Confermo pure io la presenz di un sentierino più difficile, ma il discorso non si può certo ridurre alla difficoltà di un sentiero o alla semplice sfiga dettata dalla casualità. Senza voler accusare nessuno o pormi sopra qualche gradino che non merito, l'impressione mia è che ci sia troppa superficialità e che la montagna stia diventando sempre più una cosa di massa, presa come un divertimento del fine settimana. Quando invece non lo è, mi spiace. E mi spiego meglio. Spesso mi dicono (e mi accusano, preoccupati) che a morire in montagna, son sempre e solo gli esperti. Ma non vi accorgete invece he gli incidenti accadono sempre di più agli escursionisti, ai turisti e sempre meno agli alpinisti? Dicono quelli del soccorso alpino nazionale che nel 1968 ci furono 222 interventi. di cui 102 feriti ed 80 morti. Nel 1988, ci son stati 1453 interventi di cui 238 morti ed 830 feriti. Nel 2007, rilevano 6.256 uscite di salvataggio, con 6.672 feriti e 446 morti. Quota 500 morti è vicina e probabilmente sarà raggiunta nel 2008 in Italia perché l'incremento di uscite per soccorso e di danni gravi va dal 5 al 10 per cento ogni anno. C'è troppa gente che non sa e va. Mi chiedono dove comprare un imbrago, come deve essere e se quella gita è adatta. Io spesso mi sento in difficoltà nel dar risposte, perché ho davanti gente non preparata che se ne frega di quel che gli dici...si vede da come ti guardano, ti chiedono qualcosa e poi van al primo ipermercato a prender quello che pensano vada bene. Nossignori, la montagna è una cosa seria. Un ultimo dato: gli aiuti agli alpinisti in difficoltà nel 1966 furono il 58 per cento degli interventi. Lo scorso anno, meno dell'8 per cento. Allora, dati alla mano, dico "basta" a chi mi dice stupidaggini pescate dalla tv. Ci sono troppi silenzi - Club Alpino compreso - che circondano questi eventi.
Gli incidenti, sono dovuti quasi sempre ad una scarsa preparazione. Bisogna esser onesti, eh. O alla fretta, al disinteresse. La stessa sciatteria che spesso si usa nella vita e nel rapporto con gli altri, la stessa maleducazione anche, vengono portate in montagna. E la natura si arrabbia se non si rispettano le regole, te lo fa capire a modo suo. A suon di dure lezioni. Con la morte, se le pare il caso. Per rispettarle, le montagne, bisogna conoscerle. Non sto qui a dirvi come si va in montagna. Mi sembra che ci sia parecchia gente che ci va. Ma parapendio, deltaplano, raccolta funghi e giretto a ciclamini o a malghe per formaggio - se fatte e vissute come una passeggiata a negozi in piazza - avvicinano troppo facilmente al pericolo gratuito. E le ferrate, sono sempre una cosa più seria di un semplice camminare. E arrampicare in montagna, non è come andar in falesia a far i fighetti la domenica. Occhi e testa, prudenza, vogliono dire prima di tutto RISPETTO. Come diceva il grande Romeo, gestore del rif. Tonolini in Adamello, che calcava sempre la mano su questo importante concetto...prima o poi, spero di rivederlo e dirgli che ho capito con il tempo quanto avesse ragione. Il boom della possibilità, non è uguale al boom delle capacità e delle responsabilità. Al ipermarket, con l'attrezzatura, non si acquista certo anche l'esperienza...e il rispetto della vita propria, rimane un fondamento di cui tener conto. Sono stato breve...ma ne avrei avuto tante da dire e raccontare in merito. E' vero che c'è un angelo anche per gli inesperti, e mi pare sia molto paziente ultimamente. Però anche gli angeli ogni tanto devono chiuder gli occhi per riposare. E' un valido motivo per imparare a bastarsi un po' di più da soli, allora. Che ne dite?