Il sindaco di Vallarsa ha avuto una brillante idea: mettere un pedaggio sui sentieri del Pasubio. “Uno o due euro non sono nulla per le tasche del turisti” dice il primo cittadino Geremia Gios, che aggiunge: “Per noi invece, l’entrata sarebbe sufficiente per aiutarci a fornire importanti servizi”.
Non è chiaro tuttavia quali sarebbero questi “importanti servizi”, qualunque cosa siano e ammesso che i turisti li vogliano. Dall’operazione tornelli si è preventivata un’entrata per il Comune di circa 40.000 euro l’anno. Ma quanto costerebbe mettere i tornelli (quanti? e dove?), la manutenzione, la segnaletica, il personale di sorveglianza sul percorso a caccia dei furbi senza biglietto?? E quanto avanzerebbe, ammesso avanzi qualcosa, per finanziare gli “importanti servizi” immaginati dal sindaco? Personalmente rifiuto questo furore tributario che porta a tassare ogni cosa pur di fare cassa, la montagna e perfino la memoria dei caduti della Grande Guerra. Ma perché? L’idea di mettere i tornelli in montagna è avvilente, per non parlare delle guardie pronte a infliggere salate multe ai trasgressori. Insomma il peggio della città trasportato in alta quota. Se questa iniziativa prenderà piede, per quel che mi riguarda depennerò immediatamente il Pasubio come mèta delle prossime escursioni. E sono sicuro che molti altri faranno altrettanto.
Avanzo un’idea: se è un problema di risorse, anche se non è evidente per far cosa, perché non provare almeno a pensare ad un sistema di donazione volontaria? Basterebbe un piccolo punto informativo all’inizio del sentiero: sono sicuro che le offerte non mancherebbero se lo scopo è chiaro e non il solito espediente per tosare gli escursionisti col pretesto del Centenario. Per una volta, proviamo a rendere partecipe il visitatore anziché imporgli il solito demenziale e banale taglieggiamento col tornello, la gabella, le guardie e le multe.
Se i soldati che hanno combattuto sul Pasubio sapessero che sono morti su queste montagne perché i posteri potessero metter dei tornelli, si rivolterebbero nella tomba.