In vetta al Mulaz m 2906“Escursione perfetta” al
Monte Mulaz m 2906 ieri, anche se non proprio una passeggiata: circa 1300 metri di dislivello per 16 km di lunghezza.
C’era l’incognita neve della burrascata del giorno prima ma, da una rapida guardata alle webcam della zona Primiero, avevamo la certezza che fino a 2200 non aveva nevicato, a differenza del Trentino occidentale. Quando arriviamo in Fiemme però vediamo con orrore la Pala di Santa imbiancata fino a 2000 m! Le cime del Lagorai di fronte però sono “pulite”, e questo ci incoraggia un po’.
In
Val Venegia lasciamo l’auto al parcheggio superiore (poco sotto Malga Venegia, 5 euro tutto il giorno) e, osservando le ardite crode delle Pale, la situazione sembra tranquillizzante. Fino a 2500-2600 non dovremmo avere problemi, ma a scanso di equivoci ci portiamo dietro i ramponi e una picca (che poi saranno inutili). I’itinerario che abbiamo in mente è il giro del Mulaz in senso orario, percorrendo un tratto dell’
Alta Via n. 2 che attraversa le Pale di S. Martino lungo l’asse nord-sud.
Non bastasse il giro impegnativo, ovviamente è prevista anche una parte ravanatoria, ovvero la risalita dell’ignoto
sentiero 750, che da notizie incerte pare in disuso. Dal parcheggio raggiungiamo rapidamente la
Malga Venegia m 1778 e quindi ci infiliamo nel canalone. Non c’è nessun cartello né segno per terra, ma troviamo subito una buona traccia che, come previsto, si assottiglia man mano che si sale. Nulla di grave, la salita è ripida ma agevole, la vegetazione rada, si sale costantemente sulla dx orografica del rio. La traccia diventa sempre più esile, a tratti scompare, ma la direzione è chiara. In prossimità di una zona franosa dove la valle di restringe, ci si sposta un po’ verso nord e per belle balze erbose ci si alza di quota, ormai in vista del crinale. La vista qui si fa decisamente magnifica, i prati verdissimi dei costoni di Cima Venegia fanno da contrasto con le spettacolari guglie di Cima Vezzana, Cima dei Bureloni e Cimon della Pala. La giornata è fantastica, il clima fresco ma gradevole.
Alla
Forcella Venegia m 2217 si apre una vista grandiosa verso
Passo Valles con la Catena di Bocche, la stupenda Valle del Biois col paese di Falcade[/b], le vette della
Catena dei Monzoni con Cima Uomo, sullo sfondo la
parete sud della Marmolada. Si prosegue ora lungo la dorsale, incontrando un inaspettato e delizioso laghetto, quindi con leggere salitelle si costeggia il crinale fino a perdere decisamente
quota sotto Cima della Vengiota, per poi rimanere senza fiato per lo
spettacolo del Valon dela Venegiota, una serie di pascoli verdissimi che sembrano perfino finti tanto sono perfetti, tra radure, macigni e prati, un sogno piantarci la tenda per qualche giorno.
Scolliniamo il
Passo della Venegiota a m 2302 e poco dopo il
Passo di Focobon 2291, dove subito dopo con disappunto
si perde ancora quota. Verso est ci sono delle
strane montagne ricoperte di rigogliosa vegetazione, sembra un paesaggio peruviano o amazzonico. Più a sud appaiono d’improvviso dei colossali torrioni di roccia, forse i Campanili di Focobon, davvero impressionanti.
Attraversiamo alcuni facili nevai, quindi caliamo ancora fino a che non ci affacciamo per un
selvaggio e ripido vallone che iniziamo a salire faticosamente. Ci sono alcuni tratti attrezzati con cordino, ma nulla di che. Troviamo qua e là grossi accumuli di grandine del giorno prima, ma si sale senza problemi, anche se lentamente. Si attraversano placconate di roccia, con dell’infido ghiaino. tratti attrezzati franosi. Dopo un’ultima erta arriviamo al
Sasso Arduini m 2582 e finalmente in pochi minuti al
Rifugio Volpi di Misurata al Mulaz 2571. Erano almeno 25 anni che non ci tornavo, ora è un rifugio “serio”, al tempo era appena un ricovero di sassi. C’è una discreta ressa, beviamo qualcosa con relativo salasso (un brodo 3,5 euro, settemila delle vecchie lirette!).
A furia di fare foto durante il percorso abbiamo accumulato un ritardo pauroso sulla tabella di marcia, sono quasi le 15 ma decidiamo comunque di salire alla cima Mulaz, circa un’oretta scarsa dal
Passo del Mulaz m 2619. Attacchiamo la dura e faticosa rampata di sfasciumi, con tracce vaghe e bolli rossi. A 2800 il sentiero piega in costa verso nord est, lungo un costone ripido dove è vietato scivolare o inciampare. Si gira sul lato nord e facilmente si arriva alla cima di m 2904, con la caratteristica “
Croce con la campana” e una grandiosa vista a 360 gradi.
Facciamo le foto di rito, mangiucchiamo qualcosa, ci godiamo lo spettacolare panorama. Bellissmo come sempre osservare l’ardito
Passo delle Farangole m 2814, ancora innevato. Alle 17.00 iniziamo la discesa. Caliamo al Passo e poi giù per i ghiaioni e i nevai. A quota 2400 decidiamo di provare a scendere il nevaio centrale, quindi abbandoniamo il sentiero 710 per andare a prendere il vecchip percorso, che però capiamo subito perché in disuso.
La parte centrale è tutta franata, oltretutto nel colatoio ogni tanto “fischiano” dei bei sassi. Arriviamo sul nevaio ma è troppo ripido e ingombro di pietre. Se si perde l’equilibrio e si scivola si rischia lo sfracellamento sulle rocce sottostanti. Proseguiamo allora per il disagevole sentiero vecchio (altra ravanata), ormai pieno di pietre e sassi instabili e caliamo faticosamente, coi piedi doloranti, fino alla magnifica spianata del
Campigol della Vezzana m 1918. Siamo finalmente sul fondovalle, prendiamo la strada forestale (che pare eterna) e arriviamo alla macchina nel parcheggio dove non c’è più nessuno: ultimi, come sempre
Conclusioni: giro magnifico ma lunghetto e fisicamente piuttosto impegnativo, soprattutto per via del terreno pietroso o roccioso (16 km circa per 1300 mt di dislivello coi vari saliscendi), orientamento abbastanza elementare fino al rifugio (la salita al Mulaz può essere un problema con la nebbia), panorami indimenticabili.
Breve video in vetta