Provo a dare il mio contributo nella recensione di nuovi itinerari per eventuali amanti della montagna solitaria e, quindi, impegnativa.
Siamo nella ancora, per fortuna, snobbata/ignota zona del Gruppo del Cridola e degli Spalti di Toro, a confine tra Veneto e Friuli.
Una zona, per me, meravigliosa: i pochi accessi e, soprattutto, i grandi dislivelli permettono un'ampia "selezione" che, spesso, porta a non incontrare nessuno, anche in piena estate. Questo è un paradiso non solo in inverno, per lo scialpinismo (in primavera, più che altro, in inverno i dislivelli sono veramente tosti, over 1500...) ma anche in pieno luglio ed agosto, dove il fiume umano (vaicolare) dopo avere congestionato la strada Alemagna da Longarone per riversarsi verso Cortina, si prosciuga sul ramo est, lasciando indenne questo gruppo montuoso, seminascosto alla vista, dal caos.
Infine, sempre a mio parere, la bellezza di questo gruppo non è seconda alle dolomiti più belle e più famose: dal Brenta al gruppo Tre Cime/Sesto ecc, sfido a trovare un tale quantità di guglie, pinnacoli, forcelle altissime, molte valicabili, come qui.
Un'immagine emblematica qui sotto.
Gli Spalti di Toro
Bene.
L'anello in questione prevede una traversata di due giorni con pernotto in un bivacco che, in realtà, è uno chalet "privato" di proprietà della sezione Cai del luogo a cui vanno richieste le chiavi. Già visto in precedente escursione e ottenuti i "permessi" del caso mi sono quindi organizzato così:
prima giornata partenza dal Rif. Cercenà mt 1050 fino al Bivacco mt 2050. Verso sera, Cima Montanel per il tramonto, mt 2461.
Giorno successivo, salita a Forcella Crodon, quindi al Crodon, mt 2389; discesa in versante opposto per intercettare un nuovo sentiero "alpinistico" che, creato pochi anni orsono dal Cai locale, permette di attraversare tutto il gruppo Cridola sfruttando una cengia mozzafiato tra quota 2150 e 2400 circa, per poi calarsi per ghiaione in valle e chiudere l'anello. Stando all'unco riferimento cartaceo da me rinvenuto che descrive questo sentiero alpinistico, sarebbe consigliato l'uso di una corda di 20 metri per vincere un paio di punti ostici. Dopo essermi confrontato con coloro che lo hanno percorso e "tracciato", mi viene - con tutte le valutazioni soggettive del caso - riferito che, se avvezzi di montagna, la corda non serve. Andiamo a vedere...
Arrivati in auto al Rif. Cercenà, con comodità alle 13.00 (compresa un'ora di colonna in auto a Longarone...) partiamo per il bivacco dove arriviamo in 2 ore (a passo spedito). Nessun timore di non trovare posto: poichè lo "chalet" va prenotato, con successivo ritiro delle chiavi, che sono già in mano nostra, abbiamo la doce certezza di averlo tutto per noi...
Eccolo, a mt. 2050, attorniato dal bosco, in vista delle strapiombanti pareti.
Dopo esserci sistemati, attendiamo l'ora del tramonto, per salire alla cima del Montanel dove giungiamo nel momento magico.
In 45 minuti, leggeri, senza zaino, a passo spedito, arriviamo alla cima 2461. La cupola sommitale è in buona parte uno scosceso dosso erboso, pericolossissimo se bagnato. Gli ultimi 50mt si sviluppano su rocce e roccioni, con passaggi stretti e che richiedono una facile arrampicata, II grado, ma da farsi con attenzione: roccia marcia e baratri, possono rendere un errore fatale o quasi.
Cima Montanel: laggiù le dolomiti del Cadore, a partire, a sinistra dall'Antelao (a forma di piramide) per poi passare dal Sorapis, Marmarole, Tre Cime, Popera
Qui dietro, il panorama verso sud, da sinistra il Cridola e a seguire Cima Herberg e il Crodon, che saliremo l'indomani.
Enrosadira.
