Girovagandoblog

Escursioni in Trentino – il blog del forum girovagandoinmontagna.it

Marzo 30, 2013
di Agh
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La bellezza salverà il mondo?

capitozzature

Il brutto avanza inesorabile: spaventose capitozzature nella periferia sud di Trento

Davvero “la bellezza salverà il mondo?” La famosa frase de L’idiota di Dostoevskij, a pronunciarla oggi, rischierebbe di far sembrare l’idiota in questione un idiota a tutto tondo, di un’idiozia tragicamente definitiva e irrimediabile. Perché ovunque si volga lo sguardo, fatte salve le bellezze naturali che ancora resistono miracolosamente, quel che si vede in giro induce a ben poche speranze. L’opera dell’uomo moderno suscita spesso l’orrore, la rabbia o la pietà a seconda dei casi. Sembra vi sia quasi un’ostinata e implacabile volontà di rovinare quanto di bello è rimasto.

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Il paese di Trambileno, in Vallarsa, finalmente “valorizzato”

In special modo è l’accanimento puntiglioso contro la natura, contro il paesaggio, il consumo forsennato del territorio, l’urbanizzazione selvaggia che si spinge fino in alta quota, che lascia semplicemente sconcertati. Quando ci si trova di fronte all’ennesimo sconcio si resta attoniti e sorge spontanea la solita domanda, quasi sempre senza risposta: “Ma perché?”.

scempio3

Presa di acqudotto in montagna a 1800 metri nei pressi di Passo Castrin

Nel link riportato qui sotto propongo un piccolissimo ma credo significativo campionario di orrori,  sconci, scempi inutili, sciatterie, crimini naturali e qualche famigerata “valorizzazione”, termine ormai divenuto sinonimo di scempio. Le immagini parlano da sole.

Campionario di orrori, scempi, crimini naturali, “valorizzazioni”

parcheggio_viote

“Riqualificazione” sul Monte Bondone a 1600 metri di quota,
a pochi passi dalla Riserva integrale (foto da Cipputiblog).

Marzo 28, 2013
di Agh
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Gasherbrum – La Montagna di Luce (di Werner Herzog 1984)

Bellissimo documentario di Werner Herzog sulla doppia salita di Reinhold Messner e Hans Kammerlander al Gasherbrum I e II. Il celebre regista tedesco non si sofferma tanto sulle  difficoltà alpinistiche dell’impresa, quanto sulle motivazioni che spingono gli alpinisti a cimentarsi in imprese simili. Herzog scava da par suo nei sentimenti e nell’anima dei due famosi scalatori, con domande spiazzanti che fanno scoprire i lati più nascosti ed intimi. Molto belle le riflessioni di Messner, tra l’altro è la prima volta che l’ho visto piangere a dirotto…  Il film è in tedesco ma sottotitolato in italiano. Da vedere.

http://www.youtube.com/watch?v=bFg9LasMna8&feature=share&list=PLKRIy78KLz-pG9pjdLbkz5jIU6z-smHYm

Marzo 27, 2013
di Agh
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Traversata scialpinistica del Lagorai

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=YWqcXGnWxB4]

Ecco una meravigliosa traversata scialpinistica della Catena del Lagorai, dalla Panarotta al Passo Rolle. E’ stata compiuta nel febbraio 2011 da Paolo Acler e Andrea Caser.

Chiariamo subito che, a dispetto della professione di modestia dei due autori, si tratta di una impresa impegnativa fisicamente e tecnicamente. Alpinisticamente le difficoltà sono modeste, ma è necessaria una assoluta padronanza dello sci in fuoripista, un’eccellente forma fisica e un’ottima capacità di orientamento. Bisogna sapersi inoltre muovere molto bene su terreno misto con neve e ghiaccio, con tratti ripidi da fare sci in spalla. La traversata dura circa 3 giorni, ma è fondamentale imbroccare la “finestra” di bel tempo ma sopratutto delle buone condizioni di neve con manto assestato.

