L'Avisio esce dalla forra del Castelét
La violenta piena di fine ottobre 2018 ha cambiato tutto: l’Avisio ha modificato il suo alveo, ha invaso le golene, ha spostato milioni di sassi e tonnellate di sabbia. Si sono create
nuove rive e nuove spiagge. Ora percorrere il tratto dal Dal Pont dela Rio verso valle sulla dx orografica, fatto in una precedente esplorazione, non è più possibile. Il fiume si è impossessato della golena e non c’è più modo di passare nello sterminio di rovi, ammassi di detriti, piante cadute e rive franose a picco sull’acqua.
Dal Castelét vista verso i Molini in basso, Sover in alto
Albero secolare alla frazione dei Molini
Poco sopra i
Molini (Sover), lascio l’auto e
scendo fino al Ponte dela Rio, quindi salgo al vicino
Castelét m 666, il dosso che sbarra il corso dell’Avisio. Il torrente qui compie una stretta curva e si infila in
una profonda forra per proseguire verso valle.
La zona di Maso dela Rio era un luogo strategico fin dall’antichità per attraversare il fiume. C’era perfino una locanda per i viandanti, lavoratori, artigiani, commercianti ambulanti. L’ultima ha chiuso negli anni ‘60. Qui convergevano anche gli addetti alla fluitazione che governavano il trasporto del legname sul fiume verso la pianura.
A valle della forra del Castelèt
Sul Castelét pare vi fosse un antico castelliere: dalla cima si intravede tra gli alberi l'Avisio verso valle, mentre la vista è più libera verso nord con l'affluente del Rio Brusago, la frazione dei Molini e il soprastante paese di Sover. Scendo verso il fiume e provo a seguire la riva: c’è una vecchia fornace, ma nessun cartello informativo.
Seguire la riva verso valle però è impossibile: l’alveo del torrente si è spostato e non si passa più per quella che un tempo era la golena. Riesco a fare poche foto lungo la riva disastrata dalla piena. Tra l’altro l’Avisio oggi è piuttosto torbido per le recenti piogge e meno fascinoso del solito.
L'acqua è limacciosa per le recenti piogge
A un certo punto mi stufo di ravanare tra i rovi e decido di risalire. Facile a dirsi ma non a farsi:
la ripresa della vegetazione primaverile ha chiuso ogni varco. Riesco a raggiungere dei terrazzamenti con
muri a secco alti oltre 4 metri, che riesco a superare solo grazie a dei provvidenziali gradini che sporgono dalle imponenti muraglie.
Antica fornace
Scalinate dei terrazzamenti
Gradini a sbalzo per arrampicarsi sulle imponenti muragli alte oltre 4 metri
I terrazzamenti erano collegati da scalinate
Trovo dei vecchi ruderi sepolti nel bosco: in un vascone d’acqua sono cadute due povere salamandre che provvedo a liberare: poverette, chissà da quanto tempo erano là dentro nella fanghiglia.
Per vaghe tracce riesco a raggiungere la strada a monte del Mas dela Rio, quindi con
sentiero verso Grumes mi alzo di quota e risalgo il fondovalle.
Salita verso Grumes tra castagni secolari
Forra del Castelét salendo di quota verso Grumes
Castagni giganteschi
Scendere ancora al fiume a questo punto però avrebbe poco senso: ci sarebbe il sentierello che cala fin dove c’era
l’antico attraversamento del fiume verso Gresta, che oggi non esiste più. Ma per andare dove? Le rive in quel punto sono molto scoscese e quasi impraticabili.
L'Avisio scorre verso l'abitato e la forra di Gresta
La Forra di Gresta, con la frazione divisa su due quote diverse
Decido quindi di proseguire per le stradelle di campagna verso Rella, dove ho intravisto varie volte da lontano, con grande curiosità,
dei masi abbandonati nella boscaglia. Poco sopra hanno
sbancato la montagna per fare un nuovo vigneto. E’ impressionante come la storia recente nel giro di pochi anni sia pressoché scomparsa o assente, perlomeno online. Di Maso Rella non si trova quasi nulla. Molti siti dei Comuni riportano ampie pagine sui “tributi” da pagare ma quasi nulla del loro territorio e men che meno della sua storia. Se provi a scrivere poi, manco ti rispondono.
Foto aerea: il nuovo vigneto in alto a sx, nel cerchio le rovine tra la boscaglia di Maso Rella
Maso Rella visto dal versante opposto della valle
La boscaglia amazzonica in Val di Cembra: provate a entrare lì dentro e uscirne vivi...
In rete si trovano peraltro molte notizie del nuovo vigneto realizzato da una nota azienda agricola locale: ma del recente passato della località, che pure è stata abitata per secoli dai masadori, niente alla lettera. Si potrebbe dire “zero infinito” come il nome del vino “ultra bio” che ha cancellato storia e paesaggio in una botta sola. Intendiamoci, non è una critica alla azienda vincola, solo una mesta constatazione.
