Autore Topic: [DOLOMITI DI CADORE] Trekking di 3gg nelle Marmarole  (Letto 9631 volte)

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Offline Matteo Nicolin

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Un saluto a tutti, torno sulle pagine di GIM dopo un lungo silenzio durato mezzo anno a causa degli ultimi impegni che mi separavano dalla fine degli studi in Olanda e dal rientro definitivo in Italia, avvenuto all'inizio di questo mese. Riprendo a scrivere raccontandovi il trekking di 3 giorni sulle Marmarole risalente all'estate scorsa (2017). Buona lettura!



Camminando lungo il sentiero 280 Strada Sanmarchi, con le Cime di Vallonga sullo sfondo.

Mio fratello Riccardo mi dice che un suo amico pakistano, conosciuto durante un viaggio in Scandinavia qualche mese prima, sarebbe venuto a visitarci a fine agosto. Haseeb, così si chiama il ragazzo, è un appassionato viaggiatore e montanaro, per ciò aveva espresso a Riccardo il desiderio di fare un'escursione nelle Alpi, che Ricky a sua volta mi propone di organizzare. Decido di portarli nei versanti nord delle Marmarole, uno degli angoli meno turistici e più selvaggi delle Dolomiti Orientali, privo di rifugi ma che offre la possibilità di pernottare in diversi bivacchi. Compiremo un giro ad anello seguendo per un tratto la Strada Sanmarchi.

GIORNO 1 – da Palus San Marco al Bivacco F.lli Tino e Plinio Toso – 4km, 1100D+

Haseeb arriva martedì 22 agosto 2017, verso ora di pranzo. Mangiamo una pasta e partiamo, per arrivare al punto di attacco, l'Albergo al Cervo (1110m ca) in Palus San Marco (Auronzo) alle 17:00 circa. Da qui osserviamo i profili aguzzi e quasi granitici del gruppo montuoso, che mi fanno pensare alle parole di Karl Felix Wollf:

"[...] una serie di punte nude e scoscese, tutte molto simili tra loro, sembra, a chi le guardi, che ognuna si tenga superbamente diritta per non farsi superare dalle sue vicine. [...] il pendio è ripidissimo e in alto, dove i boschi finiscono, non si stendono come sugli altri monti bei prati morbidi, ma comincian subito le rocce aspre e deserte che coprono la montagna per una immensa estensione."

È tardi, per cui ci avviamo di buona lena sul sentiero 279, che dopo pochi metri già comincia a inerpicarsi ripidamente su per il Bosco del Socento alzandosi di oltre 1000m di quota in soli 4km. Haseeb, abituato certo alle quote molto più elevate del Karakorum pakistano, ma non a queste pendenze vertiginose, arranca dietro di noi. Mano a mano che saliamo gli alberi cedono presto il passo alle rocce, mentre il pomeriggio sfuma in una sera serena. Il buio ci sorprende su un ripido ghiaione, per cui montiamo le pile frontali e continuiamo nell'oscurità. Sbuchiamo sul pianoro brullo su cui il Bivacco F.lli Tino e Plinio Toso (2246m) poggia e lì con molta attenzione scrutiamo il terreno in cerca dei segni biancorossi del sentiero. Di lì a poco scorgiamo la familiare sagoma scura del ricovero a semibotte, affiancata dall'ex Rifugio Tiziano, eretto nel 1899 ed oggi chiuso (chiavi eventualmente reperibili presso il CAI di Venezia). Ci avviciniamo al bivacco ed apriamo la porta. Con nostra sorpresa vediamo baluginare due occhi un po' spaventati nel buio dell'interno: un altro escursionista (emiliano o romagnolo, non ricordo) aveva deciso qualche ora prima di dormire lì. Sono circa le 22:00, stendiamo i sacchi a pelo sui materassi e ci uniamo al compagno di sonno in quel silenzio immobile che solo le notti d'alta quota custodiscono.


Salendo il ripido sentiero 279, guardando verso la val d'Ansiei.


Un po' più in alto, il giorno si assopisce sulle creste dei Cadini di Misurina e delle Tre Cime di Lavaredo.

