Questa idea, semplice ed estetica, mi frullava da tempo nella testa. E così, in una mattina d'agosto, dopo una dormita di due ore e la prospettiva del lavoro alle 19.00 a Verona la sera stessa, mi fiondo in Val di Pejo.
Parto alle prime luci, la frontale è già inutile, ed in breve raggiungo il Pian Venezia dove svolto per il sentiero 146 che arriva ben diretto alla piana del Lago Lungo
Vioz alla calda luce del mattinoCamoscio di vedettaCon passo molto svelto, vinco anche il breve dislivello che mi separa dalle Pozze, incantevoli specchi d'acqua color smeraldo che però non ho potuto ammirare per il sole ancora molto basso del mattino. Non indugio ed inizio la ripida salita al Passo di Lago Lungo.
La piana dove risiedeva la Vedretta Marmotta, ora scomparsaFaticosamente, guadagno il valico dove posso ammirare la sfilata delle vette che mi aspettano fino al punto dove abbandonerò la cresta, la Bocca di Saent. La giornata è splendida e fresca, la motivazione molto alta e la stanchezza delle poche ore di sonno dovute al lavoro della sera prima non si fa sentire.
La Vedretta di CareserInizio dunque ad attaccare la laboriosa cresta che presenta qualche passaggio ostico ma nulla di realmente preoccupante. Sceso ad una evidente forcella, il percorso diventa più facile e la Cima Marmotta è, ormai, preda scontata. Mi godo quindi il classico panorama da questa bella spalla, da dove inizia la cresta vera e propria delle Cime Venezia.
Cima Marmotta e la cresta successivaLa parte più difficile è proprio quella che separa la Marmotta dalla Cima Venezia principale: i primi passaggi di cresta fanno capire che non si fanno sconti, spesso è piuttosto stretta e da percorre letteralmente a cavalcioni oppure appena sotto il filo su cenge sdirupate ma non troppo esposte. Superato quindi questo primo tratto abbastanza pianeggiante, si arriva al passaggio chiave della salita: una scheggia alta diversi metri, affilatissima e separata da un intaglio dal resto della cresta. Questo tratto è evitabile fortunatamente compiendo un delicato traverso sul lato della Val Martello (come da guida Tappeiner di scialpinismo): si scende su terreno poco consistente fino ad aggirare una costola rocciosa e si risale cautamente su viscide placche e ghiaino instabile. Con un ultimo passaggio in arrampicata si guadagna una spalla poco sotto il crinale principale a cui ci si ricongiunge svariati metri sopra al tratto più difficile.
La vedretta Alta, Gran Zebrù ed Ortles si sfondoPoco oltre il passaggio, si vede il pendio nord dove si effettua l'aggiramentoDa qui la cresta è elementare e si arriva alla vetta principale senza difficoltà
Cima Venezia 3386 metriUna discesa ripida e una breve risalita portano alla seconda vetta
Vedretta del CareserCima Venezia IIUn tratto di cresta più lungo e talvolta sul bordo del ghiacciaio anticipano la terza vetta, già salita con gli sci due anni fa dal lato Martello
Cima Venezia IIISempre su terreno abbastanza facile si perviene alla Cima Martello, salita anch'essa ma in estate, dalla cresta nord.
Punta MartelloLa discesa alla successiva forcella avviene a tratti su un lembo del ghiacciaio del Careser, memoria di dove arrivava anticamente la vedretta. Poi, su terreno laborioso, si perviene alla Cima Rossa di Saent, ultima vetta dell'itinerario.
Il grande tritticoLa cresta sud della Cima Rossa di SaentSegue la banalissima ma panoramica discesa versa la Bocca di Saent sud (evitando la salita alla Cima Mezzena) e decido dunque che è ora di abbandonare il crinale. E' più forte di me, voglio attraversare la vedretta che, ormai, è sempre meno priva di insidie. Il ghiaccio scoperto non inganna la vista e, con le dovute attenzioni, la traversata è davvero semplice e guidata da alcuni pali conficcati nella dura superficie (incrocio anche un paio di persone in salita).
Vista verso la Presanella Il ghiacciaio del Careser con l'appendice rimasta sotto Punta MartelloAl termine del ghiacciaio, famiglia in risalitaPercorro velocemente il nuovissimo sentiero che scende al Lago Careser
Il sentiero vicino al Lago CareserLa diga e la PresanellaIl Vioz cattura sempre la vistaInfine, una volta unito alle rumorose carovane tedesche misto a quelle romane
, percorro la diga e mi fiondo giù per il sentiero 123 che mi riporta in breve alla macchina.
Lago della Lama Non ho acceso il logger ma il dislivello si aggira sui 1600/1700 e lo sviluppo sarà sui 24 km (righello di google earth).