Da tempo tenevo sotto tiro Cima Binasia, elevatura non molto frequentata, ma decisamente estetica, nel gruppo delle Maddalene. La mia idea iniziale era quella di un giro ad anello di tutta la cresta che circonda la Val Lavazzè ma, come riportato in seguito, una lunga ravanata mi ha rallentato obbligandomi a ridimensionare il tragitto.
Parto dalla località "Fontane" in Val Lavazzè e imbocco velocemente il sentiero in direzione di Malga Stablei, dapprima piuttosto ripido e poi su comoda strada forestale. Il manufatto, che sorge su di un bel pulpito a 1700 metri, è frequentato da alcuni operai che stanno rimettendo in sesto una parte della costruzione.
Malga StableiIl sentiero prosegue oltre solcando il versante nord del Monte Pin, puntellato di rododendri in fiore e verdeggianti ontani.
Il versante nord-est del PinScavallata una forcella a quota 2100, entro nella parte alta della Val Grumi che ho avuto modo di visitare nell'inverno di due anni fa quando salii il Pin con gli sci. Qui trovo qualche pozza che ancora resiste al caldo torrido
Laghetto in Val Grumi, sullo sfondo Stubele, Siromba, Cima OlmiIn vista della croce, il sentiero si impenna decisamente ed intercetta la dorsale nord-est che in breve conduce in vetta.
Dalla vetta del Pin verso la Val di NonPresanella con la Val Laresè in primo pianoTrovo parecchio affollamento sulla sommità e fuggo senza indugio giù per la cresta seguendo per un tratto il sentiero 131 ma che abbandono velocemente per rimanere in cresta dove inizio a "ravanare" senza troppe difficoltà fino alla quota 2383 dove scorgo, poco sotto, la Malga Binasia
Malga Binasia con l'omonima cimaScendo dunque di un poco fino al Passo Binasia ed inizio la risalita per la cresta in direzione della Schummspitze
La parte alta della Val Lavazzè con Stubele e Cima SirombaLa cresta in direzione della SchrummspitzeSuperato un facile tratto, scorgo in lontananza severi gendarmi e picchi inaccessibili che sembrano sbarrare la strada: sono sempre stato dubbioso sulla fantomatica traccia scialpinistica riportata da Kompass che percorre la cresta. Per non trovarmi in grosse difficoltà troppo tardi, decido di abbandonare la dorsale e tagliare decisamente verso il grande, evidente pendio che divide la Binasia dalla Schrummspitze. Con scomodo e ripido traverso, giungo al cospetto di Cima Binasia dove scorgo un canale superiore che si stacca sulla sinistra e che sembra condurre in vetta.
Salendo il pendio sotto la BinasiaImbocco dunque il canalino laterale che diventa notevolmente ripido ed insidioso nella sua parte centrale
Il canale d'accesso a Cima BinasiaCon dura e difficile progressione su rocce instabili e prati scivolosi, arrivo ad una forcella tra le due elevazioni principali dove il panorama si apre stupendo sulla altoatesina Val Clapa.
La Val Clapa con Schrummsee e le alte vette a nord della Val d'UltimoDecido di salire dapprima alla croce di vetta che si raggiunge vincendo una breve, ma un poco esposta, placca inclinata. Due passi in arrampicata e sono alla quota 2630 dove posso finalmente fare una piccola sosta e godermi il panorama sotto una spettrale luce che filtra tra la sottili nuvole.
La breve placca inclinataCima BinasiaIl vento soffia da nord con violenza, non posso soffermarmi più di tanto e torno dunque velocemente alla forcella: in breve, aggirando il crinale dapprima sulla sinistra e ritornando sopra poco oltre, giungo alla vetta vera e propria.
La vetta con la croce vista dall'elevazione principaleProvo a cercare in lungo e in largo una via che mi permetta di effettuare una completa traversata dalla Binasia. L'unico sembra il canale nord che cala in Val Clapa ma non mi ispira un granchè vista la grande quantità di sassi smossi e le ripidissime lingue di neve: decido quindi di ritornare giù per il colatoio dell'andata e tagliare poi alla forcella tra la Binasia e la Schrummspitze.