Ma ecco alcune considerazioni sulla traversata dalla viva “voce” di uno dei due protagonisti, Paolo Acler.

“Ci ha aiutato molto una conoscenza pluridecennale del Lagorai,  dei vari valloni e tratti che poi abbiamo unito. La prima traversata del 2010 è stata un po’ più avventurosa, anche per le condizioni di pericolo di valanghe (2-3) che ci ha costretto ad un itinerario più laborioso e stressante, e per il tempo un giorno ventoso e freddo, un altro, cambiata esposizione, fin troppo caldo. L’itinerario del 2011 l’abbiamo preparato meglio, forti anche della conoscenza dell’anno precedente, siamo stati fortunati a poter scegliere dei giorni perfetti con pericolo di valanghe 1.

Per poter essere veloci il primo giorno lungo e con forte dislivello abbiamo alleggerito gli zaini portando in precedenza alla Malga Buse sacco a pelo e fornelletto e un po’ di viveri, in genere gli zaini non hanno mai pesato più di 11-12 kg penso. Avevamo qualche tempo prima anche  esplorato la caverna-bivacco Teatin sopra il passo Litegosa, che non conoscevamo e che può essere difficile da localizzare e sommersa dalla neve. I tratti alpinistici da levare gli sci e mettere eventualmente i ramponi non sono molti: i canali dell’Hoabonti, decisione dell’ultimo momento viste le ottime condizioni,  cosí si può rimanere sulle panoramiche creste senza perdere quota, il canalino di salita alla cresta del Lasté delle Sute, gli ultimi metri per la Litegosa, la discesa mattutina dal bivacco Litegosa, la salita al Castel, gli ultimi metri della Cima Cece.

Moltissimi invece i togli e metti pelli, che non sempre attaccavano perfettamente. Le difficoltà alpinistiche di neve-misto non superano mai il PD, forse qualcosa di più il canalino del Castel, ma qualcuno lo aveva sceso con gli sci dalla vetta! Una certa sicurezza ce la dà la doppia becca dei bastoncini (una costruzione semi-artigianale n.d.r.), non avevamo portato piccozza e corda.

Andrea usa due bastoncini con becca fissa originale Black Diamond, io due bastoncini su cui ho fissato un puntale retraibile Grivel Condor, più corto, così sono più tranquillo di non essere infilzato in caso di caduta incontrollata. Secondo me sono utili in traversi esposti, in salita su canalini ripidi o pendii ghiacciati, in discese in derapata consentono un blocco immediato prevenendo la scivolata, sostituiscono spesso la piccozza.

La maggior parte delle cime si superano in traversata o con breve deviazione: lasciavamo gli zaini se si doveva ripassare da un determinato punto. Confermo che la nostra abilità sciistica si può definire media, ma non ci sono nella traversata particolari difficoltà.

8 – 11 febbraio – La prima notte l’abbiamo passata a Malga Buse, dopo il Passo Manghen: la seconda nella caverna-bivacco Nada Teatin al Passo Litegosa; la terza al Bivacco Paolo e Nicola alla Forcella Val Maggiore. Una traversata da Passo Rolle a Palù del Fersina l’ha fatta in giornata Franco Nicolini nel 1993, mai ripetuta”.

Sul nostro forum girovagandoinmontagna.it si è sviluppata al riguardo una interessante discussione tra forumisti 🙂

Marzo 27, 2013
di Agh
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Registrare semplicemente una traccia GPS con un data logger

gps data logger

Un pratico logger GPS

Esiste una semplice alternativa al tradizionale strumento GPS: si chiama “data logger”. E’ una piccola scatolina grande quanto la metà di un pacchetto di sigarette, che registra fedelmente la traccia GPS come uno strumento tradizionale.

