Vi attacco la relazione del giro e l'album che ho inserito su Montimania (scusate se ho incasinato la discussione ma sono incasinato io per primo)
La Presanella era stato il nostro primo ghiaccio nel lontano 1998, come il primo amore ancora non abbiamo dimenticato le sensazioni della prima salita su ghiaccio e della prima cordata. Qualche anno fa scopriamo che dalla Val Genova o dalla Val Nambrone si può salire in cima senza toccare il ghiacciaio. Sono entrambe faticose ma quella della Val Genova lo è molto di più, per noi però ha il vantaggio che se non dovessimo riuscire a trovare il modo per salire, arrivare al Bivacco Roberti e poi al P.so Quattro Cantoni sarebbe comunque una bella escursione.
Arriviamo purtroppo in Val di Genova, località Ponte Verde (920 m), con 30 minuti di ritardo su quello che pensavamo a causa del traffico e dei numerosi autovelox di cui hanno disseminato la Val Rendena. La salita al bivacco si snoda prima in un ripido bosco raggiungendo la Malga Nardis poi ripidi pascoli fino ad arrivare a vista del bivacco che si trova appollaiato su un ottimo punto panoramico a 2204 m. Metà del percorso, è più o meno fatta, ma è la parte più facile. Ora fino al bivio per il P.so 4 Cantoni a 2500 m ca c’è ancora un sentiero segnato poi il mistero! In circa 30 minuti siamo al bivio e sorpresa su un sasso è indicato a dx P.so Quattro Cantoni e a sx Cima P. e, infatti, a sx una lunga serie di ometti e qualche bollo rosso che però sparirà presto, indicano il percorso da seguire. Proseguiamo ancora per prati fino a risalire una morena che si percorre interamente sul filo di cresta, poi inizia la pietraia. Seguendo fedelmente gli ometti il percorso passa nei punti meno faticosi evitando inutili ravanate tra i massi. Intorno ai 3000 m incontriamo 3 trentini di ritorno dalla cima, loro sono partiti con il buio alle 4.45 noi sicuramente torneremo con il buio! Ci offrono delle spettacolari noci zuccherate e ci informano che abbiamo davanti tre cecoslovacchi partiti dal bivacco ma che sono molto lenti. Dopo questa pausa riprendiamo il cammino, superiamo i cechi, e raggiungiamo il primo nevaio, lo risaliamo tenendoci un poco sulla sx, nei pressi di un canaletto raggiungiamo nuovamente la pietraia, si può risalire il canaletto stando sulla sx, noi però, seguendo gli ometti lo aggiriamo sempre a sx, lo percorreremo in discesa, poi un altro nevaio così fino a circa 150 m sotto la croce, che si comincia a vedere, purtroppo, già intorno ai 2700 m ca. Qui un ultimo grosso ometto un po’ stravaccato porta all’imbocco di un altro canaletto, noi seguiamo le tracce che vanno a sx ma finiamo su una traccia molto mossa, ad ogni passo rischiamo di far cadere pietre e il pensiero va subito alla discesa. Ultimi 150 m, faticosi, faticosissimi, ma finalmente tocchiamo la croce di vetta! Un asse appoggiato sui sassi (mi pare che fosse già qui 13 anni fa) ci appare più comodo del divano di casa, tiriamo fiato e poi via con il riconoscimento delle cime e con la miriade di foto che scatteremo, la visibilità è ottima. Ci godiamo la cima per un’oretta poi riprendiamo la discesa sperando di non avere sotto di noi i tre cechi. Il primo tratto di discesa lo facciamo lungo un invitante scivoletto di neve, poi notiamo altre tracce di discesa alcune migliori di quella fatta in salita. Vediamo anche che i cechi stanno andando da tutt’altra parte, a prendere la cresta, a occhio la stanno facendo più difficile e lunga…riprendiamo il nevaio e incontriamo quattro baldi giovani che stanno salendo al bivacco Orobica e anche loro si chiedono dove diavolo stiano andando a cacciarsi i cechi! Boh a questo punto non sappiamo neanche se siano o meno arrivati in cima, di sicuro non sono tornati a valle in giornata! Per la discesa cerchiamo di stare sulla neve il più possibile per essere più veloci, poi la pietraia, la morena, i prati ed infine il bivacco Roberti dove finalmente ci mangeremo il nostro panozzo, anche se sono ormai le 17 passate, siamo rassegnati, il buio ci attende! Altra lunga pausa, tanto buio per buio, un’autoctona ci dà degli “sballati” per aver fatto Milano-Presanella in giornata. In verità se dovessi mai riprovarci sarà sicuramente con una giornata più lunga. Lasciamo il bivacco e cerchiamo, per quanto possibile, di scendere velocemente finché vediamo qualcosa. Gli ultimi 300 m nel bosco ci costringono all’uso delle frontali, alle 20.00 finalmente siamo in macchina. Ora ci aspettano 1,30 h di strada per andare in Val di Non. Che giornata memorabile!
http://www.montimania.it/Multimedia/Arch/2011/Presanella/album/index.htmlP.S. Ieri sera ho scoperto che sull'elicottero che si vede sulla vedretta c'era il mio amico Matteo Motter, Presidente della SAT Carè Alto, che faceva un sopralluogo su nuovi affioramenti di residuati bellici. Eravamo a poche centinaia di metri uno dall'altro e non lo sapevamo
: ci siamo fatti un sacco di risate.....