Un'ansa ha formato una specie di laghetto, verrebbe voglia di fare il bagno anche se è inverno...
Proseguiamo l’esplorazione dell’Avisio nella interessantissima
zona di Piscine. La volta scorsa avevamo “scoperto” i bellissimi masi abbandonati di
Marigiat. Poco più a valle avevamo trovato una incerta e misteriosa traccia, quasi a picco sul fiume, che si inoltrava per il ripido costone boscoso
verso Fraine. Avevamo dovuto però tralasciarla per mancanza di tempo. Ora torniamo per esplorare anche questa zona.
Da Piscine torniamo giù per la bella mulattiera fino a Marigiat, nella vaga speranza di trovare qualcuno del posto che magari potesse mostrarci l’interno dei masi rurali. Invece è tutto deserto e sprangato.
La partenza da Piscine, la nostra mèta è in fondo al vallone dove scorre l'Avisio
Eccolo! Ora si tratta di capire come scendere fino al greto senza ammazzarsi
La traccia è molto vaga, su un costone ripido e franoso
Proseguiamo dunque fino al poggio roccioso a picco sull’Avisio, dove il sentiero si biforca, per prendere il
ramo inesplorato verso nordest. La traccia è molto labile, con tratti esposti su ripide scarpate quasi a picco sul fiume. Vari franamenti si sono portati via il sentiero e bisogna attraversare con attenzione per non scivolare nei canalini di terriccio instabile che precipitano nella forra. In aggiunta ci sono parecchi schianti da superare con vari contorsionismi o infilandosi sinuosamente tra rami e ramaglie come serpenti.
Inzia il "ballo" tra i numerosi schianti da superare in qualche maniera...
un po' di attenzione per superare i tratti più "sbifidi"
Evidentemente è una traccia abbandonata da tempo che non frequenta più nessuno. Ad un certo punto sembra scomparire in un vallone impervio, ma insistiamo e la ritroviamo poco oltre in un canale franoso. Superata questa difficoltà, seguiamo la traccia per una piccola cengia, superata la quale avvistiamo finalmente da lontano il greto dell’Avisio: un’ansa ha formato un
magnifico laghetto dal colore smeraldo. Ci siamo!
Ecco l'Avisio, con una meravigliosa piscina naturale
Proseguiamo per l’incerta traccia fino a intercettare una
mulattiera non segnate sulle carte, che quasi sicuramente collega il fiume con le case isolate più a monte. Decidiamo di andare a vedere i vecchi masi e saliamo per la stradella che compie alcuni larghi tornanti, fino ad un
maso che ci lascia senza fiato per la sorpresa: su alcune carte è riportato come “Simonin” o “Baito”.
Attraversiamo lande di vegetazione "amazzonica", bellissime!
La magnifica visione del "Baito", un edificio rurale abbandonato da decenni
E’ un grande e antico edificio molto malmesso ma di grandissimo fascino: sembra di fare un salto indietro nel tempo. All’esterno c’è un piccolo piazzale, con una fontana senz’acqua. Un vialetto separa l’edificio principale dai due poco più a valle ormai ridotti totalmente in ruderi. C’è una grande soffitta fatta con grosse travi che risalta sulla facciata frontale della casa.
Una vite centenaria, che in origine formava una pergola sull’entrata, è sfuggita verso l’alto ed ha avvolto il maso fino al tetto. Ci sono anche dei vecchi roseti addossati al muro, ancora vivi.
Ci sforziamo di immaginare come fosse la vita qui: chi vi abitava faceva una vita forse povera, faticosa, di mera sussistenza ma in autonomia, qualcosa che oggi è per gran parte di noi un sogno perché siamo, bene o male, sempre dipendenti da qualcosa o da qualcuno.
La grande cucina con la stufa
Il grande edificio è una specie di labirinto di stanze e stanzette...
Entriamo con molta circospezione, è tutto pericolante...