Da qui vediamo bene la prima parte del percorso di domani: la salita del ghiaione che conduce ad una cengia "bella" aerea... che a sua volta porta alla forcella del Crodon.
Impressiona, almeno a noi...
Notte al bivacco. Il paradiso è qui. Lontani, ma non lontanissimi dal mostruoso inquinamento luminoso, la quantità di stelle è tale che lascia senza parole: la fotografia, non rende comunque giustizia.
L'indomani, con calma, si attacca il ghiaione e ci si immette nella cengia: meno impressionante, come spesso accade, una volta "a cavallo".
La dietro la cima Montanel, salita la sera prima.
In vista della forcella del Crodon
In forcella. Sempre il prato sommitale del Montanel, sullo sfondo
Con attenzione, per rocce e roccette saliamo la cima del Crodon
Panorama dalla cima verso il Cadore: in basso il lago di Calalzo e sullo sfondo le Dolomiti cadorine, ampezzane e di Auronzo.
Verso sud, gli Spalti di Toro: un anfiteatro meraviglioso di bosschi, guglie e forcelle.
Ora ci dobbiamo calare nel versante opposto per innestarci nel sentiero del 50emo: il nome deriva dal fatto che è stato disegnato dalla Sez Cai di Domegge, per il suo 50emo dalla fondazione. L'itinerario è questo.
Scendiamo di circa 250mt nel ghiaione
Quindi lo attraversiamo in direzione est, verso un pulpito verdeggiante
Bene, agganciato: le tracce, qualche mugo "segato" e gli ometti di pietra, ci confermano la scelta. Sullo sfondo il Crodon, salito prima e il ghiaione appena sceso.
Questo "sentiero" è veramente bello: un continuo sali scendi, che alterna tratti "rilassanti", abbelliti da stelle alpine e fiori, dove ci si sente lontano dai baratri, protetti da mugheta, come questo
A tratti che, invece, sono molto ...aerei... e che richiedono piede fermo e concentrazione.
i panorami sono veramenti meravigliosi
Ma occorre non distrarsi troppo, in certi momenti...
Dopo circa 2 ore in questo continuo passaggio da relax a "concentrazione", arriviamo, all'ultimo passaggio "chiave" quello per il quale sarebbe consigliato l'uso di 20 metri di corda. In effetti, a un soffio dall'uscita dalla cengia, rimaniamo un pò perplessi: un paio di anelli infissi alla parete e un piccolo diedro di circa 3 metri che va evidentemente risalito arrampicando:
un II grado, niente di proibitivo, per carità, se non fosse che, non si vede cosa c'è dietro (sarà peggio?), la roccia è terrificante (qulasiasi cosa tu tocchi si muove o si stacca) e l'inizio del passaggio è praticamente a strapiombo. Insomma, un errore, una scivolata, un appoggio che se ne va e... son dolori. Se va bene.
Con attenzione e tensione lo superiamo: qui sotto, il passaggio visto dall'alto.
Lo superiamo indenni ma la concentrazione va tenuta alta, perchè, dall'altra parte, ci attende un canalino delicato, ripido e marcio ovunque
Stando attenti a non scivolare, non toccare alcuna roccia o pietra e trovare l'equilibrio sul peggiore dei terreni, ne usciamo e
..finalmente ci si apre un immenso ghiaione che ci condurrà a forcella Scodavacca: là di fronte il bellissimo Crodon di Giaf
Ancora un po di attenzione, per non smuovere frane ciclopiche.... e finalmente approdiamo a forcella Scodavacca, un comodissimo e verdeggiante valico che ci condurrà, attraverso mugheta e bosco al punto di partenza.
Un itinerario meraviglioso. primo giorno dsl 1400mt circa, secondo giorno circa 600 mt. In totale circa 18km.
Ultimo dettaglio tecnico, che più conta: altri ominidi incontrati nella traversata tra sabato e domenica: 0 (zero).
Corda si, corda no? Soggettivo. Ma, a mio parere, siamo al limite: non per le capacità tecniche di qualcuno, ma per l'inaffidabilità "oggettiva" della roccia e della collocazione del passaggio.