GIORNO 2 – dal Biv. F.lli T. P. Toso al Biv. A. Busatti – 4km, 500D+


Il Bivacco F.lli Tino e Plinio Toso (2246m) alla luce del mattino del secondo giorno.


L'interno del bivacco e la colazione all'aria aperta.

Mi sveglio ai rumori dell'emiliano che si appresta ad andarsene, mentre gli altri due dormono profondamente. Lo saluto e gli auguro buon cammino, poi aspetto in dormiveglia che anche Riccardo e Haseeb si sveglino. Verso le 8:00 siamo tutti in piedi e ammiriamo il paesaggio che il giorno prima l'oscurità aveva celato: doline glaciali che veloci si impennano in piramidi affilate e possenti. Facciamo colazione di fronte a questo spettacolo e poi, con discreta calma, ci avviamo seguendo i segnavia della strada Sanmarchi sentiero 280 verso ovest. Ci spingiamo sempre più nel grembo della Val Longa, nonostante i segni biancorossi siano da poco scomparsi, fidandoci di una traccia che scala il ripido ghiaione. Dopo un poco ci risulta chiaro di aver sbagliato strada per cui facciamo dietro-front e ci incamminiamo verso il versante erboso che costeggia la valle a ovest, ritrovando il sentiero. Poco prima di raggiungere quest'ultimo, ci imbattiamo in un meraviglioso esemplare di stambecco: sia noi che lui siamo sorpresi dell'inaspettato incontro, annunciato dalle possenti corna dell'ungulato, che d'un tratto sbucano da dietro un grande masso. Il maestoso capro appare tranquillo e si lascia ammirare per qualche minuto, per poi tornare sui suoi passi e allontanarsi con calma.


Il bivacco e il rifugio dietro cui si staglia imponente il gruppo della Croda dei Toni.


Haseeb che fa conoscenza con i proverbiali "giaróni" dolomitici che riempiono la Val Longa.


Lo stambecco, un maschio sicuramente adulto se non addirittura vecchio.


Ritrovato il sentiero 280 Strada Sanmarchi, ci incamminiamo con le Cime di Vallonga sullo sfondo.

Il sentiero si alza di quota e poi compie una virata verso sud e segue la cresta della montagna fino a oltre 2600m, oltre i quali si apre la valle del Meduce de Fora, in cui ci caliamo rapidamente. Discendendo il ghiaione incontriamo una mamma camoscio con il piccolo, che sono riuscito a filmare nonostante la distanza grazie all'obiettivo decentemente stabilizzato. Arriviamo al bivacco A. Musatti (2111m) verso le 14:00, pranziamo e ci buttiamo in branda. Mentre Haseeb e Riccardo riescono a prendere sonno subito, il mio corpo non ne vuole sapere di dormire, per cui mi alzo ed esco ad ammirare le vette al di là della valle, che conosco per la maggior parte, ma che ancora una volta riescono ad apparirmi da una nuova angolatura, avvolte in un silenzio magico interrotto sporadicamente da qualche sonora ronfata. Al suo risveglio Haseeb mi spiega di non aver mai visto uno spettacolo simile: queste montagne sembrano troppo ardite per essere vere, quasi fossimo dentro ad un film (e qui cito l'amico) della Disney o del Signore degli Anelli.
Una postilla a margine: si dice che Tolkien, autore del libro omonimo, si sia ispirato non solo alle Dolomiti da lui visitate, ma persino ai miti e alle leggende di questi luoghi, letti nell'opera letteraria e antropologica di K.F. Wolff, precedentemente citato. Nello specifico Wolff raccolse ne "I Monti Pallidi" la leggenda "La regina dei Crodères", dove narra che "i Crodères, figli delle rocce, erano in tutto uguali agli uomini, ma non sentivano mai gioia né dolore ed erano sempre tranquilli e indifferenti a tutto. [...] Non potevano sentire né dolore né amore, perché i loro cuori erano di pietra. I minatori sapevano che sui Crodères e su tutte le Marmarole regnava una donna", la regina Tanna dall'azzurro diadema... Per l'intera vicenda rimando al libro sopracitato.


Risalendo la cresta lungo la strada Sanmarchi.

http://www.youtube.com/watch?v=QWF3eI8j-Iw


In vista del bivacco A. Musatti (2111m), mentre a destra si staglia il Monte Cristallo.