Entriamo timorosi negli avvolti a piano terra, affascinati da questo
viaggio a ritroso nel passato. Ci muoviamo con circospezione, ci sono parecchi locali ingombri di masserizie e macerie, alcuni soffitti sono sul punto di crollare o sono già crollati. Nei locali c’è di tutto, ed è quasi tutto sfasciato: attrezzi contadini, pali, legni, assi, padellame vario, una vecchia cesta sfondata, stufe, cucine, pezzi di ferro, paglia sparsa, solai crollati. Ci muoviamo con attenzione perché è tutto piuttosto pericolante e abbastanza rischioso, ma non riusciamo a resistere alla curiosità.
Nelle cantine troviamo addirittura ancora le botti per il vino. Quindi le stalle per gli animali, con le mangiatoie in legno ancora intatte.
Immagini d'altri tempi
Dentro sono rimasti vecchi vestiti, scarpe, ciabatte di lana accanto al materasso di paglia sfondato..
Una grattuggia...
Un’ala dell’edificio è ancora più spettacolare: un labirinto di stanze e stanzette, costruite attorno al locale principale dove troneggia una grande cucina economica che diffondeva il calore nei locali adiacenti; poi un grosso tavolo, padellame sparso, mensole fracassate, ovunque nicchie nei muri, porte scardinate. Abbastanza desolante tanta rovina in
una casa che deve essere stata sicuramente bellissima. Le radici della vegetazione entrano dalle finestre rotte del pianoterra dentro i locali bui, come braccia protese a cercare qualcosa.
La vecchia stufa nella cucina
Un giornale del 1996
La stufa a olle
Saliamo al piano superiore: alcuni locali sono pieni di macerie del soffitto crollato. Restiamo di stucco quando, da un ballatoio marcio e pericolante, riusciamo a entrare in
una grande stanza dove troneggia una grande stufa a olle, mentre il soffitto è in legno a cassettoni! Chissà che meraviglia doveva essere ai suoi tempi! Si nota la cura del locali che, pur rustici, erano abbelliti e decorati con fasce di colore sulle pareti di diverso colore: rosa, azzurro, ocra.
E' quasi tutto sfasciato ma ha un fascino incredibile: è un tuffo indietro nel tempo
Qui si riuniva la famiglia per il desco...
Quanto pagheremmo per poter rivedere anche per pochi istanti come era il maso un tempo coi suoi abitanti! Purtroppo possiamo solo immaginarlo, questo posto è abbandonato ormai da decenni alle ingiurie del tempo: oggi possiamo solo ammirare un relitto con vaghe testimonianze del passato con una certa mestizia. Ancora pochi anni e tutto sarà distrutto, perduto per sempre.
La grande soffitta ingombra di attrezzi: avevamo trovato un varco per entrare ma il pavimento è marcio e pericolante
La stufa con le cassette di legna, mai bruciata...
Il gabinetto con l'asse di seduta e relativo foro...
La grande cucina
L'antica vigna ha avvolto la facciata principale
Immagine d'epoca di Marigiat
Riprendiamo il cammino e torniamo verso valle con una comoda stradella che ci porta fin sul greto dell’Avisio. Sulle rive si osserva molto bene la potenza della recente piena di fine ottobre, che ha addossato agli alberi tonnellate di detriti. Parecchie piante sono crollate sotto l’onda d’urto, ma il paesaggio è comunque bellissimo, selvaggio e primordiale.
Il bosco è invaso da sabbia finissima portata dalla piena, che ha formato delle dune notevoli tra gli alberi e nella boscaglia ripariale. Arriviamo fin sotto la parete rocciosa che avevamo scalato nella escursione precedente: qui si sono formati dei laghetti, dove “navigano”
due splendidi aironi cinerini. Purtroppo nessuna foto, la distanza è troppa per il fiacco zoom della mia Lumix Panasonic.
La potenza della piena ha travolto la vegetazione ripariale
Angoli di selvaggia bellezza
Siamo tornati verso i roccioni che ci avevano sbarrato il passo la volta precedente
Il ghiaccio ricopre i massi sulla riva
Tonnellate di sabbia nella boscaglia lungo le rive
Risalita, in questo tratto abbastanza facile
Torniamo indietro e proviamo a risalire lungo le rive per vedere fin dove arriviamo.
