Il paesaggio lunare da Passo Cirelle verso Marmolada, Sasso Vernale, passo e Cima Ombrettola
Esploro una zona che conosco solo parzialmente: il
sottogruppo a sud della Marmolada intorno al Sasso Vernale. Da
Passo S. Pellegrino mi dirigo alla
piana del Fuciade che però è irraggiungibile in auto salvo che con permesso, sia dal lato trentino che veneto.
Parcheggio quindi poco a monte di Malga Boèr/Malga col de Mez a quota 1850. Con forestale mi dirigo
in direzione del rif. Rifugio Flora Alpina quindi, senza alcuna indicazione utile, abbandono la strada per
salire su per una specie di pista nel bosco. Dopo circa 200 m di dislivello sbuco in
magnifiche spianate di pascolo, circondate dallo spettacolare anfiteatro dolomitico con colossali montagne di roccia e immensi ghiaioni.
Verso la piana del Fuciade
Baita carattertistica a Fuciade
La piana di Fuciade
Baite a Fuciade
Attraverso i pascoli per uno stradello in mezzo ai prati e raggiungo facilmente l’incantevole conca di Fuciade punteggiata di baite, dove sorge il
rifugio Fuciade m 1982 (celebre per l’eccezionale cucina di Sergio Rossi). Con il
sentiero 607 mi addentro quindi per il grande vallone che conduce verso il
Passo Cirelle 2683, che raggiungo
abbandonando la Val Tascia e risalendo dei lunghi e ripidi ghiaioni verso nord grazie a “larghe zete” del sentiero. Qui incontro
i segni di una baracca militare della Grande Guerra, con travature di legno e parecchi resti di scatolette del misero rancio dei soldati. Arrivato al passo, si spalanca un paesaggio lunare: un deserto d’alta quota dominato dalla sagoma severa e imponente del
Sasso Vernale 3058, con la
parete sud della Marmolada sullo sfondo.
Salita verso Passo Cirelle
Cima Uomo
I ripidi ghiaioni verso Passo Cirelle
Passo Cirelle
Un cartello indica le “cannoniere italiane” a 15 minuti di marcia in direzione di Cima Cadine. Risalgo i 100 metri di dislivello e raggiungo le caverne che ospitavano
l’artiglieria italiana che dominava la Val Contrin fino a Canazei. Qui erano insediati gli
alpini della 206a Compagnia “Val Cordevole”, che operava nel Gruppo della Marmolada ed era comandata dal famoso
capitano Arturo Andreoletti.
Travature presso le cannoniere italiane, con vista su Marmolada e Sasso Vernale
Ingresso alle cannoniere
Vista da una delle caverne
Le caverne dove erano posizionata l'artiglieria
Dalla caverna della cannoniera verso la Val Contrin e Canazei, sullo sfondo i Gruppi di Sassolungo e Sella
Dalla cannoniera vista verso Gran Vernel, Marmolada, Sasso Vernale
Nel 1915 la linea di fronte correva lungo le creste delle Cime Cadine, Ombrettola, Sasso Vernale e Cime d'Ombretta fino ai piedi della verticale parete sud della Marmolada. Nella notte del 7 giugno 1915 un gruppo di alpini salirono i canaloni sud-est del Sasso Vernale e con una spettacolare arrampicata fino in vetta misero in fuga il presidio austriaco della cima. Quindi, divisi in due gruppi, scesero di quota e conquistarono i passi d'Ombretta e d'Ombrettola. Le cime più alte furono presidiate dagli alpini con piccole postazioni di vedetta e di artiglieria, mentre sui passi vennero costruiti complessi sistemi fortificati.
Marmolada parete sud e Sasso Vernale
Incredibile postazione sul cocuzzoletto verso le cime di Ombretta (al centro), con lo sfondo della parete sud della Marmolada
Fa impressione vedere dove i soldati erano appostati tra guglie, ripide gole e baratri impressionanti.
Dal Passo Cirelle per salire a Passo Ombrettola ci sono molte tracce di sentiero sui ghiaioni che possono creare confusione: il
612B è segnato con parsimonia con dei bolli rossi, e attraversa dei ripidi versanti, con dei tratti un po’ esposti, fino a raggiungere il
Passo Ombrettola 2864.
