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riprendo il cammino, scendo rapidamente per nevaio al
passo di Rosole (3502m) e, tolti i ramponi inizio il tratto di cresta sul Rosole, qui il terreno infatti è un po instabile, la neve ha staccato parecchi massi che ora sono appoggiati su uno strato di ghiaia e neve sciolta, cerco quindi di stare più in cresta possibile e dopo un paio di anticime tra sfasciumi e neve arrivo sulla
cima Rosole (3536m)Scendo verso il Col de la Mare tenendo d’occhio gli ometti, qui veramente indispensabili;
poco prima del passo incontro il bivacco Colombo; un parallepipedo rosso/arancio veramente spartano ma che all’interno offre ottimo riparo e ben 9 posti letto comodi.
Arrivato al
Col de la Mare (3442m) rimetto i ramponi e proseguo in direzione del Palon de La Mare risalendo gli ampi e dolci pendii glaciali (qualche crepaccio ancora mezzo coperto che si individua bene dal colore della neve) che caratterizzano la larga cresta N di questa montagna.
Superato lo spallone nevoso della Quota 3601 si risale un’ulteriore pendio nevoso al termine del quale una breve ma elegante cresta nevosa porta alla vetta.
Sulla cima (3703 m) niente croce ma solo un bastone con qualche brandello di stoffa colorata
;
Dal Palon de La Mare si scende mantenendosi a sinistra lungo le roccette della cresta SE
poi, giunto nei pressi di un evidente torrione roccioso, abbandono la cresta per abbassarmi in un canalino a destra (tracce di passaggio) sino a giungere sul ghiacciaio sottostante e quindi al
Passo della Vedretta Rossa (3405 m).
Dal Passo della Vedretta Rossa risalgo gli ampi e facili pendii glaciali che costituiscono la larga cresta NNW del
Monte Vioz (3645 m).
Raggiunto il punto trigonometrico e la croce scendo al rifugio Vioz (3535m) dove ordino un minestrone caldo (e qui ci vuole proprio)
.
Ora che la parte complicata è terminata non mi resta che tornare al parcheggio, chiedo al gestore la via più breve ma l’unica possibilità è quella che avevo considerato all’inizio; scendere fino a malga Saline e da qui prendere il sentiero 127 che mi riporterà alla malga Mare.
Lungo il “lungo” sentiero di rientro approfitto di uno dei numerosi torrenti per fare un pediluvio, gli scarponi saranno indispensabili in alta quota ma proprio non li sopporto
.
Prima di giungere al termine, incrocio anche un camoscio che, invece di scappare mi sta un attimo ad osservare e si mette anche in posa per una foto.
In conclusione una bella giornata, pochissima gente incontrata a parte le cordate sul Cevedale; la temperatura bassa ha sempre mantenuto la neve ghiacciata, quindi indispensabili ramponi; un giro comunque che merita di essere effettuato, magari in senso inverso pernottando al rifugio Vioz.