Scendendo, trovo una vaga traccia, talvolta un poco esposta, che costeggia le pareti. Qualche ometto aiuta la progressione e capisco che, probabilmente, la via è più segnata dal lato altoatesino.
La lieve traccia che scende dal canale est della BinasiaDi fatto la traccia culmina alla forcella tra Schrummspitze e la Binasia e gli ometti continuano in direzione del Passo della Siromba che si raggiunge scendendo tra grosse placche e pietraie.
Sguardo al percorso sul lato altoatesinoL'ora inizia è tarda e comprendo che sarà impossibile completare il giro in tempo, tanto più che ancora non conosco ancora la cresta di discesa dallo Stubele: arrivo dove arrivo, le vie di fuga sono abbastanza frequenti.
Intercetto quindi la traccia che sale a questa vetta, dapprima su comodo sentiero, poi su esile traccia che si districa tra alcuni gendarmi.
Sguardo indietro a Binasia e Dolomiti di BrentaCon un ultimo strappo ripido, raggiungo il punto più alto della giornata, 2671 metri.
Le Maddalene settentrionali dallo StubelePer la discesa devo operare una scelta: provare a fidarmi della traccia scialpinistica della kompass (cresta sud-est) o affidarmi all'istinto (cresta nord-ovest). Decido per quest'ultima opzione che si rivela vincente. La cresta è abbastanza facile nonostante qualche tratto esposto e un gendarme che si aggira facilmente sul lato sud-ovest. In breve si perviene alla testata di un vallone un poco innevata che cala abbastanza dolcemente verso il Passo Lavazzè
La cresta di discesa con l'Orecchia di Lepre sullo sfondoLa cresta appena percorsa con il gendarme che si aggira sulla sinistra scendendo (destra in foto)Senza troppe difficoltà, giungo Passo Lavazzè e, vista l'ora, ho giusto il tempo per tentare la Cima Siromba.
Nei pressi del passo Anche qui "l'inganno kompass" è notevole: quella che su carta pare una facile dorsale è in realtà un impervio crinale a blocchi impossibile da risalire. Compio dunque un traverso in salita su pietraie pericolosamente instabili dal lato altoatesino.
La pietraia appena salita, sullo sfondo, a destra, il vallone che scende dallo StubeleLa via spiana del tutto in prossimità della vetta: un paradisiaco pianoro mi accoglie che con la luce radente assume contorni quasi mistici.
Il pianoro in vetta alla SirombaUltime luci nei pressi della croce di vettaSono ormai le 8.00 ma le difficoltà non sono di certo finite: la cresta che conduce al Passo Cemiglio sembra piuttosto imprevia ed espota. Non indugio oltre e mi butto giù per il ripido ma regolare versante nord.
Discesa dal versante nordGiunto su terreno pianeggiante, risalgo stancamente al passo da dove inizia la discesa vera e propria.
Passo Cimiglio, il sole è calatoCome spesso capita da queste parti, il sentiero non c'è fisicamente sebbene i segni siano presenti anche se molto distanti: devo quindi accellerare il passo per non trovarmi al buio a cercare il percorso.
Lago Cemiglio al crepuscoloAttraversati gli alti pascoli, il sentiero cala ripido in direzione del bivacco Malga Cemiglio e poi al Maso Bernardi dove inizia la strada e posso quindi rallentare il passo. Alla luce della frontale proseguo in discesa ma mi aspetta uno scomodo giro per tornare alla macchina, in quanto la forestale, stando più alta del fondovalle, oltrepassa il parcheggio. Dunque, quando ormai giungo alle prime case di Mocenigo, devo percorrere un'altra strada di poco più bassa che torna in direzione della macchina ma, assurdamente, si collega al percorso di fondovalle oltre l'altezza del parcheggio. Sfinito da questi inutili zig zag di stradine, giungo a notte fonda alla macchina.
Le Maddalene non deludono mai e, Pin a parte, la solitudine è stata praticamente totale (considerato il fatto che fosse Sabato). Il bello di queste vette è che permettono di inventarsi un pò i percorsi e compiere avventurose traversate senza percorsi obbligati.
Dislivello 2460 metri
Sviluppo 27 Km