Ma è stato deviato solo il tratto che passava per la cittá o ci son state altre modifiche?
Io sapevo che era stato costruito un tunnel che lo collegava col lago i garda per scaricare le acque di piena. 
si anche. Ma è stata usata solo due volte (!)
riporto da
http://www.campertrentino.it/cctn/notizie/2008-3-trento.htm:
Nella metà dell’800 il governo austriaco decise di regolarizzare l’alveo del fiume per costruire la nuova linea ferroviaria. Il percorso del fiume divenne molto più rettilineo e la sua larghezza fu ridotta tra gli 80 e i 60 metri.
Nel periodo romano l’Adige si dirigeva verso Cologna Montagnana mentre dall’era cristiana al’500 il suo alveo venne spostato verso Megliadino, in seguito ad alcune deviazioni del fiume. Dopo la piena del 1774, affrontata finalmente la situazione, venne abbandonato il criterio di scaricare le piene attraverso varie diramazioni.
Nel 1682 sulla riva destra di Trento c’erano solamente campi ed orti, mentre sulla riva sinistra si affacciavano chiese, torri e palazzi. Oltre Torre Verde c’era solo campagna. Il fiume, terminata la sua grande ansa nella città, riprendeva il suo corso nella valle.
Oggi a Trento Torre Vanga è ridotta ad uno spartitraffico. La Chiesa di San Lorenzo c’è ancora, ma non esiste più il corso del fiume all’interno della città; al suo posto abbiamo strade che ricordano solo con i nomi l’antico percorso dell’Adige.
Alla fine del secolo scorso un canale tagliò via l’intera ansa del fiume per evitare alluvioni e danni alla salute pubblica.
Dopo il 1851, su sollecitazione da parte dell’ amministrazione Austro-Ungarica, si cominciò a progettare una soluzione definitiva per la rettificazione dell’Adige. L’elemento innovatore che stimolò la ricerca di un assesto per la città di Trento fu il progetto della nuova ferrovia Verona-Bolzano. Fu deciso l’allontanamento dell’alveo del corso d’acqua dal centro storico della città a causa della perdita di importanza del fiume come via commerciale e come difesa militare.
All’inizio il problema fu messo da parte perché i proprietari terrieri non volevano accollarsi i costi per lo spostamento del fiume e non si avvertiva la necessità di ampliare l’area urbana di Centa (che ora è zona residenziale).
E’ importante rilevare come il centro di interesse in questo periodo fosse ancora focalizzato sull’area di piazza Grande (piazza Duomo), perciò la proposta della collocazione della stazione ferroviaria avrebbe portato allo sconvolgimento dei poli tradizionali della città.
Nonostante le opposizioni di ordine locale sopra citate, nel 1853, a causa dell’irrigidimento governativo dell’Austria-Ungheria, alla città di Trento furono imposti il progetto della ferrovia Verona-Bolzano e il conseguente spostamento dell’Adige.
Una delle conseguenze più importanti di questa radicale modifica, che annullava il secolare rapporto città-fiume, fu il fatto che venne inglobata nella città una grande e nuova area periferica; questa, a lavori conclusi, appariva comunque come una zona paludosa e abbandonata, soggetta a continui pericoli di inondazioni (la più disastrosa avvenne nel 1882) e per nulla considerata come possibile nuova area residenziale.
A questo proposito l’amministrazione municipale acquistò e urbanizzò molti terreni tra la ferrovia e l’Adigetto per stimolare l’urbanizzazione, ma ciò non portò ai risultati sperati. Dopo il 1900 la zona di Centa, secondo i nuovi piani di urbanizzazione, fu destinata a diventare “nuovo quartiere industriale della città”.
Nessun fiume italiano subì, dal punto di vista idrico, trasformazioni come l’Adige: sia per le particolari caratteristiche idrogeofisiche sia per la suddivisione politica fino al 4 novembre 1918. L’opera di sistemazione dei due grandi tronchi in cui è diviso l’Adige (superiore e inferiore) venne eseguita con diversi criteri tecnici. Tra le opere più importanti eseguite lungo il corso superiore dell’Adige sono da segnalare quelle sul Fersina. Questo torrente scaricava nell’Adige, dopo ogni piena, ingenti quantitativi di materiale detritico, arrecando notevoli danni alla parte meridionale della città. Per liberare la città di Trento dall’ incombente minaccia, il Fersina venne portato a confluire nell’Adige più a valle rispetto alla città (all’incirca dove sfocia attualmente). Nel XVI secolo vennero eseguite parziali e rudimentali difese arginali lungo l’Adige, soprattutto nel tratto terminale dell’Avisio che minacciava Lavis.
L’11 settembre 1886 venne approvata la legge per la completa sistemazione idraulica dell’Adige, che diede inizio ad un’opera senza dubbio grandiosa.
Il concetto di base fu quello di porre al fiume sezioni sufficienti per smaltire le acque di piena.
A fine lavori risultò assegnato all’Adige un alveo fisso e protetto da argini continui da Merano a Sacco (Rovereto). Nei tratti terminali dei più importanti affluenti furono eseguite altre opere di sistemazione (arginature con rivestimenti di muratura). Più enti privati lavorarono nella costruzione delle difese dell’Adige. Per questo non risultò evidente nessun piano organico, in particolare si può notare una scarsa conoscenza degli elementi ideologici e dell’entità delle perdite di deflusso nelle diverse località nelle quali vennero valutate le portate di massima piena. Terminati i lavori di sistemazione l’Adige e le opere relative vennero consegnate per la manutenzione ad appositi consorzi.