C’è una piscina naturale di acqua verdissima tra le spiagge di sabbia e ghiaia: verrebbe voglia di fare il bagno tanto è invitante, anche se è inverno. Avanziamo ancora su facili pietraie, la riva è ampia, il paesaggio meraviglioso come sempre. Quando il fiume fa una decisa svolta, ecco
la solita scogliera insuperabile: una costante dell’Avisio, che non si riesce mai a percorrere per più di qualche km con le sue ricorrenti forre, inaccessibili per chi va a piedi.
Angolo paradisiaco, verrebbe quasi voglia di fare il bagno...
Momento di riflessione
Spettacolo meraviglioso...
Anche qui splendide anse di acqua calma, frequentatissime dagli uccelli. Dobbiamo quindi tornare indietro: in alto vediamo il solito
capanno di caccia (sono decine anche in questa zona) con la solita salina sulla spiaggia messa come esca, dove gli ungulati saranno tosto fucilati da poche decine di metri di distanza. Che orrore.
Altro angolo meraviglioso
Le spiagge sono un caleidoscopio di pietre di tutti i colori, qui l'Avisio ha raccolto la storia dei territori dolomitici
Piscine naturali
Pensiamo che ci deve essere sicuramente una traccia nelle vicinanze, infatti la troviamo subito e, dopo poco, ecco che il GPS ci avvisa che stiamo intercettando la stradella con la quale siamo scesi. Torniamo quindi su fino al vecchio maso e poi ancora con
facile stradella e qualche zig zag raggiungiamo finalmente Piscine, dove chiudiamo l’anello.
Il solito curvone con scogliera insuperabile, i giochi sono finiti, bisogna trovare una risalita nella boscaglia ripida
Curiose forme di ghiaccio sulla riva
Qui c'è lo stop obbligato, impossibile proseguire senza guadare...
La scogliera ci sbarra il passo, dobbiamo risalire
Un’altra esplorazione meravigliosa, l’Avisio non delude mai. Semplicemente fantastico il vecchio maso abbandonato, uno dei più belli che abbiamo mai visto in tante esplorazioni in montagna.
Il percorso
Le escursioni precedenti sull'AvisioTutto è nato dal... Sentiero degli Antichi Mestieri tra Piscine e Soverhttp://girovagandoinmontagna.com/gim/lagorai-cima-d'asta-rava/(val-di-cembra)-sentiero-antichi-mestieri-lungo-l'avisio-tra-piscine-e-sover/1a Esplorazione: il paese fantasma di Ischiazzahttp://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/il-paese-fantasma-di-ischiazza-sull'avisio/2a Esplorazione: da Pont dela Rio a Valdahttp://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/(cembra)-avisio-2a-esplorazione-fluviale-dal-pont-dela-rio-a-valda/3a Esplorazione: dal Ponte dell'Amicizia verso Cantilaga http://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/(cembra)-avisio-3a-esplorazione/4a Esplorazione: da Albiano per Sottolona e Centrale di Pozzolagohttp://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/avisio-4a-esplorazione-quando-il-gioco-si-fa-duro/5a Esplorazione: da Mosana a Lisignagohttp://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/(cembra)-avisio-5a-esplorazione-gente-cembrana/6a Esplorazione: da Camparta a Barcohttp://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/(cembra)-avisio-6a-esplorazione-da-camparta-a-barco/7a Esplorazione: dalla Diga di S. Giorgio a Campartahttp://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/(cembra)-avisio-7a-esplorazione-dalla-diga-di-s-giorgio-a-camparta/8a Esplorazione: da Mosana alla foce, la bellezza e l'orrorehttp://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/avisio-8a-esplorazione-la-bellezza-e-l'orrore/9a Esplorazione: da Molina di Fiemme verso Rover http://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/avisio-9a-esplorazione-da-molina-di-fiemme-verso-rover/10a Esplorazione: da Rover verso la diga e poi giù fino a Maso Contihttp://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/(cembra)-avisio-10a-esplorazione-da-rover-verso-la-diga-e-poi-verso-maso-conti/11a esplorazione fluviale: da Piscine - Pianacci - Marigiathttp://girovagandoinmontagna.com/gim/cultura-della-montagna/(cembra)-avisio-11a-esplorazione-fluviale-da-piscine-pianacci-marigiat-piscine/