Autore Topic: [INCIDENTI] Caduto UNTERKIRCHER  (Letto 32150 volte)

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FUAZ

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #60 il: 23/07/2008 12:57 »
Se parliamo puramente di sentimenti.
Se invece parliamo di un aiuto materiale, una spalla a cui appoggiarsi nei momenti del bisogno, il discorso cambia. E per un bambino/ragazzo i momenti piu' difficili non sono certo quelli da 0 a 6 anni...

non sono quelli, hai perfettamente ragione, ma e' anche vero che la spalla sulla quale piangere magari nn ce l'hai lo stesso anche se tuo padre e' ancora in vita ed e' decisamente peggio!!! perche' allora si' che puoi fargliene una colpa e non perche' 20 anni prima e' morto facendo quanto di piu' al mondo amava. se una persona ti ricorda con affetto, fidati non e' solo per sentimento, ma perche' dentro di te un segno lo ha lasciato, qualcosa te l'ha dato...

Smit

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #61 il: 23/07/2008 13:55 »
non sono quelli, hai perfettamente ragione, ma e' anche vero che la spalla sulla quale piangere magari nn ce l'hai lo stesso anche se tuo padre e' ancora in vita ed e' decisamente peggio!!! perche' allora si' che puoi fargliene una colpa e non perche' 20 anni prima e' morto facendo quanto di piu' al mondo amava. se una persona ti ricorda con affetto, fidati non e' solo per sentimento, ma perche' dentro di te un segno lo ha lasciato, qualcosa te l'ha dato...

Non so bene quanti anni abbiano i figli di Unterkircher, ma dalle foto che ho visto dubito si potranno ricordare del padre per quello che ha dato loro...
Se lo sapranno e' perche' qualcuno (ad esempio la madre) glielo ha raccontato!

Tu dici meglio un buon padre morto che un cattivo padre vivo...io dico meglio un buon padre vivo (come credo sia stato Karl).

Offline AGH

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #62 il: 24/07/2008 07:51 »


oggi dovrebbe essere la volta buona: li hanno avvistati stamattina presto che scendevano con gli sci. Quando saranno a circa quota 6000 metri potranno essere recuperati dall'elicottero...

Non hanno seguito la Buhl ma hanno tagliato, superando un crepaccio in doppia... sono da 10 giorni in parete...  :o

http://www.montagna.tv/?q=node/8141
« Ultima modifica: 24/07/2008 08:01 da AGH »
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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #63 il: 24/07/2008 09:19 »
"Sono decollati gli elicotteri che dovranno recuperare Walter Nones e Simon Kehrer sulla parete Rakhiot del Nanga Parbat. I due alpinisti questa stamattina sono riusciti a scendere a un pianoro ghiacciato a 5.700 metri di quota, dove ora i piloti si stanno dirigendo per effettuare il recupero. Al momento, pero', sulla parete si e' riaddensata la nebbia."
Dalla Repubblica
"Li abbiamo visti, stanno scendendo con gli sci, dritti sotto il colle." Sono le 3.45 del mattino in Italia, le 7.45 in Pakistan quando a Bergamo arriva la tanto attesa telefonata di Maurizio Gallo che annuncia l'avvistamento di Nones e Kehrer. I due alpinisti hanno lasciato la cresta dove è tracciata la via Bhul ma non l'hanno seguita. "Vengono giù dritti, faranno una doppia sul seracco più grande", dice Gallo.
Qualche minuto dopo richiama: "Sono sopra il crepaccio più basso dove si era già scaricata una valanga quindi sul sicuro. Hanno fatto un traverso in neve alta abbastanza pericoloso ma adesso mi pare che possano lavorare abbastanza sicuri. Sono nel punto migliore del crepaccio. Poi è abbastanza facile scendere più in basso perché trovano dei piani molto buoni attorno ai 5.900 metri".
Dieci minuti più tardi una nuova chiamata. "Walter e Simon hanno già fatto la doppia - annuncia Gallo dal campo base - e velocemente si spostano in una zona sicura. Devono traversare un po' verso destra dove c'è una seraccata, poi ci sono dei piani più sicuri, ma potrebbero anche fermarsi lì, l'elicottero dovrebbe riuscire a prenderli".

Forse è la volta buona!speriamo!!!però sta ca**o di nebbia..... >:(
« Ultima modifica: 24/07/2008 09:24 da PassoVeloce »

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #64 il: 24/07/2008 09:20 »
orami è quasi fatta, montagnatv.org ha fatto un buon lavoro, tutti aspettano la notizia e il sito è crollato per troppi accessi :)
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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #65 il: 24/07/2008 09:35 »
sono sull'elicottero! :)))
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Offline PassoVeloce

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #66 il: 24/07/2008 09:39 »
sono sull'elicottero! :)))
:D :D :D :D veramente!?che bello!

Offline AGH

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #67 il: 24/07/2008 09:55 »
salvi! sono al campo base!
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Brogy

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #68 il: 24/07/2008 12:54 »
salvi! sono al campo base!

Forse quella che stò per porre è una domanda stupida,ma la pongo ugualmente:
La missione si può considerare compiuta?al di là della morte di Karl intendo.
Non certo per sminuire l'accaduto,ma proprio perchè non ho compreso se comunque i
due superstiti abbiano centrato l'obbiettivo prefissato.

