In vetta a Punta LinkeDopo la scavallata di 27 km sulla Vetta d’Italia di sabato, domenica sono da solo e non so dove andare. Pensavo di andare a funghi per recuperare (!), ma poi la sera mi dico che non potevo sprecare una domenica così andando a funghi. E’ “
una giornata da Vioz”, una delle ultime in cui gli impianti e il rifugio sono aperti. Decido di andare: carico la sveglia alle 5 e poco prima delle 8 sono alla partenza degli impianti.
Panorama salendo con l'impianto verso il Doss dei GembriIl Vioz dal bassoDoss dei Gembri col nuovo bacino artificiale per l'innevamento delle piste da sci Alle 8.30 inizio la
lunghissima salita dal Doss dei Gembri m 2315. Mi passano via in tanti, chiaramente non sono brillantissimo
La salita è nota e arcinota e non la descriverò più di tanto.
Vista sulla PresanellaNon faccio la consueta sosta a quota 3000 e commetto un errore, avrei fatto meno fatica a salire. C’è parecchia gente,
il passaggio al “Brick” è praticamente senza neve. Dai 3000 in su riprendo un bel po’ di gente che mi aveva superato baldanzosa in basso
.
Il "Brick", forse il passaggio più ostico della salita, praticamente senza neveLungo la salita, sullo sfondo il M. TavielaSuperato il "Dente"Uno dei tratti più faticosiLa giornata è splendidaRifugio Mantova al ViozLa croce nei pressi del rifugioR
ifugio MantovaLa chiesetta del rifugioC’è ancora la neve recente sul sentiero, molto papposa e saponosa, alcuni tratti sono molti viscidi.
Alle 11.30 sono al rifugio Mantova al Vioz 3535. C’è molta gente, non entro neppure. Mini sosta per un gel e riparto subito, si stanno alzano le solite nebbie e rischio di arrivare in cima per non vedere una mazza.
Rifugio Mantova, l'ultima nevicata recente ha imbiancato la cimaL'ultima erta finale alla cimaVista sul CareserPurtroppo apprendo da un indigeno che il
piccolo Museo di Punta Linke è chiuso (( Arrivo in cima al
Vioz m 3645 abbastanza bene. La vecchia croce, abbattuta da un fulmine, è stata sostituita con una nuova croce di legno. Il panorama è ancora notevole, anche se verso il Cevedale già non si vede niente per i soliti nuvoloni.
La nuova croce ha sostituito quella abbattuta da un fulmineNuvoloni all'orizzonte, bisogna salire presto in cima prima che arrivino Cima Vioz 3645Ultimi metri alla vettaVista sul S. MatteoCima ViozPunta LinkeDecido di andare comunque a
Punta Linke,
bisogna attraversare 500 m di ghiacciaio in piano. C’è una discreta traccia, i nebbioni vanno e vengono, appena c’è una schiarita parto.
Punta Linke vista dal ViozCima Vioz invaso dalle nebbie, vista da Punta LinkeIn circa 15 minuti arrivo sotto cima Linke:
sulla spianata ci sono distese di macerie, risultato degli scavi di recupero. Moltissisme cassette di legno sfasciate (credo porta munizioni), travi, reticolati, resti di indumenti, funi, delle ossa sparse (brrr), ferraglia, barattolame.
Il ghiacciaio di fronte a Punta LinkePunta Linke era un importante centro nevralgico e logistico del più alto fronte della Grande Guerra nel settore dell’Ortles - Cevedale. Accoglieva un
doppio impianto teleferico: quassù arrivava il sesto tronco della teleferica proveniente dal fondovalle di Peio e da qui partiva l’ultimo collegamento verso le propaggini sud orientali del Palòn de la Mare con un’unica campata di 1.387 metri sospesa sopra il
Ghiacciaio dei Forni, il più esteso delle Alpi italiane.
Ghiacciaio dei ForniLa stazione della teleferica fu costruita in una
galleria di ghiaccio che proseguiva in
un’altra galleria di circa 30 metri scavata nella roccia e che sbucava sul versante opposto.
Parte della telefericaL'ingresso della baracca che dava l'accesso alle gallerie La baracca di servizioNella galleria erano collocati i motori della teleferica, un magazzino, un locale per il personale. Salvo sporadiche incursioni dei recuperanti, il ghiaccio e la neve hanno ricoperto questo sito (peraltro noto da almeno 40 anni, a detta di un anziano indigeno molto ciarliero incontrato su Cima Vioz), ma negli ultimi anni il forte ritiro del ghiaccio ha iniziato a riportare alla luce le strutture della stazione.
Rif. Mantova visto da Punta LinkeGhiacciaio del Forni visto da Punta LinkeA partire dal 2005 il
Museo dela Grande Guerra di Peio ha intrapreso una serie di interventi di recupero del materiale per sottrarlo al saccheggio indiscriminato.
Nel ghiaccio vivo che si sta sciogliendo e che ho perlustrato brevemente nella parte quasi pianeggiante sotto Cima Linke, si trovano “incastonati” rottami di ogni tipo. Avendo avuto i ramponi avrei potuto gironzolare nella parte più ripida dove probabilmente i reperti, per effetto della gravità e del movimento del ghiacciaio, si sono accumulati nel corso degli anni.
Salgo quindi alla vetta di Punta Linke m 3636, con grandiosa vista verso Punta S. Matteo e il sottostante ghiacciaio dei Forni.
Vioz visto da Punta LinkeLe nebbie si alzano, è tempo di rientrare. Aspetto un’altra schiarita (a lato della traccia sul nevaio si intravedono dei crepacci) e riparto verso il Vioz.
Rientro verso Cima ViozUltimo sguardo a Punta LinkeScendo al rifugio e faccio una sosta sulla panca all’esterno per la solita barretta.
Inizio quindi la discesa alle ore 14.30. Il sonno arretrato, la scavallata di ieri e quella di oggi, mi presentano il conto quasi improvvisamente: una strana stanchezza mista a sonnolenza, rendono la discesa lunga eterna e abbastanza penosa.
Discesa verso Doss dei GembriVista sulla Presanella al tramontoAlle 16.30 arrivo quasi sfinito all’impianto che mi riporta a valle. Peccato per il Museo chiuso, mi sarebbe piaciuto vederlo, sarà per il prossimo anno! Sviluppo km 16,6, disl. 1350.
Arrivo al Doss dei GembriVal di PejoM
asi sopra Pejo