Arrivo un pò in ritardo con questa relazione perchè dopo l'Adamello avevo perso un pò l'ispirazione
. Decido in ogni caso di inserirla perchè ritengo sia una gita stupenda con un ritorno studiato a spanne sulla cartina che si è dimostrato vincente
L'ultima relazione di Stef48 sul Becherhaus mi ha dato l'ispirazione per tornare in questa zona dove ero stato già due volte, una da bambino (circa 10 anni) con i miei che mi hanno costretto ad una lunghissima marcia di 1800 metri in giornata, e una a 19 con alcuni amici che da quel giorno non mi hanno più seguito
27.09.14
Dopo l'interminabile avvicinamento in auto in Val Ridanna, non distante dal Brennero, inizio ad incamminarmi nell'aria uggiosa del bosco. Il percorso si dilunga in falsopiano fino ad una rampa che porta nella bella piana della AglsbodenAlm: saltellando qua e là tra gli innumerevoli rami del torrente, riprendo la salita su terreno più solido sul fianco destro della grande vallata dove finalmente il sole fa capolino ed inizia ad illuminare i bruni prati
La vallata della AglsbodenAlmIl sentiero sale più ripido costeggiando una profonda forra fino ad una strettoia dove le pendenze si fanno più leggere e si iniziano ad intravedere i rifugi
La stretta valle prima del Rifugio Vedretta PianaCon una breve erta, sono al Rifugio Vedretta Piana, piccola struttura molto suggestiva che si erge su un pulpito erboso dominante la grande piana glaciale detta Sandboden
Dal Rifugio Vedretta Piana verso il Capro e la grande vallata glacialeOra il percorso, dopo un breve traverso, diventa ripido e con svariati tornanti prende rapidamente quota sull'erto fianco della montagna
Sguardo indietro al rifugio appena passato e al fondovalleIn breve tempo, altri 300 metri sono guadagnati ed il grosso Rifugio Vedretta Pendente è raggiunto
In arrivo al Vedretta PendenteDa qui in poi il percorso si dilunga con innumerevoli sali scendi in direzione del ben visibile Rifugio Biasi appollaiato sul Becher. Superata una prima ansa, dopo aver perso un pò di quota e in seguito riguadagnata, l'ambiente si fa suggestivo e si mostra in tutta la sua spettacolare bellezza tra le lingue delle vedrette e i grossi laghi di fusione.
L'Ubeltal See con Capro e Vedretta PianaSuperata una seconda ansa su terreno non sempre facile e su sentiero ogni tanto attrezzato, si arriva alla terza vallata dove si vede tutta la salita finale al Becher con, sulla destra, l'anticima di Cima Libera.
Il Rifugio Biasi e l'anticima SignalgipfelPrima di attaccare la piramide rocciosa su cui si erge il rifugio, bisogna attraversare la piccola vedretta sottostante che ricordavo molto più grande quando da piccolo ho effettuato lo stesso giro
. Ridotto ormai ad un grosso nevaio, il ghiacciaio si passa senza alcun problema di crepacci fino all'attacco roccioso del Becher dove iniziano le prime funi metalliche
Tratto attrezzatoSarà che da piccolo avevo un'altra visione delle cose, sta di fatto che ricordavo la salita al Biasi pericolosa ed esposta; ora invece mi divoro gli ultimi metri senza alcun problema, i tratti attrezzati sono facili e i punti esposti pochi.
Tratto di roccette attrezzatoGiungo infine al Rifugio Biasi dove si apre la vista sulla grande Vedretta di Malavalle e sulle massime elevazioni del gruppo.
Dal Rifugio Biasi, Pan di Zucchero e Cima del Prete con il Rifugio Cima Libera poco sottoLa cresta che si dilunga verso la Cima LiberaLa giornata è molto soleggiata nonostante alcune nuvole da caldo, la voglia di salire alla vetta è tanta: abbandono dunque il Biasi e scendo leggermente sulla cresta attrezzata fino a toccare il facile ghiacciaio. Senza l'ausilio dei ramponi salgo velocemente fino a raggiungere nuovamente la roccia poco sotto all'impenno per l'anticima.