Offline Claudia

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #69 il: 24/07/2008 13:00 »
Forse quella che stò per porre è una domanda stupida,ma la pongo ugualmente:
La missione si può considerare compiuta?al di là della morte di Karl intendo.
Non certo per sminuire l'accaduto,ma proprio perchè non ho compreso se comunque i
due superstiti abbiano centrato l'obbiettivo prefissato.
non saprei... mi pareva dovessero aprire una unuova via per la cima, e in cima non ci son arrivati...
cmq contenta che siano salvi!

civetta

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #70 il: 24/07/2008 13:48 »
Mi sembrava che la loro via si doveva allacciare alla via storica nell'ultimo tratto. Credo che possano dire di avere aperto una via nuova.

Offline Claudia

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #71 il: 24/07/2008 13:52 »
Mi sembrava che la loro via si doveva allacciare alla via storica nell'ultimo tratto. Credo che possano dire di avere aperto una via nuova.

Allora perfetto no?

civetta

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #72 il: 24/07/2008 13:54 »
Perfetto?

Offline Claudia

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #73 il: 24/07/2008 13:55 »
Perfetto?
beh ecco forse ho esagerato... ma almeno han fatto quello per cui erano andati...

civetta

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Re: CADUTO UNTERKIRCHER
« Risposta #74 il: 24/07/2008 14:04 »
Sta girando in rete un articolo del 2005 di Erri de Luca. Mi sembra adeguato postarlo.

"Ma in montagna vince l’arte della fuga

Si muore maledettamente presto in montagna, come in tanti altri accidenti, ma con un malincuore in più. Perché si va a salire verso la preferita geografia e ci si affida, in cerca di accoglienza o di passaggio. Cadere per proprio errore e per forza maggiore è imbattersi in un tradimento. Si muore in montagna lasciando a chi resta il pensiero che quello era il miglior posto in cui perdere tutto. Ogni alpinista sottoscrive con se stesso una clausola di preferenza: consegnarsi lassù anziché in un letto di ospedale, in un groviglio di rottami su una strada, giù da un cantiere o, se soldato, di uranio impoverito. Ogni alpinista mette nel conto l’incidente, una volta per tutte poi non ci pensa più. La montagna si affaccia presto nei racconti dei popoli. I Greci e i Tibetani fissarono lassù dimore ai loro dèi, negandosi il diritto di andarli a disturbare, ma pure con intento di separazione. La nostra scrittura sacra mischia di più l’alto e il basso, è volentieri alpinistica: l’Ararat su cui poggia il bastimento di Noè, il monte Moria dove Abramo sguaina il coltello sulla gola del figlio, il Sinai di Mosè, il Monte di Dio a Gerusalemme. La montagna si è accampata per tempo all’orizzonte, le salite prendono posto nei sogni. Quello di Giacobbe a Bet El è una scala da terra fino al cielo, già un desiderio di ascensioni. In quel sogno salgono e scendono solamente gli angeli, ma un uomo intanto sta a guardare e impara. Ho incontrato qualche scalatore di Himalaya. Non parlano di pericoli, raccontano difficoltà. Una tempesta in alta quota, fulmini a scroscio, calarsi per difesa in un crepaccio lasciando lontane le piccozze che possono attirare le scariche; resistere nella fessura di ghiaccio per ore, poi essere costretti a uscire sotto la tempesta che non smette, per evitare la notte e il gelo nel crepaccio. Un passaggio difficile di roccia sopra gli ottomila metri senza aiuto di ossigeno: gli ultimi metri del canale terminale del Lhotse sulla via degli Svizzeri, sotto i piedi duemila metri di parete e di vuoto: parlano di difficoltà gli alpinisti, non di pericoli. Cosa trascina così lontano da valle, dai bordi accoglienti della vita elettrica e a motore? C’è dentro la specie umana il granello di pepe di andare a esplorare, a frugare i deserti della terra emersa. Quando le mappe furono complete, cominciò l’alpinismo. Lassù c’era posto senza traccia di uomo. E ci sono ancora più di cento cime sopra i settemila metri non ancora raggiunte. Hans Kammerlander, che ha scalato tredici dei quattordici giganti sopra gli ottomila metri, non ha voluto chiudere la serie. Questo atto di rinuncia è per me il più profondo omaggio alla natura schiacciante di quelle quote. È un atto di umiltà che si prolunga, ogni anno che passa lui rinuncia. Ma non è solo il granello di pepe di trovarsi nelle vastità più alte del pianeta. C’è in un alpinista il desiderio di staccarsi da mura e rimettersi nella corrente dei viaggi a piedi con la casa in spalle. Tornare nomadi, accamparsi ogni sera in una tappa diversa. Si restringono i bisogni al necessario minimo, comprese le parole che sono tutte utili a un da farsi. Si scioglie neve su un fornello a gas per procurarsi acqua, si scava una piazzola per piantare una tenda, ancorarla robusta contro il vento. E ancora, alpinismo è arte della fuga. A valle si celebrano le cime raggiunte, non quelle mancate, forzati a rinunciare da ostacoli improvvisi, minacce scatenate da vento, nebbia, fulmini, valanghe. Allora l’alpinista deve ammettere in tempo la partita persa, anche se sta a un tiro di sasso dalla cima e mettere ogni forza per tornare indietro. L’alpinismo è spesso più avventuroso e micidiale in discesa. L’uomo di montagna deve allora essere stratega ed eseguire l’arte della fuga, una ritirata in ordine perfetto perché non sia una rotta precipitosa, sbaragliata. Infine c’è il carato della bellezza che si rivela a forza di aumentare di quota, forzare l’orizzonte. Allora di notte le stelle stanno intorno e addosso, non solo sul soffitto. In cerca del carato di bellezza si avviano su pendii scoscesi, su pareti a strapiombo i volontari della scala di Giacobbe, che fanno le veci terrene degli angeli del sogno, salendo e scendendo gli infiniti gradini, sbucando al di là delle nuvole. "