Val de Mesdì dai pressi di Cima Antersass 2907
Sono stato molte volte sul
Gruppo del Sella dal
Passo Pordoi, a piedi e anche in sci, ma mai mi ero spinto oltre le “colonne d’Ercole” della cima del
Piz Boé 3152. Decido dunque di dare una occhiata più approfondita. Ovvero
traversare tutto il gruppo da sud a nord seguendo parte dell’
Alta Via delle Dolomiti n 2,
da Passo Pordoi a Passo Gardena. Con l’intenzione di
rientrare al Pordoi col servizio di corriera (che scoprirò poi, mio malgrado, inesistente).
Gruppo del Sella visto dalla partenza al Passo Pordoi: al centro la Forcella Pordoi 2848
Dal
Passo Pordoi 2239 di buon mattino
attacco il mitico ghiaione col sentiero 627, risucchio un po’ di veneti e in poco più di un’ora sono alla
Forcella Pordoi 2848, fresco come una rosellina grazie al buon allenamento di quest’anno
.
Salita alla Forcella Pordoi
Vista verso Passo Pordoi, sullo sfondo la Marmolada
Risucchio un gruppo di veneti che rifiatano
Quasi in cima alla Forcella Pordoi: la salita è meno faticosa di una volta, è stato scavato nelle ghiaie un sentiero
C’è da dire che la salita è meno faticosa rispetto ad un tempo, perché è stato scavato nelle ghiaie cedevoli un
sentiero a zig zag più stabile che allevia di molto la fatica evitando il famoso calvario di una volta: ovvero “un passo avanti e due indietro”). Un tè veloce al rifugio e mi dirigo col
sentiero 638 verso il
Piz Boè 3152, la cima più alta del gruppo.
Eccomi al Rifugio Pordoi alla forcella omonima
Ecco un assaggio del deserto roccioso che mi aspetta. Al centro il Valon del Fos che confluisce in Val Lasties
Ecco la mia prossima meta, il Piz Boé 3152, la vetta più alta del Gruppo di Sella
Salendo al Piz Boé, sguardo indietro verso il Sass Pordoi
Il paesaggio si fa decisamente lunare, con immense distese di pietre. Risalgo per il
facile versante SO, attrezzato con cavi e qualche staffa. L’arrivo in vetta è traumatico: un rumore tremendo di martelli pneumatici e una piccola ruspa che sta facendo scavi. Altro tè veloce e via, nel frattempo si sono alzate le nebbie.
Vista verso l'Altopiano delle Mesules, sullo sfondo a sx il Gruppo del Sassolungo
Verso il Piz Boé, che si sale con facili tratti attrezzati
Capanna Fassa in vetta al Piz Boè 3152
Scendo per i ghiaioni del versante NO, riguadagnando silenzio e quasi solitudine, quindi con un tratto attrezzato il sentiero si infila in una ripida gola che porta alla piana del
Rif. Boé 2871. Altra piccola sosta, le nebbie intanto si sono per fortuna diradate, riparto salendo col
sentiero 647 per la dorsale fino alla cimotta super-panoramica all’
Antersass 2907 che si affaccia sulla grandiosa
Val de Mesdì.
Discesa dal Piz Boé dal crinale di SO
Ecco la conca desertica col Rifugio Piz Boé
Discesa dal Piz Boé verso il rifugio
Rifugio Boé dal sentiero di discesa del Piz Boé
Rifugio Boé
Piccola sosta per foto, mangio un po’ di frutta secca e riparto calando fino alla
forcella Antersass 2839, dove si apre un baratro spaventoso dal quale emerge
la possente Torre Berger - Bergerturm m 2861. Sembra un girone dantesco, a picco su un precipizio di cui non si riesce quasi a vedere il fondo.
Sguardo indietro verso il Piz Boé appena disceso
Torre Berger
Da Cima Antersass affacciati sulla Val de Mesdì
Zoomata sulla Val Badia
Riprendo il cammino,
sono pressoché al centro del Gruppo di Sella: tutt’intorno un grandioso deserto di rocce, con il vasto
Altopiano delle Mesules verso occidente affacciato sul canyon della
Val Lasties. Risalgo ancora di quota per raggiungere un
piccolo passo a quota 2950 circa, dove svetta isolata la cima di
Pisciadù 2985. Mi piacerebbe salirci ma non ho abbastanza tempo,
alle 16 devo essere a Passo Gardena per prendere l’ultima corriera.
