Da Cima Bureloni vista sul deserto roccioso delle Pale
Da diversi anni volevo salire
Cima Bureloni m 3130, la terza cima più alta delle
Pale di S. Martino, ma mai avevo trovato l’occasione giusta. Decido di farla ora ormai da anziano
. Sono poco allenato quest’anno, in sovrappeso da lockdown ma tutto sommato non ancora in disprezzabile forma fisica quindi decido di tentare.
Salendo alle Farangole, vista verso d Baita Segantini col Lagorai sullo sfondo
Rifugio Mulaz
Eccoci al rifugio Volpi al Mulaz
Dal
parcheggio di Malga Venegia risaliamo la valle fino alla
partenza della teleferica e poi per
sentiero 710 fino al rifugio Mulaz m 2571. Il vecchio sentiero che saliva una volta più a sud, dal ghiaione, è stato “mangiato” dalle alluvioni che hanno lasciato delle grandi voragini. Al rifugio lascio l’amica, che ha deciso per una giornata di relax. Mi pare di essere ancora in buone forze e quindi parto all’attacco. Il
Passo Farangole m 2814 l’ho visto molte volte da lontano ma non l’ho mai fatto: per precauzione ho con me uno spezzone di corda e un moschettone con cui fare un mezzo imbrago di emergenza (che poi non userò).
La salita a Forcella Margherita
Ecco la salita al Passo Farangole vista dalla forcella Margherita: a destra, lontanissima, Cima Bureloni
Dal rif. Mulaz salgo per un ripido ghiaione attrezzato con passerelle e cordino, guadagnando abbastanza rapidamente
Forcella Margherita m 2655, per poi inoltrarmi con un traverso nel grande conca sassosa che dà accesso alla temuta forcella delle Farangole. Vista da sotto non mi fa particolare impressione, pensavo peggio... Con altri zig zag arrivo al
colatoio dove inizia il tratto attrezzato, con
una scala verticale e cordino che supero senza problemi. Superato il primo sbalzo la pendenza cala e
il cavo corre lungo facili roccette dove si arrampicchia con le mani qua e là, quindi poco prima di uscire si traversa sul lato opposto.
Eccoli al Passo Farangole, con la discesa verso Val Grande
Arrivato alla forcella guardo di sotto ma non vedo nulla di preoccupante: il solito cavo corre lungo la parete, il pendio è ripido ma non troppo, il fondo è il solito di ghiaie e sfascium e sotto c'è la spettacolare val Grande, col famoso
cengione Banca delle Fede a sinistra.
In fondo al canalone c’è un’altra scaletta verticale di pochi metri che termina un po' troppo in alto e bisogna saltar giù.
Eccomi in fondo al canalone delle Farangole, a sx il cengione Banca delle Fede
Sulla destra la salita verso la cima e il ghiacciaio delle Zirocole
Cime di Focobon col cengione
Verso il Passo Farangole
Sguardo indietro, salendo verso il ghiacciaio delle Zirocole
Il ghiacciaio delle Zirocole in agonia
Piego quindi subito a destra costeggiando la parete verticale e, abbandonando il sentiero che scende per la Val Grande, mi inoltro nell’
ampio vallone che sale verso Cima Zirocole. In basso si scorge una vaga traccia, che cerco di seguire faticosamente tra ghiaie e sfasciumi instabili per risalire un ampio gradone che chiude la conca dove giace
il relitto del Ghiacciaio delle Zirocole, coperto in buona parte da pietrisco, mette una certa tristezza. Tra pochi anni sarà scomparso.
Inizia ora la parte più rognosa perché la salita si fa più ripida per tracce di sentiero tra gradoni con pietraie e ghiaie mobili veramente faticose. Qualche bollo rosso qua e là aiuta a tenere la direzione.
Eccomi al passo dei Bureloni quasi a 3000 metri
L'ambiente lunare in quota, tra campanili e baratri spaventosi
Quasi superata di quota la cima Zirocole
Si alzano delle nebbie che mi fanno preoccupare: se la visibilità si riduce son dolori, più in alto si cammina a filo di baratri spaventosi. Faticosamente raggiungo la conca superiore, a qui per un
canalino scomodo di sfasciumi rimonto la dorsale fino al
Passo dei Bureloni a 2980 metri. Mi affaccio su
precipizi terrificanti, per fortuna le nebbie sembrano andarsene, ormai sono vicino alla mèta e insisto: supero arrampicando per roccette un po' esposte di 1° grado, col solito ghiaino insidioso, la parete sudest, poi per tracce discontinue su ghiaia infida a ridosso del filo di cresta, raggiungo la
grande dorsale che collega la cima.
Il percorso è a pochi metri dal filo di cresta che si affaccia su precipizi spaventosi
Salendo per le roccette esposte verso la dorsale finale, sguardo verso il basso con l'ultimo escursionista solitario che torna a valle
Sguardo verso la Cima della Vezzana, con le nebbie che avanzano
Quasi in vetta, ormai manca solo il traversone finale
L'ultimo tratto alla cima (foto da Ormeverticali.it)
Affacciato sui precipizi
Con un facile traversone, camminando poco sotto il filo di cresta raggiungo la vetta di
Cima Bureloni m 3130. E’ la terza cima più alta della Pale di S Martino dopo il
Cimon della Pala 3184 e il
Cimon della Vezzana 3192. Il paesaggio tra precipizi spaventosi è da urlo, ma le nebbie ancora incalzano da Cima Vezzana e non sono per nulla tranquillo pensando al ritorno. Tiro un attimo il fiato, mangio un po’ di frutta secca e dopo le foto di rito tra spettacolari squarci verso l’Agner e numerosi “campanili”, mi preparo alla lunga discesa.
Dalla Cima dei Bureloni sguardo verso l'anticima, che si percorre a ridosso del filo di cresta, con cima Zirocole a sx
Dalla vetta vista sulla val Venegia, a destra il M. Mulaz
Cima della Vezzana e Cimon della Pala
Baratri terribili: "burel" in dialetto pare significhi appunto da "burrone"
Discesa al passo dei Bureloni
Ometti verso le cime di Focobon
Vista sul colossale pilastro dell'Agner
E' più la fatica mentale che fisica perché bisogna restare concentrati per non mettere un piede in fallo sul ghiaino maledetto. Lentamente scendo senza danni in val Grande, quindi
valico di nuovo il passo Farangole. Ormai è fatta. Raggiungo la forcella Margherita e quindi scendo al rif. Mulaz dove ritrovo l’amica. Iniziamo dunque la discesa in Val Venegia, arriviamo all’auto che sono ormai le 20, io sono bello cotto a puntino.
Vista sulla Valgrande
Rieccomi al passo delle Farangole, con vista sul Mulaz
Discesa verso la Val Venegia, ultimo sguardo al passo Farangole, valicato due volte! A dx Cima Bureloni
Eccoci a Malga Venegiota, inizia a fare buio
Giro bellissimo in ambienti lunari, piuttosto faticoso: sono circa 1550 metri di dislivello per 19 km circa, su terreno perlopiù instabile e a tratti esposto, che richiede esperienza, passo sicuro e soprattutto una discreta resistenza fisica.
Il percorso dalla Val Venegia