Dopo la bella ed esplorativa gita sulle vette dell'Alpe Pozze, mi porto, al pomeriggio, in Val di Pejo presso il Rifugio Fontanino dove passo la notte in macchina. Mi alzo molto presto il mattino e mi incammino al buio completo per la strada che porta lago di Pian Palù che in breve raggiungo. Continuo sempre su forestale verso la Malga Giumella, unica luce nel buio, dove l'allevatore è già da molto al lavoro nella stalla. L'ingresso nella Valle degli Orsi è tortuoso: passato il fiume, il sentiero indugia in lunghe deviazioni fino ai 2400 dove si porta finalmente al centro della vallata e dove finalmente il cielo inizia a farsi chiaro. Attraversata una piana sede di alcuni ruderi della Grande Guerra, il sentiero inizia ad inerpicarsi sul ripido canalone sassoso con stretti tornanti: dietro di me si fa strada il primo sole
La Valle degli Orsi si svegliaSuperato un nevaio, il segnavia sparisce per lasciar posto agli "ometti": segue una lunare distesa di rocce che preannuncia l'arrivo sulla piccola Vedretta degli Orsi. Calzati i ramponi, con una tirata sono sul ghiacciaio che ha più la parvenza di un nevaio. La neve è liscia e compatta, un piacere solcarla
Sulla Vedretta degli OrsiVista verso il Monte Giumella con il canalone scialpinistico sotto la vettaRaggiunto il canalino terroso sotto il Colle degli Orsi, lo risalgo con cautela utilizzando i ramponi che hanno un'ottima presa sul terreno ancora molto ghiacciato: un ultimo sforzo e sono alla forcella dove la vista si apre meravigliosa su tutte le vette del Ghiacciaio dei Forni. Poco sopra ha sede il piccolo Bivacco Meneghello
In arrivo al Colle degli Orsi, verso Punta CadiniIl Bivacco Meneghello appollaiato su una rocciaUna breve e sosta e continuo la salita: il cielo è ancora cobalto nonostante le prime nuvole da caldo si stiano addensando lungo i fianchi delle montagne e mi invoglia ad accellerare il passo. Dapprima sto poco sotto la cresta, sfuttando la neve molto dura e già tracciata, dopodichè, superata una rampa, ritorno sul crinale camminando a debita distanza dalle spettacolari cornici
Sotto la crestaIn crestaAd un certo punto la cresta devia verso il pinnacolo del Monte Giumella mentre davanti a me un candido pianoro aspetta di essere attraversato: sempre seguendo le tracce, continuo in questa splendida landa verso la vetta.
La Punta San Matteo mi aspettaVerso Ortles, Gran Zebrù e CevedaleControluce sul Monte GiumellaIncorciata anche la traccia che sale dal Ghiacciaio dei Forni, già percorsa con gli sci e compare Sambo, inizia l'ultima tirata verso la cima
Quasi in vettaFinalmente raggiungo la paradisiaca vetta di Punta San Matteo: la giornata sul lato nord/ovest è ancora eccelsa, verso sud si fanno strada le nuvole pomeridiane nonostante siano solo le 9 di mattina. La visuale è fantastica e spazia su tutto il gruppo, Bernina, Disgrazia, Presanella
Cordata che sale dal DosegùPanoramica di vettaLa croce di Punta San Matteo, verso l'AdamelloDopo una meritata (ma non troppo lunga) sosta, cerco di mettere in atto la mia idea di percorrere l'adiacente Val Piana, dove una presunta traccia scende ripida verso il Lagostel: inizio quindi a calarmi per lo scosceso pendio nevoso in ombra dove l'uso della picca diventa obbligatorio. Attraversato un breve pianoro inizia la parte più tosta della discesa, almeno per me: la cresta diventa piuttosto affilata ed esposta e mi costringe a muovermi con assoluta cautela. Con molta calma guadagno un gendarme da dove la traccia cala ripida verso una forcella poco sotto: in breve, dopo una un altra dose di adrenalina, supero anche questo tratto faccia a monte piantando bene la picca.
Cordata si cala verso il DosegùLa cresta si fa più impegnativaLa formbidabile cresta nord/ovest di Punta San MatteoOra calo un poco sulla Vedretta di Dosegù ed aggiro la cima con un traverso intercettando così l'ingresso in Val Piana
Poco sotto la crestaL'ingresso in Val PianaPer scendere devo affrontare un tratto ripido di nevaio alternato ad una fascia di roccette che scendo con attenzione. Mi trovo dunque sulla piccola vedretta dell'omonima valle che attraverso brevemente fino al suo termine.
La testata della Val PianaIl Monte Giumella domina la Val PianaOra su interminabili e ripidi sfasciumi, perdo quota velocemente fermandomi ogni tanto a far "raffreddare" le ginocchia (alla faccia della Val Piana). In corrispondenza di un'altura denominata Dos dei Morti, mi porto alla sua sinistra dove, secondo le carte, scenderebbe la traccia ma, ovviamente, di tracce manco l'ombra. Finalmente raggiungo una bel tratto pianeggiante che rende più onore al nome della valle.
La parte alta degli sfasciumiLa Presanella resiste circondata dalle nubiIl tratto pianeggiante della Val PianaSguardo verso la ripida discesa effettuataArrivato sul sentiero, non scendo subito ma traverso per dare uno sguardo al Lagostel: con un breve tratto di salita che risulta massacrante per le mie gambe, arrivo al paludoso laghetto al quale però manca la giusta luce per essere ammirato.
Il LagostelScendo ancora fino ad intercettare la stradina di Malga Paludei che, con un tratto in falsopiano, mi riporta alla Malga Giumella mentre sotto di me risplende il Lago di Pian Palù
Lago di Pian PalùBrevemente, seguendo il percorso dell'andata, sono al Rifugio Fontanino concludendo così la splendida traversata
Dislivello: 1900 metri
Sviluppo: 24 Km
Difficoltà: EE/F