Sperando di far cosa gradita a qualche appassionato, riprendo il filo delle escursioni "belliche" non già relazionate (mi pare..).
Siamo nel massiccio del Cristallo, versante nord.
Destinazione Monte Scabro, alias Rauhkofel: ai giorni nostri mèta ignota ai più (non più segnata sulle carte come sentiero, bensì come traccia) ma di certo interesse sia storico che paesaggistico. Anche in pieno ferragosto, la mèta, a poche centinaia di metri dalla trafficatissima strada alemagna, regala un senso di pace e solitudine unici.
Il Monte Scabro è una lunga dorsale coperta di mughi che, poi, lasciano spazio alla dolomia nella sua brulla cima (Rauh=brullo) e che si distende tra due valli: la Val Fonda, che rappresenta l'ordinario accesso al ghiacciaio del Cristallo e, dall'altro lato, la Val Fontana di Sigismondo: valle secondaria e "dimenticata" dalla quale però si prende questo itinerario.
Qui l'ingresso della Val Fonda, sullo sfondo a sinistra il Cristallo e la dorsale tutta a destra è il Monte Scabro: la cima più alta è quella posta al centro della verticale tra il cippo e la croce. A destra della cima c'è una selletta dove si trovano le postazioni della Grande Guerra che visiteremo. Il cippo con il n.1 indica appunto il numero progressivo dei cippi che, nel 1753, furono collocati in accordo dalla commissione Serenissima/Asburgo per individuare i confini tra Venezia e l'Austria.
Qui l'altro versante, cioè la Val Fontana di Sigismondo, con il Monte Scabro al centro: le postazioni si trovano grossomodo dove finiscono i mughi al centro, ma noi saliremo fino alla cima.
Inizia la salita della Val Fontana Sigismondo lungo il greto del torrente (il nome fa riferimento alla sorgente di Sigmund, che si trova alla testata di questa valle) tra pareti rocciose su scomodo "sentiero"....
Ad un certo punto si deve abbandonare la valle e piegare a sinistra (est) per intuire la traccia del vecchio sentiero militare che portava alle postazioni.
La solitudine dell'ambiente si intuisce subito dalla frequentazione ...
Mano a mano che ci si alza di quota, si apre la visuale verso ovest con la baranciosa cresta di Costabella (in primo piano), dove erano arroccati gli austro-ungarici e sullo sfondo la fantastica Croda Rossa d'Ampezzo.
Giungiamo così alla "selletta" con la Cima del Monte Scabro davanti a noi, alla cui base già si intravedono alcuni antri adibiti a postazione.
Giunti alla base, ecco i primi resti
Queste posizioni furono oggetto di un feroce combattimento nell'aprile 1916, allorquando esse, in salde mani austriache, furono oggetto di conquista italiana con una improvvisa sortita, che però durò solo poche ore; infatti, la reazione austriaca fu violenta e implacabile e spazzò via i conquistatori, battendo la postazione dalla sovrastante posizioni dominante, la cresta di Costabella.
Merita la descrizione dell'episodio fatta dal Tenente Niehans, come riportata da Antonio Berti nel suo libro:
"Una giornata primaverile è al suo termine. Vaste ombre, lente, calano a valle delle muraglie rocciose. Spuntano miriadi di stelle, scintillano nel buio vallone. La natura riposa ma giù, nel vallone, ferve silenziosa la vita. La schiera dei volontari in tre colonne si snoda con lanterne cieche lungo serpentine sottili su per le rughe della montagna cupa. Si ferma. Il Comandate al telefono ordina:" Che l'artiglieria cominci". Le bocche dei grossi calibri, in valle, cacciano fuori lunghe lingue di fiamme. Le granate rombano lassù, come boati di una bufera. I colpi si scaricano con la violenza di un nubifragio; frammenti proiettati lampeggiano e ricadono come grandinata di ferro. La montagna trema. I grossi calibri sparano con furore sempre più selvaggio: non s'ode più che un unico interminabile tuono. Il terriccio e la neve sprizzano in alto, le trincee sconvolte si spianano, i muri rovinano. Frammenti di baracche e coperture roteano nell'aria. Blocchi di roccia, sui quali erano passati millenni, spezzati e lanciati, piombano nel vuoto, asportano e seppellendo ufficiali e soldati. Il nemico tien duro fino a che tutto è trasformato in un caos. Da sotto le maceria escono voci che lanciano grida di aiuto. Ma è guerra, non c'è misericordia. Una colonna poderosa di fumo nero avvolge la scena di terrore. Le spade di luce dei proiettori puntano su quella ecatombe paurosa". Ed in effetti, basta guardarsi attorno per trovare, a un secolo di distanza, testimonianze di tale battaglia.
addirittura un proiettile di mortaio (pericolsamente) integro...
A questo punto, grazie al nostro amico Nicola, già stato qui anni addietro, ci addentriamo in una galleria, per uscire a carponi, non senza fatica, dall'altro lato: attraverso questo passaggio, accediamo cosi ad un camino nascosto, leggermente marcio, che ci apre l'accesso verso le balze che portano alla cima.
eccoci nel camino; là sotto la galleria da cui siamo usciti
Dietro di noi, la "selletta" dove eravamo giunti prima di imbatterci nelle postazioni, e la parete gialla, alla cui base si intuisce...il ....sentiero che faremo per rientrare
Segnali di ambiente "incontaminato": un raponzolo di montagna, fiore di origine antichissima
Proseguiamo l'ascesa con passaggi di I II grado.
E una inquitante spada o meglio roccia di Damocle sulle nostre teste
Finalmente, dopo un ultimo passaggio di III grado, reso tale dalla presenza di mughi, sbuchiamo sul pianoro sommitale
Davanti a noi, la cima del Cristallo col suo circo glaciale.
Dietro, a nord... tutto...
Da sinistra, Pratopiazza e il Picco di Vallandro, il lago di Landro alla base del Monte Piana; tutto il gruppo Baranci-Rondoi-Rudo, i Tre Scarperi, fino, alla destra, le Tre Cime, che, viste di infilata, sembrano un solo monolite.
Dopo un meritato riposo, riscendiamo con cautela sui nostri passi fino alla selletta: qui, con retrospettiva, rivediamo la cima appena lasciata
e ci apprestiamo al passaggio "chiave", alla base della parete gialla vista prima, dove un frana ha "resettato" il tracciato ed occorre ... arrangiarsi...
fino a raggiungere un... asse di legno per superare il baratro
Siamo finalmente fuori dal passaggio da "brivido"
e passiamo acconto ad altri "commoventi" resti di vite passate...
"bancale" per scaldarsi datato 1916
e cucina... economica
Quindi si ridiscende per traccia di sentiero in mezzo ad una mugheta.
Giro di medio impegno, più che per il dislivello, 900 mt circa, per qualche passaggio un pò ...particolare o precario.
Ma in un ambiente veramente isolato, dimenticato e quindi quasi incontaminato: ciò rende, a mio parere, ancora più vive le testimonianze e forte il senso di drammaticità per gli eventi bellici che lì sono avvenuti.
Una foto dei luoghi di allora (si intuisce nella neve, il sentiero che sale a zig zag) e lo stesso luogo oggi