I magnifici prati e lariceti a pochi km dal Santuario di Pietralba
In vita mia non ho mai percorso
56 km in un solo giorno. Da ragazzo ho fatto qualche marcia non competitiva, ma con chilometraggi molto inferiori. Solo una volta sono arrivato a 45 km, o 70 km però in due giorni, ma erano anche più di 40 anni fa. Oggi che ne ho 63 sul groppone, ringraziando il cielo sono ancora in buona salute e mi tengo in esercizio, ma non sono certo uno sportivo, neppure alla lontana. Il mio unico sport è andare in montagna il fine settimana e fare una passeggiata di qualche km ogni giorno. La sfida di mettermi alla prova mi solleticava parecchio:
il pellegrinaggio storico dal Santuario di Montagnaga fino al Santuario di Pietralba, la cui origine si perde nei secoli ma si perpetua fino ai giorni nostri grazie a un gruppetto di “pinaitri” di ferro, era dunque un’occasione perfetta. Nonostante la totale inesperienza su distanze del genere ero ragionevolmente fiducioso, forse anche troppo. 56 km in un giorno erano per me un viaggio nell’ignoto, come buttarsi in un pozzo nero.
Santuario di Montagnaga, 2 del mattino: pochi coraggiosi alla partenza (14 in tutto)
Al ritrovo a Montagnaga, alle due del mattino, eravamo appena in 14. Con una sorpresa di cui non sapevo se rallegrarmi o preoccuparmi: ero il più anziano del gruppo!
I primi 10 chilometri, prevalentemente stradali, sono filati via quasi senza accorgermene: come alzarmi la notte per andare a prendere un bicchier d’acqua in cucina. I 10 successivi: come andare a prendere una cesta di legna per la stufa.
Insomma 20 km fino a Montesover quasi in sorprendente scioltezza, alle
media di circa 5 km/h. Un po’ troppo veloci per la verità (poi la media di abbasserà a 3.5km/h). Qui c’è stato il primo ristoro, con una tavola imbandita con bevande varie, cibi salati e dolci. C’è stato perfino chi ha aperto una bottiglia di prosecco, alle 4 di mattina!
Lo sparuto drappello di temerari alla partenza da Montagnaga
Si attraversa la frazione Bernardi
Leggera salita verso Valt
Verso Baselga di Piné
Chiesetta di Varda
Arrivo a Centrale di Bedollo
Arrivo a Brusago, comincia a rischiarare
Breve sosta alla fontana di Brusago
In marcia verso Montesover
Una lapide ben augurante...
Arrivo a Montesover, primo ristoro a 20 km, fin qui benissimo
Poi finalmente basta asfalto, con un tratto molto bello nel bosco. Altri due ristori, a
Dorà e
Palù, quindi la
lunga discesa fino a Molina di Fiemme dove sono arrivato a
35 km percorsi ancora in discrete condizioni. Alla ripartenza però, col sole, il caldo e la salita, la fatica ha cominciato a farsi sentire, la salita per
Aguai e
Passo S. Lugano è moderata ma continua.
Il bel tratto nel bosco da Montesover verso Molina di Fiemme
Arrivo a Montealto
Il lunghissimo traversone per raggiungere Molina
Il percorso è facile per strade forestale e sentieri ben tracciati
Breve pausa, il morale è (ancora) alto: a dx Andrea che come un treno ha fatto l'andatura per tutto il percorso (tirandoci un po' il collo)
La lunga discesa verso Molina alterna modesti saliscendi
Guado di un torrente
Allegre fanciulle
La salita verso Dorà, il prossimo punto di ristoro, allestito gentilmente dai paesani
Il percorso concatena sentieri e strade forestali
Il clima è allegro e rilassato
Enzo Battisti di Montesover, uno degli organizzatori, una tempra d'acciaio. Non s'è mai visto stanco o affaticato ma sempre imperturbabile
Arrivo a Dorà
Il punto di ristoro di Dorà coi volontari (in alto a dx) che hanno allestito beveraggi e cibarie varie
Il grazioso paese di Dorà con la chiesetta
Arrivo nella bellissima e isolata frazione di Palù, ultimo ristoro prima di arrivare a Molina di Fiemme
Eccoci in vista del Lago di Stramentizzo, prima di raggiungere Molina: la carovana è guidata dal fortissimo Silvano Andreatta
Sono sempre stato abbastanza stupido e testardo da commentare l’impresa con un incauto: “Solo l’infarto mi può fermare!” Invece ho rischiato di essere fermato da delle più banali ma
tremende vesciche sotto le piante dei piedi. Ho sbagliato io: dovevo mettere i cerotti prima, e magari cambiare anche le calze di scorta che avevo con me.
Salita verso Aguai
Un momento di pausa: qui ho strappato un sorriso perché vedendo le espressioni cupe ho detto "Ora sì che è bello far foto con le facce stravolte..."