Una delle poche forme di vita a 3000 metri nel deserto roccioso in alta quota: Armeria alpina
Rif. Boè con cima Antersass e Sas de Mesdi alle spalle
Sguardo indietreo verso Forcella Antersass, sullo sfondo il Piz Boé
A NE emergono dall’orizzonte i colossali e spettacolari
Sas dai Ciamorces 2999 e il
Sas da Lech 2936. Il sentiero scende in
Val Titta, quindi con un tratto attrezzato facile discendo per roccette nel
Valun di Pisciadù dove avvisto la bella conca con il
laghetto e il Rifugio di Pisciadù 2585 (rif. Cavazza).
Sas dai Ciamorces e Sas da Lech
Inizio la discesa verso il Rif. Cavazza al Pisciadù, passando sotto Cima Pisciadù: vorrei salirla ma non ho abbastanza tempo
Discesa per la val Tita, col Sas da Lech che incombe
Salita sul ghiaione del Valon del Pisciadu
Ecco il rifugio Cavazza al Pisciadù
Il grosso è fatto, sono al laghetto di Pisciadù, ancora una ora e mezza a Passo Gardena
Ancora un’ora e mezza al passo Gardena, sono in campana: ho mezz’ora di margine, ma in discesa sarò più veloce, penso. Mi avvio subito ma, poco dopo aver percorso il sentiero quasi pianeggiante, arrivo sull'orlo di un baratro spaventoso: la
terrificante Val Setus. Il sentiero si inabissa di botto proprio nel budello roccioso. Altro che scendere veloce! Per fortuna ci sono delle
corde fisse, la roccia è abbastanza “unta” e scivolosa, quindi
devo scendere con molta prudenza e attenzione.
Rifugio Cavazza al Pisciadù
La terrificante Val Setus, dove il sentiero si inabissa
Il tratto più rognoso è attrezzato con corde fisse
La discesa non è difficile ma bisogna prestare attenzione
Il ghiaione finale
Superata la parte attrezzata arrivo finalmente sul ghiaione, dove il sentiero cala di quota con parecchi zig zag.
A quota 2170 circa ecco la deviazione del sentiero 666 (29A) che mi porta al
Passo Gardena 2121, con magnifiche viste sulla corona di cime sopra il passo e verso la
Val Badia.
All'uscita dal canalone della val Setus bisogna girare a sx per raggiungere il Passo Gardena
Eccomi in vista di Passo Gardena
Il sentiero che scende a Passo Gardena
Al passo mi rilasso un attimo: sono in marcia da tutto il giorno, anche se me la sono presa abbastanza comoda e non sono stanco. Mentre aspetto placido l’arrivo della corriera per tornare, ecco la doccia fredda: un indigeno del posto mi dice che secondo lui non c’è nessuna corriere dal Gardena al Pordoi! Gli mostro l’orario che mi ha inviato l’Apt Canazei, ma lui resta scettico. Comincio ad agitarmi.
Alle 16.05 spaccate arriva la corriera, ma nel senso inverso a quello previsto: non verso il Sella ma verso la Val Badia. Chiedo all’autista, ma non sa una mazza di altre corriere. In pochi secondi sono costretto a decidere di scendere a Corvara: essendo una località importante forse c’è un mezzo che risale fino al passo, penso. Invece è proprio l’ultima corsa.
Resto dunque tragicamente appiedato a 20 km dal Pordoi dove ho la macchina.
Rifugio Kostner
Potrei andarci a piedi ma, dopo averne già fatti almeno 15, e con altri 700 m di dislivello, sarebbe un massacro. Potrei fermarmi a dormire da qualche parte e raggiungere il Pordoi all’indomani. Oppure la cosa forse più semplice: tentare l’autostop. Ma l’idea non mi piace, e l’idea di prendere un taxi ancor meno.