Passo Ombrettola
Sguardo indietro verso Cima Uomo e passo delle Cirelle
Vista sul Gran Vernel, si distinque la frana recente
La salita verso passo Ombrettola
Qui esploro altre caverne della Grande Guerra: sono in dubbio se salire il Sasso Vernale 3054, la cima dista circa mezz’ora ma la salita, e soprattutto la discesa, sono piuttosto ostiche per l’esposizione ma soprattutto per il ghiaino infido (uno scivolone sarebbe fatale) che ricopre le rocce. Stavolta rinuncio e decido di salire direttamente a
Cima Ombrettola 2931, che raggiungo facilmente per il costone di NO, con l’intenzione di scendere per il versante SE.
Il ripido Sasso Vernale, la salita corre lungo il crinale, molto insidioso per via del ghiaino e per l'esposizione: uno scivolone è fatale...
Da Cima Ombrettola verso Sas de Valfreida
Panorama da Cima Ombrettola
Vista verso il Col Ombert col ripido canalone sud, dietro il Gruppo del Catinaccio
La cima è sovrastata dal colossale
Sas de Valfreida 3009 a SE, mentre verso ovest troneggia
Cima Uomo 3010. A nord la vista è chiusa dal
Sasso Vernale 3058, sullo sfondo il
Gran Vernel 3210 e la parete della
Marmolada Sud. Dopo un po’ di foto e una breve sosta, guardo già verso la
Sforcela del Bachet 2836. La discesa sembra subito molto rognosa: lo
stramaledetto e onnipresente ghiaino rende tutto molto scivoloso e infido. Sono incerto sul da farsi. Poi osservando meglio dall’alto, mi pare di non vedere salti di roccia.
Val Ombretola verso il rif. Falier
Con calma e grande attenzione
scendo per un canalino-colatoio ripido, praticamente a “quattro zampe” perché è quasi impossibile restare in piedi. Scendo poggiando elegantemente le terga sul terreno e puntellandomi coi piedi sulle paretine ai fianchi. Non sarà elegante ma funziona
La foto non rende troppo la difficoltà di scendere per il ripido colatoio pieno di ghiaino
La parete SE dell'Ombrettola vista dalla Sforcela del Bachet, con la rognosa via di discesa tutta cosparsa di infido ghiaino, impossibile restare in piedi
Dalla Sforcela del Bachet sguardo verso il canalone che precipiata su Val Ombretola
La singolare colorazione delle rocce alla Sforcela del Bachet: da una parte il bianco calcare e dall'altra rocce scure di origine vulcanica
E’ una discesa molto laboriosa e impegnativa ma alla fine sono finalmente in fondo alla forcella senza danni. Qui fortunatamente i patimenti sono finiti, perché c’è la goduria della
discesa per i ghiaioni di pietrisco fine, che è come scendere per un comodo tapis-roulant. Basta fare balzi leggeri e la ghiaia ti porta giù. Quasi senza fatica calo di quota per i ripidi ghiaioni dai quali emergono qua e là i
rimasugli dell’attività bellica di un secolo fa: proiettili, schegge, pezzi di ferro, scatolame in abbondanza, travi, pezzi di scarponi.
I patimenti sono finiti: il lunghissimo e divertente ghiaione dalla Sforcella del Bachet, si fa scendendo quasi a salti
La discesa per i ghiaioni: la ripresa è un po' così ma stare in piedi e contemporaneamente filmare con la macchina foto in mano non era banale
Proiettile di fucile
Pezzi di scarpone
Ci sono ancora le asole per i lacci
Raggiunto il fondovalle, mi concedo una siesta come si deve sulla morbida erbetta, dove divoro i panini e mi disseto con la birretta d’ordinanza. Quindi scendo a valle soddisfatto del bel giro e per aver visto posti nuovi.
In fondo ai ghiaioni
Sguardo all'indietro verso Sas de Valfreida
Vista sulle Pale di S. Martino
Gran bella escursione, poco difficoltosa fino a Cima Ombrettola. La discesa alla Sforcela del Bachet invece è molto insidiosa. Si può eventualmente scendere da passo Ombrettola e poi risalire per il ghiaione da nord, ma in questo caso bisogna mettere in conto altro dislivello e sicuramente una salita alla forcella molto faticosa su ghiaie cedevoli.
Dislivello m 1200, sviluppo 16 km
Da Fuciade ritorno al parcheggio con la splendida vista sulle Pale
Il percorso