Quasi in cima al Luchet, sullo sfondo svettano Cornicolo, Belmonte e Cornicoletto Sulla carta doveva essere quasi una passeggiata, invece la salita al Luchet m 2162, complice l'innevamento esagerato, si è rivelata una severa ravanata, sia in salita che in discesa.
Lo spunto è partito dalla guida " Scialpinismo attraverso le Maddalene" di Alberto Callovini. Grosso modo conoscevo il posto per averlo visto dalla cima principale del Monte Luco. Il lato ovest del Luco si presenta come un enorme costone che digrada verso Passo Castrin con molte ondulazioni, dapprima dolcemente poi più ripidamente anche con salti di roccia.
Lasciata l'auto al parcheggio nei pressi del tunnel di Castrin m 1590 abbiamo risalito brevemente la fascia boscosa per sbucare nella fantastica spianata Pra del Signor m 1780: il paesaggio qui somiglia molto al Grande Nord Canadese... Osserviamo dubbiosi la salita ma non si capisce bene da che parte salire nel bosco fitto. Ci eravamo illusi di poter prendere la dorsale sx dell'impluvio consigliato dal Callovini, ingannati anche da una traccia di ciaspole che appena mezzo km dopo invece abbandonava la salita per calare alla malga. Noi abbiamo insistito per un po' ma poi la salita era troppo ostica nel bosco fitto, ripido e stracarico di neve. Siamo calati nell'impluvio con difficoltà e man mano che lo risalivamo, con molte inversioni perché assai stretto, non ci sentivamo troppo tranquilli visto il pericolo valanghe grado 3. Non ci sono tracce di nessuno. Ci siamo spostati allora sulla dorsale di destra, con vegetazione più rada ma non meno difficile da salire, per via di diversi salti di roccia da aggirare, la quantità enorme di neve e la necessità di evitare i costoni potenzialmente pericolosi.
Dopo due o tre "VUUMMM" poco rassicuranti (il classico rumore del manto che si assesta sotto il peso dello sciatore), ci siamo tenuti faticosamente sulla dorsale, con parecchie inversioni per stare il più possibile sul "sicuro". Superata finalmente la parte più rognosa e faticosa nel bosco, abbiamo guadagnato il costone finale con neve dura e sventata: il vento aveva spazzato quasi tutta la neve in questo tratto e quindi siamo saliti più tranquilli tra le rocce affioranti fino alla cima della dorsale, un ampio pianoro panoramico che sovrasta il grande vallone con Malga Pradont.
Vediamo finalmente questo benedetto Luchet, che non è neppure segnato sulle carte: è un grosso panettone a fianco della cima principale del Luco. Sulla cima vediamo un bellissimo gruppo di camosci che procede in fila indiana. Traversiamo i bellissimi pianori fino alla base, quindi con ultimo strappo siamo sulla cima del Luchet, con panorama davvero strepitoso.
Dopo un buon rifocillamento, pensiamo con una certa preoccupazione alla discesa. Scendere dalla via di salita sarebbe stato un massacro, decidiamo quindi di provare a scendere per la dorsale opposta. Tutto bene fino a quando il costone non inizia a diventare ripido di brutto. Traversiamo con molti zig zag una specie di labirinto tentando di evitare il bosco fitto, i costoni pericolosi, i rognosi salti di roccia che non si vedono arrivando dall'altro. Sia pure faticosamente e laboriosamente, con calma e prudenza riusciamo, con parecchi traversoni e inversioni di marcia, a calare fino alla Malga Castrin. Abbiamo fatto tutta la discesa in assetto da salita, cioè con tallore libero e pelli
Col senno di poi, una scelta davvero azzecata
Dalla malga raggiungiamo la traccia fatta all'andata quindi caliamo rapidamente al tunnel dove abbiamo l'auto.
Nel complesso bellissima escursione, poco remunerativa sciisticamente parlando, bella anche da fare in ciaspole anche se attualmente temo ci sia troppa neve per le ciaspole. Nel bosco è tanta e farinosa, anche se pesante, nei versanti esposti tende già a fare crosta.
Abbiamo preso una bellissima giornata senza nuvole: freddo becco alla partenza, poi clima mite appena è uscito il sole, caldo africano in salita. In cima una leggera brezza freschina, ma si stava bene.