Chiariamo subito: NON aiuta in alcun modo nell’orientamento, infatti non ha alcun display e perciò non mostra nessun dato: il suo compito è solo di registrare la traccia GPS e questo lo fa bene (alcuni logger possono comunque essere collegati a uno smartphone via bluetooth o con cavetto, per controllare la propria posizione sulla cartografia scaricata sul telefono).

Ma qual è allora lo scopo di un semplice logger? E’ quello di registrare la traccia per poterla rivedere una volta a casa, potendola caricare e visualizzare per esempio su Google Earth o in altri programmi. Le tracce possono anche essere ricaricate sui GPS tradizionali, per poter seguire lo stesso itinerario, o condivise online per mostrare ad altri il percorso fatto.

Il grande vantaggio dei logger è che sono molto semplici da usare: si accendono all’inizio della gita, si aspetta circa 1 minuto che sincronizzino i satelliti, si mettono nella tasca superiore dello zaino e si dimenticano fino alla fine della escursione. La batteria è di tipo telefonico (modello Nokia), e resiste tranquillamente oltre le 20 ore. Tramite un pulsantino possiamo anche “marcare” eventuali punti di interesse come baite, sorgenti, forcelle, bivi, cime eccetera.

everytrail

La traccia GPS caricata su Everytrail con le foto “taggate” e geoposizionate

Oggi esistono molte app per smartphone che hanno la stessa funzione: registrano la traccia GPS. Leggi in proposito l’interessante articolo su Cipputiblog Android e GPS: sono arrivati i logger interni. Personalmente mi trovo molto bene con l’app MyTrails che uso da alcuni anni.

In definitiva, se ti interessa tenere traccia delle tue escursioni senza complicarti troppo la vita, prenditi un logger. Un buon logger come l’I-Blue 747 che uso con soddisfazione ormai da anni, costa poche decine di euro.

Tramite la traccia GPS è possibile inoltre sincronizzare (taggare) le foto scattate durante l’escursione, mostrando la posizione esatta in cui sono state scattate (vedi questo esempio di escursione Giro dei 12 laghi nel Gruppo Presanella). Basta impostare l’ora esatta nella macchina fotografica digitale, che coinciderà (secondo più secondo meno) con quella del logger che è a sua volta sincronizzato con i satelliti ed il gioco è fatto.

Marzo 27, 2013
di Agh
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Brenta e Lagorai come non li avete mai visti :)

[youtube=http://youtu.be/KhKjLsx4Hgw]

In volo per 270 km con un piccolo aereo da turismo del Cus Trento – Volo a vela sulle Dolomiti di Brenta e sulla Catena del Lagorai (scusate il crapone del mio collega sempre tra le balle ma lo spazio era quello che era). Se non avete mai volato, in questo video vedrete il Brenta e il Lagorai come non li avete mai visti :). Il pilota è Raffaello Devilli detto “Raffo”
La mappa GPS del volo e molte foto

Marzo 26, 2013
di Agh
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“L’eco del silenzio”, la storica salita alla parete nord dell’Eiger

Il famoso alpinista-scrittore Joe Simpson (la cui straordinaria lotta per la sopravvivenza è narrata nel libro La morte sospesa, da cui fu tratto un gran bel film), ripercorre una delle vicende più tragiche dell’epopea dell’alpinismo classico: il tentativo del giovane e brillante scalatore Toni Kurz che nel 1936 affrontò con tre compagni di cordata l’inviolata parete Nord dell’Eiger.

Con una coinvolgente ricostruzione dei fatti accaduti in quei “maledetti” giorni, Simpson ci guida in un tempo e in uno spirito dell’alpinismo che sembrano oggi lontanissimi. L’impresa si concluse drammaticamente, ma rimane uno degli esempi più eroici e luminosi nella storia dell’alpinismo mondiale.