Sguardo indietro alla Vedretta di MalavalleSempre grazie all'attrezzatura fissa, vinco la rampa rocciosa toccando il Signalgipfel dove sorge una vecchia stazione meteo (credo): già da qui il panorama è favoloso ma manca ancora un tratto di cresta nevosa per raggiungere l'agognata vetta. Uso la piccozza per sicurezza sebbene la traccia di passaggio sia piuttosto marcata ed in breve raggiungo la croce di Cima Libera, un bel nido d'aquila anche se, purtroppo, piuttosto affollato. Sosto brevemente per scattare alcune foto per poi scappare via dal frastuono, a me incomprensibile, di alcuni tedeschi/austriaci
La cresta finalePanoramica sulla Vedretta di MalavalleCroce di vettaPalla Bianca e WildspitzeRipercorro dunque a ritroso la cresta e dal Signalgipfel inizio la discesa che è ancora tutta un incognita solo studiata su carta: perdo quota su cresta nevosa molto larga che altro non è che il bordo del Ghiacciaio di Cima Libera sul lato austriaco, fino ad alcune roccette.
Cima Libera ed una vecchia postazioneSul bordo del Wilder Freiger FernerSeguendo vaghi bolli rossi e disarrampicando un poco, scendo per il dirupato crinale fino ad una forcella
Giù per la crestaRiprendo brevemente a salire guadagnando l'elevazione denominata Roter Grat da dove ho una chiara visuale dell'itinerario da seguire, ravanando fra sfasciumi e ghiacciaio fino ad un laghetto sopra il Rifugio Vedretta Pendente
La cima della Roter GratLa via di discesaStambeccoMi porto in direzione del ghiacciaio che in breve, slittando giù per qualche nevaio, raggiungo: calzati i ramponi, inizio ad attraversare la non troppo grande vedretta costeggiando il più possibile sulla sinistra dove il terreno è meno ripido
Controluce sulla neveIl ghiacciaio attraversatoCon leggera risalita raggiungo il terreno solido e riprendo la marcia più rilassato: da qui posso rivedere gran parte della discesa effettuata fino alla Cima Libera
Panoramica su Vedretta Piana e Vedretta Pendente con Cima Libera in alto a destraRiprendo ancora quota fino ad intercettare il sentiero che dal Rifugio Vedretta Pendente scavalla in direzione della Val di Fleres: seguendo i segnali bianco rossi, raggiungo il laghetto visto in precedenza dall'alto della Roter Grat, un bello specchio d'acqua dal tipico colore cobalto
Il piccolo laghetto di riferimentoOra, abbandonata la via che sale a sinistra, inizio a discendere lungamente in direzione del ben visibile Lago del Forno: la luce pomeridiana rende tutti i colori più caldi e, unitamente alla perdita di quota, mi coglie una sensazione di tranquillità sapendo soprattutto di aver lasciato tutte le difficoltà e le incognite della discesa alle mie spalle. Da qui non posso più sbagliare e finalmente giungo al grande Lago del Forno dove, nella più totale solitudine, mi stendo e mi prendo un pò di meritato riposo al tepore del sole ormai un basso
Il Lago del FornoI ghiacciai ormai lontaniMeritato relax in riva al lagoE' un momento splendido ma destinato a durare poco, sapendo che, comunque, devo ancora scendere di 1000 metri: mi rimetto controvoglia in cammino ormai stanco compiendo un lungo traverso tra i ripidissimi pascoli dove domino tutta la valle e rivedo dall'alto la mia via di salita con i tre rifugi ancora visibili
La grande ed intricata testata della Val Ridanna nel tardo pomeriggioPassato uno sperone erboso sempre molto inclinato intagliato dall'esile e lievemente esposto sentiero, vedo la Agls Alm che mi aspetta
La AglsAlm in lontananzaSu terreno ripido, discendo attraverso un erto canalino terroso fino ad un ennesimo traverso che, lungamente, mi porta alla suddetta malga
AglsalmIl sentiero ora taglia i tornanti della carrozzabile scendendo alla piana della Aglsboden Alm dove mi ricongiungo con la traccia di salita che percorro a ritroso fino al parcheggio giù a Masseria.
In conclusione, un giro entusiasmante con fantasiosa discesa molto suggestiva, l'ideale per chiudere la serie dei giri prettamente estivi.
Sviluppo: 25 Km
Dislivello: 2200 metri (con i vari saliscendi)