Il bivacco A. Musatti (2111m).


Al suo interno ci sono le "vittime" della breve ma intensa cavalcata.


Le zanne dei Cadini di Misurina con le Tre cime di Lavaredo sullo sfondo.


I folti boschi della Val d'Ansiei, da cui sbucano i cadini.

Trascorriamo la seconda parte del pomeriggio in tranquillità, poco prima di sera andiamo alla ricerca di una fonte d'acqua che troviamo a un quarto d'ora dal bivacco, scendendo lungo il sentiero 279 sulla sinistra. Ceniamo, chiacchieriamo un poco e quando il buio cala e le stelle si svegliano noi chiudiamo la porta del bivacco e ci stendiamo sui materassi addirittura comodi di questo splendido ricovero. Come qualche ora prima, il sonno non si decide a farmi visita, per cui osservo a lungo il cielo stellato, la luna e la sagoma scura del Monte Meduce (2402m) attraverso la piccola finestrella del bivacco fino a quando, dopo diverse ore, anch'io mi addormento.

GIORNO 3 – dal biv. Musatti a Palus San Marco – 5km, 1000D-

Questa volta ci svegliamo tutti al sorgere del sole, ben riposati dal pomeriggio precedente, facciamo una veloce colazione, impacchettiamo le nostre cose e ci avviamo lungo il sentiero 279 che, tale e quale ma in senso opposto al percorso del primo giorno, discende con brusca rapidità verso il fondovalle. Il tracciato presenta un breve tratto attrezzato con cordino facilmente affrontabile senza imbrago. Mano a mano che ci abbassiamo di quota entriamo nel secolare bosco, il più grande del Cadore, che costituisce la riserva naturale orientata di Somadida. Altrettanto bruscamente, i pendii scoscesi su cui quasi rotolavamo lasciano il posto ad un dolce fondovalle che ospita le ben realizzate strutture ricettive della riserva (museo della flora e della fauna, ciclabile, cartelli didattici lungo quest'ultima, etc.).


Uno sguardo verso l'alto, discendendo il ripido sentiero 279.


Il tratto attrezzato del sentiero 279.

Arriviamo alla macchina ad ora di pranzo, per cui ne approfittiamo per fare assaggiare ad Haseeb una buona pizza e poi ci avviamo verso casa.

A differenza della maggior parte dei giri che faccio, questo presenta un chilometraggio decisamente meno impegnativo (anche se le corte distanze in questa zona comportano pendenze molto accentuate): questo perché non conoscendo Haseeb fino al giorno in cui questo trekking ebbe inizio non potevo calare un carico di chilometri tale da rischiare di sfinirlo a metà strada. A causa degli impegni del nostro amico pakistano abbiamo avuto una tabella di marcia un po' inusuale ma siamo stati graziati da una situazione meteorologica perfetta che ci ha accompagnato per l'intera durata del giro. Le tappe corte ci hanno permesso di muoverci con relativa calma, godendo appieno del paesaggio assolutamente selvaggio e per nulla turistico, davvero tra i più belli che abbia mai visto. Giro consigliabile come allenamento in vista di avventure più lunghe e impegnative.

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In allegato il file KML (approssimativo, non ho portato il logger con me, per cui ho disegnato la traccia a mano).
« Ultima modifica: 17/07/2018 18:04 da Matteo Nicolin »
Matteo Nicolin

La realtà è il cinque per cento della vita. L'uomo deve sognare per salvarsi.

Walter Bonatti


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Re:[DOLOMITI DI CADORE] Trekking di 3gg nelle Marmarole
« Risposta #1 il: 17/07/2018 19:38 »
Wow! Giro stra-meraviglioso! Davvero complimenti per report e foto, grazie!
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https://www.fotoagh.it/

Offline southernman

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Re:[DOLOMITI DI CADORE] Trekking di 3gg nelle Marmarole
« Risposta #2 il: 19/07/2018 21:40 »
Bel giro. conosco poco le Marmarole, ma ho fatto qualche escursione. Sopratutto ricordo una ciaspolata invernale alla foresta di Somadida, una vera foresta incantata

http://marc1.altervista.org/foto1.php?fotoAttuali=Somadida_100124