Domenica 13 Agosto, pausa dal lavoro, decido di portarmi in una delle zone che amo di più, la Val di Rabbi. Considerata la giornata sicuramente affollata, la mia destinazione sono le alte creste che contornano tutto il lato Occidentale.
Parto al mattino presto dal parcheggio di Rabbi Fonti e mi incammino per la stradina che conduce a Malga Fratte Bassa dove mi fermo a comprare una bella forma di Casolet (che mi porterò in groppa per tutto il giro
).
Proseguo dunque per il sentiero verso la Malga Fratte Alta, che raggiungo brevemente.
I ruderi della Malga Fratte AltaDa qui intraprendo un tratto del sentiero non ufficiale che porta alla Malga Maleda e lo abbandono nei pressi della grossa spalla nord del Monte Sole.
La Valle del SaentInizio a ravanare, dapprima in bosco comodo e pulito, poi tra mughere e cespugli di rododendro. Infine esco in campo aperto nei pressi di un casottino.
Il casottino e sullo sfondo il gruppo della TremenescaPer facili prati, giungo alla morbida sommità del Monte Sole a quota 2350. Nessuno in giro, solo qualche mucca che pascola pigramente.
Nei pressi di Monte SoleQui inizia a prendere forma la dorsale che divide la val Cercen dalla Val Maleda. Il percorso, sebbene fuori sentiero, è abbastanza comodo fino al Monte Villar.
La dorsale verso il Villar. Cima Grande sullo sfondoCon qualche saliscendi e due passaggi un poco laboriosi, raggiungo il Monte Villar a quota 2645. Il panorama inizia ad aprirsi e già intravedo la sommità del Cevedale dietro al Colle della Verdignana.
Sguardo indietroProseguo dunque verso la lontana Cima Vallon, visitata non troppo tempo fa durante una solitaria scialpinistica. La cresta è abbastanza percorribile fino all'impenno per al vetta: qui è necessario muoversi su terreno instabile e sfasciume. Con le dovute attenzioni, sono sulla bella sommità con una vista impagabile su Presanella e tutto il gruppo del Cevedale.
La PresanellaPanorama sul gruppo del CevedaleScarto il passaggio a Cima Verdignana, già provata da Agh e compagnìa durante una difficile traversata. Scelgo di scendere per un tratto nella Buca del Diavolo, poi, con ripido traverso su ghiaino instabile, scavallo lo sperone est che scende dalla suddetta cima.
Passaggio su pietraie sotto Cima VerdignanaQui la ravanata si fa tosta: devo passare appena sotto ad una parete nei pressi di un laghetto sperduto. Mi accoglie un infame pietraia piena di sassi smossi che crollano talvolta sotto il mio peso. Il terreno è duro e la sola consolazione in questo deserto sono i tanti camosci che saltellano di qua e di là non senza qualche difficoltà. Risalgo infine, con una sudata non indifferente, al Colle della Verdignana (o Stablaz) dove rifiato un attimo.
Colle VerdignanaLa cresta per cima Cavaion non è troppo complessa, ma il terreno è spesso instabile e devo stare all'occhio.
Scorcio spettacolare verso l'Ortles e il Lago CareserSuperato un tratto un pò ostico, con un'ultima tirata su sfasciume, raggiungo la selvaggia sommità di Cima Cavaion. Qui si apre la bella visuale del bacino del Careser con tutto il percorso rimanente fino alla vetta omonima.
Il bacino del CareserMi attende dunque la cima più impegnativa, la Ponte Vecchio: tentai, qualche anno fa, di salire dalla cresta ma con risultato negativo. Stavolta, seguendo attentamente le linee altimetriche della Trekkart, riesco ad intercettare, con un ripido traverso su sfasciume, un pianoro dove avrebbe sede il laghetto di Ponte Vecchio. Ovviamente il lago è tristemente sparito, volto quindi verso la vetta salendo la ripida pala orientale fino alla croce.
Cima Ponte Vecchio 3182m con la visuale spettacolare su Careser e gruppo CevedaleOra mi aspetta la lunghissima trasferta sulla cresta fino alla Cima Campisol. Il tratto è discretamente percorribile su sfasciume non difficile ma è davvero interminabile, con continui saliscendi.
Sguardo indietro all'interminabile crestaLago del CareserLe gambe mi portano con difficoltà in vetta alla Cima Campisol, le nuvole iniziano ad abbassarsi e il tramonto è imminente. Mi consola il bellissimo spettacolo della luce radente in fondovalle.
Il Ghiacciaio del CareserSguardo verso il Campisol e il fondovalleOra la cresta diventa elementare e di facilissima percorrenza su ghiaino compatto: in breve sono a Cima Careser, vetta che domina l'omonimo ghiacciaio ormai destinato alla scomparsa. Per fortuna, complice una nevicata in quota del giorno prima, la superficie della vedretta ha un bel colore vivo. Il vento inizia a soffiare forte, il freddo è pungente, devo affrettarmi a raggiungere la Bocca di Saent sud. Sono le 20.00
Alla Bocca di Saent SudUltime luci sulle Dolomiti di BrentaDa qui il percorso è conosciuto: senza l'ausilio della frontale scendo velocemente al Rifugio Dorigoni che trovo "bombato" di gente. Sono sfinito e mi concedo una fetta di torta, davvero buona, al cioccolato (ricordavo che la facevano bene
). Il gestore non comprende bene cosa faccio lì a quell'ora scambiandomi per uno che doveva pagare la mezza pensione... Niente, effettivamente troppo preso dal lavoro (a buona ragione), non mi lascia il tempo di spiegare da dove arrivavo e perchè ero lì col buio
. "Calzo" dunque la frontale e via per l'interminabile valle dal Saent: una bellissima stellata e il costante rumore del torrente mi tengono compagnìa in questa infinita e cieca marcia fino a Rabbi Fonti dove chiudo con soddisfazione l'escursione. Ci tengo a precisare che non ho incontrato nessuno sul percorso (rifugio Dorigoni a parte)!
Mi rendo conto che non è di certo un'escursione per tutti, però alcuni tratti di cresta sono fattibili dai più se raggiunti da altre località più in quota.
Dislivello: 2800 metri circa (tantissimi saliscendi]
Sviluppo: 38 Km