Mentre sto pensando sul da farsi, vedo una ovovia in movimento e mi si accende una lampadina. Un febbrile controllo dei sentieri sulle mappe (manca poco all’orario di chiusura), ed escogito un rientro a piedi in quota! Si può fare! Mi precipito a fare il biglietto (ben € 14,50!) e salgo con i due impianti fino al
Valon a quota 2500. Da lì tenterò di rientrare al Pordoi con un lunghissimo traversone
col sentiero 626. Arrivato in cima al secondo impianto mi dirigo in 20 minuti verso il vicino
rifugio Franz Kostner per chiedere info. Qui arriva la mazzata: ci vogliono ancora 3 ore e mezza al Pordoi. Se sono veloce forse 3, mi dicono, ma alle 20 è già buio. Sono le 17,30 passate, mi rassicurano che il sentiero è segnato bene e non è difficile. Ho con me la pila frontale: mal che vada camminerò mezz’ora al buio, penso. Ingollo un caffè e parto di buon passo.
Il sentiero 626 con un lunghissimo traversone sotto le rocce raggiunge il Passo Pordoi
Il sentiero costeggia la base delle gigantesche pareti verticali del Sella, non è difficile ma bisogna comunque procedere con attenzione perché ci sono molti tratti ripidi di sfasciumi, con vari e continui saliscendi, per fortuna con poco dislivello e alcuni tratti di modesta esposizione.
Grazie al Gps del cello posso controllare facilmente la posizione, vedo che procedo bene e di buona lena, il Pordoi non sembra così lontano. Dopo appena un’ora e mezza di cammino infatti, quindi con largo anticipo sul tempo previsto, avvisto l’Ossario, che dista pochi km dal passo.
Il sentiero corre alla base di parete verticali
Sguardo indietro al percorso già fatto
Eccomi in vista dell'Ossario, sono salvo
Potrei continuare sul sentiero 626 che traversa in quota per immani ghiaioni e che arriva nel canalone che scende fa Forcella Pordoi, ma vedo che c’è
una traccia che scende verso il fondovalle e raggiunge l'Ossario: decido quindi di abbandonare il sentiero per essere “al sicuro” prima che faccia buio. Mi abbasso abbastanza velocemente di quota, sempre con molta attenzione perché il terreno è abbastanza insidioso con rocce scivolose cosparse di ghiaia, e tratti di sentiero fangoso. In una mezz'oretta sono nei pressi del monumento, sano e salvo. Già che ci sono, avendo ancora un po’ di luce a disposizione prima che faccia buio, visito l’Ossario che non avevo mai visto.
L'ossario nei pressi del passo Pordoi
E’ un imponente
Cimitero militare germanico dove sono raccolte le spoglie di
8582 caduti della Prima Guerra Mondiale. All'esterno della cripta, 849 caduti della Seconda Guerra Mondiale. Il monumento commemorativo fu eretto durante la Seconda Guerra Mondiale dal Volksbund Deutsche Kriegsgräuberfürsorge su incarico del Governo della Repubblica Federale di Germania, che cura la manutenzione davvero impeccabile.
Il cimitero militare germanico
Agghiacciante immagine di un caduto
L'interno della cripta dove sono sepolti 8582 caduti della Grande Guerra
Abbandono il sentiero 626 prima che faccia buio per scendere verso l'Ossario
E’ ormai l’imbrunire, raggiungo quindi il Passo Pordoi per la comoda stradella asfaltata: arrivo alla macchina che manca ormai poco alle 20, ed è quasi buio. Per il rotto della cuffia ma anche stavolta è andata!)
Il rientro di 8 km in quota da Corvara, in verde
Giro grandioso con panorami fantastici nel deserto dolomitico in alta quota nel cuore del Gruppo di Sella, sul filo dei 3000 metri. Tecnicamente l’escursione non ha particolari difficoltà, salvo la impegnativa discesa per la Val Setus, non proprio banale (alcuni usano l’imbrago), e senza considerare l’intoppo non indifferente dell’imprevisto ritorno alla macchina da Corvara inventando un rientro “alternativo” in quota.
Sviluppo circa 24 km, dislivello m 1400
Il percorso: in rosso la traversata, in azzurro gli impianti, in verde il rientro in quota