07/2008 11:38 »
A parte che quello che dici è falsissimo, perchè se avesse potuto sapere del crepaccio senza passarci sopra e caderci, probabilmente l'avrebbe fatto,
intendevo esplorazione principalmente in senso figurato.

Leggendo la pagina del suo diraio si capisce che l'alpinista aveva individuato nella seraccata la parte piu' ostica della salita e la costola di neve su cui passare, che poi la costola potesse cedere questo non lo poteva immaginare...

può essere sia una droga, ma non vedo come tu faccia a saperlo  così per certo.

Se uno mette al di sopra di tutto la montagna, al di sopra della propria vita e al di sopra della propria famiglia, vuol dire che ha bisogno di quella cosa piu' di ogni altra...una sorta di dipendenza...una specie di droga...

E' chiaro che e' una mia idea, una mia conclusione...