Il film si può vedere in edizione integrale e in italiano su Youtube, meglio vederlo subito finché dura! 🙂

[youtube=http://youtu.be/MDNyoizM510]

Marzo 26, 2013
di Agh
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Come nasce una mappa topografica

augusto_cavazzani

Il cartografo Augusto Cavazzani
(foto Gianni Zotta da Vita Trentina)

Come nasce una mappa topografica per l’escursionismo? Ripropongo qui la risposta del cartografo Augusto Cavazzani, pubblicata sul nostro forum in una discussione riguardo le nuove mappe Trekkart da lui realizzate per la casa editrice Edizioni31 di Trento.

“Cerco di rispondere alle domande che i diversi partecipanti al forum si sono posti. Una carta topografica ed a maggior ragione una come Trekkart che copre al suo debutto l’intero territorio provinciale, non può essere esente da errori o imprecisioni. Naturalmente si è cercato di lavorare affinché queste pecche potessero essere ridotte al minimo”.

Precisione geometrica dei dati
Innanzitutto si è voluto scegliere con quali basi di dati fosse possibile compilare la carta di sfondo. La nostra scelta è caduta sulla Carta Tecnica della PAT (Provincia Autonoma di Trento, vedi anche il portale GIS provinciale), che è la carta ufficiale del territorio rappresentato. Analogamente si è operato per le porzioni territoriali limitrofe (Veneto, Alto Adige, Lombardia).

Isoipse 
Generalmente l’equidistanza tra le curve di livello è in rapporto alla scala della carta. Con scala 1:25.000 la regola vorrebbe l’equidistanza di 25 metri. Avendo scelto di non rappresentare le pareti rocciose, che generalmente vengono disegnate a parte a mano libera e sono comunque una rappresentazione molto soggettiva della realtà, Trekkart ha optato di rappresentare il territorio fisico con curve di livello ad equidistanza 10 metri.
Con questa scelta grafica, le curve di livello sono più “fitte”e quando sono estremamente vicine si avrà una parete molto ripida e viceversa. L’ombreggiatura aiuta a capire questa caratteristica.

Sentieri numerati
Esistono svariate categorie di sentieri e quelli che più interessano l’escursionista (e quindi il cartografo) sono quelli numerati e segnati. La nostra Provincia ha emanato norme precise sulla numerazione e gestione di questi sentieri. La motivazione è data dal poter garantire una adeguata manutenzione dei sentieri, che comporta poi tutta una serie di problematiche che sono spesso evidenziate sui quotidiani o sulle riviste di settore.
L’ente gestore che si fa carico della manutenzione della maggior parte dei sentieri sul territorio provinciale è la Società degli Alpinisti Tridentini (SAT), la sezione numericamente più grande del Club Alpino Italiano (CAI). Ma non è la sola. Esiste un Catasto dei sentieri che comprende anche alcuni altri Enti (Enti Parco, Società funiviarie, altri soggetti), che con adeguati accordi con la PAT si fanno carico della gestione di sentieri non gestiti SAT. Questi sentieri hanno una numerazione che si diversifica da quella tradizionale SAT (composta sempre da 3 numeri). Hanno davanti al numero una lettera dell’alfabeto, che si riferisce al gestore designato. Sono sempre con segnale colorato bianco e rosso.

In Trentino i sentieri con queste caratteristiche sono 911 SAT e circa 50 di altri Enti gestori, per una lunghezza totale di più di 5.000 chilometri. A questi si aggiunge un numero non definito di altri sentieri segnalati da Enti non rappresentati nel Catasto provinciale, che riguardano spesso iniziative locali. Ad ogni inizio di stagione favorevole all’escursionismo a piedi, gli enti gestori si fanno carico di verificare, segnalare, variare, gli itinerari dei sentieri in Catasto, al fine di ripristinarne l’agibilità che a volte viene compromessa dalle nevicate invernali o da altre cause naturali. Inoltre vi è la possibilità di aggiunte al Catasto, dovute alla tabellazione di nuovi itinerari, su iniziativa dei diversi Enti. Tutto questo lavoro necessita il continuo aggiornamento delle carte escursionistiche già pubblicate, con tutto ciò che consegue a livello di distribuzione e vendita.

