Ultimo giorno della mia vacanza solitaria in Alto Adige.
Passo la notte in macchina al parcheggio della seggiovia Pulpito e alla mattina presto mi metto in marcia su per la Valle di Zai. Si sale fiancheggiando il bel torrente prima nel bosco poi nei pascoli. Con un lieve strappo si perviene alla piana sotto il Rifugio Serristori dove ho una particolare visione ravvicinata della Croda di Cengles con ingannevole prospettiva.
Rifugio Serristori e Croda di CenglesQui si ricongiunge il sentiero proveniente dal Pulpito, ma è molto presto, la seggiovia apre alle 8 e ho ancora molta solitudine assicurata. Si sale per il ghiaione fino al Serristori: nonostante le fatiche dei giorni precedenti, cammino molto bene ed in breve supero la costruzione portandomi al di sopra di essa seguendo il sentiero ben indicato per la cima. La visuale da questa valle è conosciutissima ma è sempre da mozzare il fiato.
Gran Zebrù, Zebrù ed OrtlesSi sale per le antiche e ciclopiche morene sempre più su fino ad avere sulla sinistra l'imponente e ripido canalone che porta alla cresta. Si sale seguendo la traccia tra i sassi, un percorso molto atletico con pendenza sostenuta ed inarrestabile fino alla forcella
Salendo alla forcella sotto la Croda di CenglesUna volta in cresta, si sale sulla destra su roccioni con qualche balzo fino a prendere l'esatto filo del crinale: qualche passaggio attrezzato permette di superare una placca ed in breve si perviene alla splendida cima della Croda di Cengles, metri 3375, dove la vista spazia sulle cime dell'Ortles, Angelo Grande e Vertana quindi sulla distante Palla Bianca e sul remoto gruppo del Bernina.
Croda di Cengles, croce di vettaAngelo Grande e Cima VertanaPalla Bianca dalla CenglesIl ritorno in molte guide è segnalato dalla stessa via di salita, ma, amando molto i ravanaggi soprattutto in cresta, decido di percorrere l'anello sopra la nascosta Val di Razoi. Il crinale sembra praticabile, sulla carta le linee altimetriche non lasciano trasparire particolari salti, comincio dunque a calarmi per sfasciumi seguendo una vaga traccia. Si perde quota e, attraversando un piccolo nevaio, giungo ad un ometto l'unico che incontro finora.
Panorama sulla Val VenostaOra il crinale si fa scosceso con qualche breve salto di roccia che riesco opportunamente ad evitare passando sulla sinistra stando sui ghiaioni ripidi. Con laboriosa ravanata sono ad una forcella innominata. Il "lavoraccio" non è ancora finito: subito dopo due gendarmi mi costringono a stare sempre sulla sinistra tagliando il ripidissimo ghiaione che attraverso con calma. Intravedo davanti a me la Cima di Pietrafitta, ma è ancora distante; si continua sulla cresta con continui saliscendi, arrampicando un poco oppure traversando poco sotto e finalmente raggiungo la suddetta vetta a quota 3114 metri.
Cima di Pietrafitta e Palla BiancaDa qui iniziano dei segnali bianco-rossi che, nonstante la mancanza di traccia, mi fanno calare velocemente sempre lungo la cresta.
Genziana Verna sulla crestaIl sentiero però va seguito fino ad un certo punto in quanto poi svolterebbe in direzione della Val Venosta mentre io devo tornare a Solda. I prati che scendono a sinistra sembrano ora più praticabili: senza pensarci troppo mi calo seguendo una traccia pastorale che perde quota rapidamente.
Val Razoi ed OrtlesIn poco tempo sono sul fondovalle di Razoi dove la sorge la Malga del Toro.
Malga del Toro e OrtlesDevo risalire un pò per prendere la comoda mulattiera che si dilunga sulle pendici del Dossobello e che giunge alla Malga del Vitelli.
Malga dei VitelliOra, stando attento a non prendere la via bassa per Solda, risalgo per il sentiero 25 sempre nella direzione del paese ma che rimane più in alto in modo da portarmi direttamente al parcheggio del Pulpito dove si conclude l'escursione.
Sviluppo: 23,4 Km
Dislivello: 1800 con i saliscendi