L’antico gruppo di case di Maso Rella è a malapena riportato sulle carte. Sulle vecchie
mappe austroungariche dell’800 sono riportati
diversi edifici, quindi decido di andare a vedere. Percorro lunghi traversi per
le strade di campagna sotto Grumes. Scendo lungo i desolanti sbancamenti del nuovo vigneto fino ad
una mulattiera che si infila nella boscaglia.
La vecchia carta austroungarica del 1800 riporta Maso Rella con le due antiche mulattiere che scendevano fin sull'Avisio
Immagine lidar: si distingue il costone con Maso Rella (nel cerchio), sotto i ripidi costoni che precipitano nell'Avisio. A destra la Forra di Gresta
Finalmente! Mi avventuro senza indugio:
dopo poche centinaia di metri trovo un capitello, assai mal messo, con
data 1882, le statuette all’interno sono semi-distrutte.
Continuo a scendere per la mulattiera ed è come tornare indietro nel tempo: intravedo finalmente nella boscaglia
la frazione fantasma di Maso Rella.
Il Capitello all'ingresso della frazione fantasma di Maso Rella
Ecco apparire nella boscaglia i primi edifici semi diroccati
La vegetazione si è infilata ovunque...
Anche dentro i locali!
Antichi masi diroccati semi-sepolti nella vegetazione fittissima. E’ persino difficile vederli perché sono distanti uno dall’altro qualche decina di metri e la vegetazione si è infilata dappertutto tra le rovine.
In qualche maso ancora in piedi provo ad entrare. Vedo le solite scene di desolazione: miseri giacigli, locali bui e fumosi, soffitti crollati, muri scrostati, stufe distrutte, camini sfondati, stalle vuote, poveri vestiti ridotti a stracci ancora appesi da mezzo secolo alle pareti.
Locale invaso da masserizie
Vestiti appesi da mezzo secolo
Misero giaciglio
Vecchio scarpone
Cantina con stufa
Le botti per i vino nelle cantine
Contadini cembrani in una foto d'epoca, presumibilmente anni '60
Poi scarpe rotte, materassi, attrezzi agricoli fracassati. Nei piani superiori rimasti quasi integri tuttavia sono rimaste delle
sobrie decorazioni lungo i muri che dimostrano anche un certo amor proprio. Segno che la vita a Maso Rella non era poi così grama come potrebbe forse sembrare ad uno sguardo frettoloso.
Stufa sfasciata
Tentativo di ricomporre una piastrella
Indumenti appesi
Stanze al piano superiore
Decorazione
Rovine di Maso Rella sepolte nella boscaglia
Le pavimentazioni sono in legno, i soffitti parzialmente crollati
C’erano anche bambini. Da una rivisita dell’ex Comune di Grumes: "Gli scolari del Maso Rella venivano a scuola con i “cospi”, scarponi con la suola in legno muniti di chiodi con la testa larga, facendo un gran fracasso. Il maestro li accoglieva con la battuta: “Arriva la cavalleria del Rella”.
Oggi a Maso Rella regna un silenzio tombale.
Nella frazione fantasma di Maso Rella oggi regna un silenzio tombale
L'edera ha avviluppato ogni cosa
Serratura tra le macerie
Tutto è pericolante e allo sfascio quasi totale
La vegetazione si mangia le rovine
Le cantine coi soffitti a volta resistono ancora dopo un secolo
Provo a immaginarmi, come sempre quando vedo questi masi abbandonati, come doveva essere questo posto nelle campagne cembrane: sicuramente bellissimo, coi viottoli tra una casa e l’altra, le scalinate, le fontane, i campi terrazzati attorno sicuramente ben curati. Tutto in malora, in appena 60 anni. Tra un po’ sparirà ogni traccia anche dalle mappe: resterà forse ancora qualcosa nella memoria dei nostri vecchi. E quando se ne saranno andati anche loro, tutto sprofonderà definitivamente nell’oblio.
Gli edifici inferiori
Le cantine ancora quasi integre
Le stalle con le mangiatoie
Ho contato ben sette edifici nel nucleo principale
Casa "mangiata" dalla vegetazione
Questa casa deve essere stata bellissima un tempo
Le soffitte
Scalinata
Lavandino
Maso Rella abbandonato nella boscaglia
I bambini non corrono più coi "cospi" a Maso Rella
E’ tempo ora di risalire e rientrare a casa.
L’idea di tornare a ritroso tra le rovine invase dai rovi non mi entusiasma, trovo una vecchia traccia di sentiero vicino all’ultimo maso, con la quale mi arrampico fino alla muraglia del nuovo vigneto. Risalgo fino alla strada di campagna dell’andata e ritorno per la stessa via fino al Pont dela Rio, e poi su ai Molini dove ho la macchina.
Dopo 28 esplorazioni l’Avisio continua ancora a stupirmi: questa è la frazione fantasma più grande che ho visto finora, insieme a quelle altrettanto abbandonate di Ischiazza e Maso. Sviluppo circa 13 km, dislivello circa 600 metri.
Il percorso