Altri sentieri
Naturalmente esistono tantissimi altri sentieri non segnalati, che sono sicuramente di più di quelli segnalati. Per risalire a questo tipo di viabilità non vi è un Catasto, ma è necessario che questi sentieri siano stati disegnati sulla carta tecnica della PAT. Oppure che siano stati rilevati su carte prodotte per altre finalità, o percorsi fisicamente da chi produce le carte escursionistiche. Come è noto la carta della PAT è frutto della restituzione da fotografie aeree. Non sempre è possibile riconoscere un sentiero (od una traccia di sentiero) in una foto aerea, soprattutto quando queste sono coperte dalla vegetazione dei boschi. Questo è uno dei motivi per cui molti sentieri “normali” non sono rappresentati correttamente su molte carte escursionistiche. Un altro motivo può essere quello evidenziato nel forum, dove nonostante il sentiero o la traccia di sentiero sia effettivamente presente sul terreno, questo non viene segnato sulla carta. Nel caso specifico, l’area che racchiude il Castelaz è compresa nel Parco Naturale delle Pale di San Martino, ed è un’area particolarmente protetta. Per questo motivo l’ente parco invita a non uscire dai sentieri ufficiali, per cui gli altri non sono stati inseriti.

GPS
E’ un formidabile ausilio per l’escursionista. Trekkart prevede la georeferenziazione delle proprie carte, con l’inserimento lungo i bordi delle tavole delle coordinate del reticolato chilometrico. Il GPS è altresì uno strumento non sempre totalmente affidabile. Questo vale anche per l’utilizzo nel rilievo dei dati cartografici (sentieri). Per ottenere dati ad alta affidabilità è necessario disporre di antenne molto potenti e di molto tempo a disposizione per stazionare sui diversi punti da rilevare. Il rilievo speditivo (muoversi con il GPS lungo un sentiero e rilevarne la traccia) non è sempre migliore del rilievo “a manina” eseguito da un esperto rilevatore. Tutti i dati raccolti con il GPS sono necessariamente da verificare prima di essere trasferiti sulla carta.

Marzo 25, 2013
di Agh
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Le mappe Trekkart per il Trentino

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Le mappe Trekkart stanno comodamente nel taschino (© foto Agh)

Stanchi delle carte topografiche formato lenzuolo? Da oggi ci sono le mappe Trekkart di piccolo formato, che stanno comodamente nel taschino della camicia.

Tutti abbiamo provato il disagio durante qualche escursione di doversi fermare apposta per estrarre la cartina dallo zaino, magari sotto una pioggia battente o con un forte vento che strappava la carta dalle mani. Così la casa editrice trentina Edizioni31 ha adottato una soluzione originale: non più il tradizionale formato ma uno molto più maneggevole. La mappa chiusa infatti, stampata a doppia faccia, misura appena 12×8,5 centimetri e sta in qualsiasi tasca.

Le mappe Trekkart coprono tutto il Trentino in scala 1.25.000 con ben 99 tavolette. Possono essere acquistate singolarmente (2 euro) anche on line nel Trekkart Store, oppure nella collezione completa in cofanetto (con uno sconto del 28%).

La cartografia è opera di Augusto Cavazzani che per l’occasione ha realizzato questa nuova edizione originale ed aggiornatissima. Tutte le mappe sono disponibili anche raccolte in un nuovo Atlante Cartografico, con corposo elenco dei toponimi. Nel nostro forum è possibile organizzarsi per acquisti di gruppo con interessanti sconti.

