Cima Juribrutto con il Col de le Palue
La necessità di controllare le
postazioni austriache in località Fango, a valle del
Passo S. Pellegrino, indusse i Comandi italiani ad ordinare la conquista della quota 2262 denominata
Busa d'Orso (Pas de l'Ors), a nord di Cima Juribrutto.
Il 5 giugno 1915 una mezza compagnia del XXV Battaglione Bersaglieri dopo breve combattimento raggiunse ed occupò la posizione, che fu successivamente rinforzata con la costruzione di alcuni ricoveri in caverna sul costone del limitrofo
Col de le Palue.
L'artiglieria austriaca batteva il Col de le Palue da Malga Colvere
La Catena di Bocche con la Valle di S. Pellegrino
Le postazioni furono cannoneggiate da numerosi colpi dell’artiglieria austriaca, sparati dalle postazioni di
Malga Colvere. Ci furono anche numerosi tentativi di riconquista da parte delle truppe austriache: nel maggio 1916 un forte attacco costrinse i fanti italiani a ritirarsi temporaneamente dall'avamposto, che fu però riconquistato poco dopo da tre compagnie del II/215° fanteria. Anche queste postazioni sono state recentemente ripristinate e rese agibili dall’Associazione “
Sul Fronte dei ricordi”. Decido dunque di andare a vedere, anche per “esplorare” questo
versante di Cima Juribrutto che conosco meno.
Partenza da Passo S. Pellegrino
Parto dal passo, dai pressi della malga S. Pellegrino, dove una
mulattiera selciata della Grande Guerra - segnavia 628- sale con pendenza modesta per un lungo traversone. Dopo mezz’ora di marcia la mulattiera entra in uno
spettacolare piccolo altopiano, “Le Palue”, solcato da un torrente: un posto veramente magnifico!
Il magnifico paesaggio de le Palue, al centro il Sforzelin e a dx Cima Juribrutto
Attraverso il valloncello che si apre
sotto al Sforcelin, quindi inizio salire lentamente verso un ampio promontorio.
Presso una sella ecco le prime caverne, tiro fuori la pila ed entro. Sono subito dolorose zuccate sul soffitto: il ripristino si è limitato a liberarle dalla terra senza scavare il fondo, per cui
le gallerie sono piuttosto basse. Onore comunque a chi si è preso la briga di fare lavori di recupero certamente pesanti.
Le gallerie sono piuttosto brevi e si limitano a forare la sommità del promontorio per poter osservare la Valle S. Pellegrino verso Moena.
La bellissima vallata dele Palue
Vista su Jurbrutto
Cima Juribrutto
Vado a vedere anche
la caverna dove c’era una postazione di mitragliatrice, attraversando l’ampia cima pianeggiante dove c’è uno specchio d’acqua. La galleria è ostruita dalla neve: entro a fatica ma riesco a raggiungere l’apertura sul lato opposto a picco su un precipizio roccioso da paura.
Le prime caverne
Caverne sul Col de le Palue
Ingresso della caverna
Salita alla postazione di osservazione
Sul Col de le Palue, da dx Cima Juributto e Cima Bocche
Ingresso della postazione di mitragliatrice
Sono entrato a stento...
Dentro la galleria
Eccomi sulla feritoia di osservazione verso la Val S. Pellegrino
Torno sui miei passi, il tempo sembra tenere decido quindi di
salire a Cima Juribrutto, valicando il passo omonimo.
Un lungo traversone sale in costa, alcuni nevai ripidi però mi obbligano ad abbandonare il sentiero e scendere tra pietraie infami per andare a
prendere il 628A, che è senza neve e sale dal
Ciamp de l’Ors. L’avvicinamento alla forcella è molto più lungo di quel che ci si aspetta, il panorama comunque è magnifico.
Verso la forcella Jurbrutto o Vallazza
L'avvicinamento è molto lungo con molti nevai che obbligano a deviare dal sentiero
Ci sono quasi!
Eccomi alla forcella col bivacco-tettoia, sullo sfondo a sx cima Juribrutto
Anche qui parecchi nevai obbligano a deviare dal sentiero. Arrivato alla forcella tiro il fiato per una breve sosta: visto che il tempo tiene
proseguo col E695, anche qui nevai residui mi obbligano a scegliere vie alternative, il terreno comunque è molto facile e non ci sono problemi. Arrivo in vetta a
Cima Juribrutto 2697, l’avrò salita quante volte, 20? Eppure è sempre bellissima! Mi fermo a fare parecchie foto, c’è una bella luce che invoglia e
le trincee sono spettacolari.
Palificazioni della Grande Guerra ammassati tra le rocce, sullo sfondo il Lagorai
Quasi in cima, camminando sulle "laste", sullo sfondo il profilo di Cima Bocche
Eccomi in vetta, sullo sfondo Cima Bocche, dietro il Gronton
Trinceramenti in vetta
Cima Juribrutto
Trinceramenti con lo sfondo delle Pale
Gli imponenti trinceramenti sulla cima
Trincea verso la cima
La vetta coi poderosi trinceramenti
Vista sulle Pale
Vista verso Cima Malinverno, nei Monzoni: sullo sfondo il Gruppo del Catinaccio
Una incredibile postazione a nido d'aquila a picco sui dirupi, si scorgono ancora le assi dell'epeoca
Le trincee sono lunghissime e attorniamo la vetta, sullo sfondo Cima Bocche
Quindi riprendo la marcia con l’idea di arrivare fino al
Col Margherita percorrendo
l’Alta Via dela Mariota. Costeggiando numerosi trinceramenti scendo il ripido versante sopra la
Forcella di Vallazza 2521 (o Sforcelin), dove posso rilassarmi un attimo prima di iniziare il lungo attraversamento in quota.
Scendendo allo Sforcelin, verso il Col S. Margherita
Rovine di accampamenti
Vista sul Col de le Palue
"Squarcio" su Passo S. Pellegrino
Sembrava corto ma è davvero eterno, c’è di buono che i panorami sono grandiosi, e il
percorso aereo costeggia il crinale con leggeri saliscendi e toccando varie cime senza nome. Da una parte a picco sulla
Valle di S. Pellegrino e dall’altra le
Pale di S. Martino all’orizzonte con il
Lagorai in lontananza. Posso chiedere di più?
Vista verso il Lagorai
Trinceramenti su Cima Juribrutto, sullo sfondo Cima Bocche
Dopo la lunga marcia arrivo finalmente al
Col S. Margherita sconciato dagli impianti. La cima è stata riempita da opinabili installazioni “didattiche”. La discesa in mezzo agli impianti non è un granché: stringe il cuore vedere posti così belli rovinati per sempre. Trovo con una certa fatica il
sentiero 658 (le piste hanno sconvolto tutto il territorio), e con quello riesco a tornare a valle, attraversando più volte lo sfacelo delle piste. Arrivo al Passo S. Pellegrino alle ore 20, dopo una lunga e bellissima giornata in quota.
La Catena di Bocche è davvero un paradiso terrestre (impianti a fune a parte). Sviluppo 21 km, dislivello 1000 m circa coi vari saliscendi.
Verso il Col Margherita
Pale di S. Martino
Il percorso