Arrivo a Passo S. Lugano, da qui si scende per qualche km per poi risalire verso Redagno
Da Passo S. Lugano a Redagno, 40 km percorsi circa, la situazione è iniziata a peggiorare sempre più. Anzi a precipitare. Le vesciche erano un vero tormento. Per giunta hanno iniziato a farmi male anche le gambe: sentivo tutti i tendini tirati allo spasimo, una sgradevole sensazione mai provata prima. Altri 20 km in quelle condizioni era una prospettiva veramente da incubo: la mia fiducia ha cominciato intimamente a vacillare, anche se ero comunque ben deciso a tener duro.
Il paesaggio si apre salendo sopra Redagno, all'orizzonte svettano il Corno Bianco e il Corno Nero
"Bauer" sudtirolesi
Ampi pascoli con meravigliose stradelle tra i masi
Bellissimi paesaggi tra grandi prati
Paesaggi agresti davvero meravigliosi
La salita non molla...
Per fortuna una ragazza del gruppo, vedendomi sofferente, mi ha consigliato di prendere un OKI, un
antidolorifico. Non ci avevo pensato! Con qualche telefonata nel gruppo sparso per qualche chilometro, abbiamo trovato qualcuno che ce l’aveva. La bustina miracolosa è arrivata e l’ho ingollata avidamente. Il male alle gambe un po’ alla volta si è attenuato. Ma le vesciche ormai c’erano e facevano un male cane.
Salendo di quota i prati lasciano il posto a grandi lariceti
Ultime rampe
Un tizio che si era unito a noi a Palù, decide di abbandonare, avvisando un parente per venire a prenderlo: ci sarebbe l’occasione di un passaggio per tornare. Qualcuno me lo propone ma rifiuto con sdegno.
A parte i dolori, le forze sono ancora buone. Ormai è una questione d’orgoglio: arriverò a Pietralba a costo di arrivarci in ginocchio!
Attraverso grandi pascoli e lariceti
Per fortuna ho una buona idea:
ai 45 km faccio un bagno ai piedi fumanti in un torrentello, cambio le calze e va subito un po’ meglio. La salita per gli
splendidi paesaggi sopra Redagno tra prati in fiore e
maestosi lariceti, distraggono un po’ l’attenzione dal tormento delle vesciche. La salita però non molla, ci sono lunghi traversi costeggiando pascoli meravigiosi, gli ultimi chilometri sono ormai ridotto al lumicino. Ormai è una questione di testa, ma quella è stata sempre abbastanza dura. Attraversiamo lungamente dei magnifici lariceti in quota, poi finalmente il miracolo: il sentiero spiana e inizia l’agognata discesa verso la mèta...
Si sale fino a quota 1600 metri circa
Arriviamo al Santuario di Pietralba verso le 17.20, dopo 15 ore di marcia pressoché continue, salvo le brevi soste ai vari ristori allestiti da volontari lungo il percorso. L’apparizione del maestoso santuario illuminato dal sole è una grande emozione. Sono arrivato! Mi trascino penosamente su un banco della chiesa e ascolto messa, pur essendo ateo da sempre. E’ stata una bella esperienza, i compagni di viaggio (non conoscevo nessuno) simpatici e disponibili in un clima positivo e rilassato.
E’ stata anche una grande soddisfazione personale ovviamente: una prova quasi mistica tra lo sforzo mostruoso e le vesciche malefiche, come un vero penitente!
Ultimi km tra i larici, si inizia lentamente a scendere!
Le forze sono ridotte al lumicino ma ormai la mèta è vicina
Ed ecco il solenne Santuario di Pietralba in provincia di Bolzano, raggiunto dopo 56 km a piedi in un giorno
Sono davvero contento di avercela fatta, anche se non sono sicuro di voler ripetere un’esperienza simile. Il primo che mi parla di marcia per il prossimo mese o due, piglia un ceffone. Ma il prossimo anno, chissà, magari potrei rifare questa bellissima pazzia.
Un grazie sentito va a tutto il gruppo ma soprattutto ai due principali organizzatori:
Claudio Bernardi ed
Enzo Battisti, che da anni si prodigano per organizzare questo evento davvero particolare, per puro volontariato e per il piacere di fare qualcosa di bello per la comunità, per stare insieme in amicizia.
Siamo arrivati! Ci riposiamo sui banchi della chiesa per recuperare un po' di forze
Donato Giovannini (con Luisa), l'angelo custode che mi ha accompagnato negli ultimi faticosissimi km...
Un ringraziamento speciale infine a
Donato, un compagno sconosciuto che negli ultimi km di sofferenza mi ha aspettato e accompagnato fino al traguardo: grazie!
E arrivederci (forse).
Il percorso
Mappa percorso in 3D
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