Update: le mappe Trekkart sono ora disponibili GRATUITAMENTE nella versione digitale: la app (e relative mappe) si può scaricare da Google Play o dall’Apple store

Marzo 25, 2013
di Agh
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Conoscere le cime

panoramen

Quante volte vi è capitato di osservare il panorama da un cima e non saper riconoscere le vette circostanti? Ebbene esiste una magnifica applicazione su internet di Ulrich Deuschle che vi permette di generare il profilo di tutte le cime visibili da un punto prefissato (vedi anche il post dedicato alla Cometa PanStarrs)

panoramen2

La schermata principale per generare le tavole panoramiche virtuali

L’utilizzo è abbastanza semplice: collegatevi al sito delle tavole panoramiche virtuali ed eseguite i settaggi di base:

1) con l’aiuto della mappa, individuare il punto di osservazione e fissate il segnalino rosso
2) selezionate la direzione dello sguardo
3) impostate l’ampiezza della vista (può essere fino a 360°)
4) create il panorama

panoramen3

Ed ecco il risultato! I nomi delle cime sono cliccabili e rimandano all’esatta posizione geografica riportata su Google Maps o Google Earth!

Non è magnifico? Esistono anche delle applicazioni per smartphone dotati di GPS che fanno un lavoro simile, più o meno bene, mostrando in tempo reale i nomi delle cime, semplicemente inquadrandole. Tra le app più note, acquistabili per pochi euro,  Peak.ar e Peak Finder Alps. Il difetto di queste applicazioni è che se siete per la prima volta in una determinata zona l’applicazione vi chiede di scaricare i dati e se non c’è campo vi attaccate al tram 🙂

Marzo 24, 2013
di Agh
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Canon G12, ottima compatta per la montagna

PowerShot_G12

Canon Powershot G12, un’eccellente compatta che si trova online a poco più di circa 400 euro.

Spesso mi chiedono consiglio su quale macchina fotografica comprare per fare foto in montagna. Rispondo che non ho la pretesa di dare riposte esaustive ma personalmente mi sono sempre trovato bene con le compatte Canon della serie “G”. Dalla gloriosa G1 arrivata sul mercato nel 2000, siamo arrivati oggi alla G15.

Questo vezzo di sfornare un modello ogni due anni è una moda che non mi è mai piaciuta molto, specie se le migliorie rispetto al modello precedente sono minime. Addirittura tra un modello e l’altro ci sono stati a mio avviso dei peggioramenti, ad esempio la G7 rinunciò al display orientabile, una delle caratteristiche più comode e interessanti per chi si cimenta con le foto macro. Provate a fare una foto di un fiore sulla riva di un torrente o in una torbiera senza poter inquadrare con lo schermo orientabile! Il display orientabile ritornò a furor di popolo sui modelli successivi, per poi sparire di nuovo sulla G15. Una decisione assurda motivata dalla volontà di rendere l’apparecchio più sottile. Resta comunque il fatto che tutte le Canon della serie “G” siano ottimi apparecchi per gli appassionati di fotografia. Questo è quindi il momento buono per comprare una ottima Canon G12, che si può trovare online sotto i 400 euro, ovvero 50-80 euro  meno rispetto all’ultimo modello.

Ma vediamo le principali caratteristiche di questa ottima macchina, che in buone condizioni di luce rivaleggia in qualità con le reflex. Anzitutto l’ingombro, pur non essendo proprio un peso piuma ha dimensioni contenute e si porta facilmente a tracolla, molto più piccola e maneggevole di una reflex. Ha un aspetto solido e molto robusto, un piccolo carrarmato che “cade” bene in mano. Anche le ghiere sono al posto giusto, generose e ben dimensionate. Piuttosto veloce l’accensione e la messa a fuoco. Ottimo come detto il display orientabile da 7,0 cm (2,8″), insostituibile per foto macro di fiori, insetti e piccoli particolari, con livella elettronica. Può essere chiuso col dorso contro la macchina, avendo quindi lo schermo sempre pronto all’uso. C’è anche il mirino ottico con la regolazione delle diottrie.

Il sensore CCD è da 10 megapixel, più che sufficienti per ottenere ottime stampe fino A3 o su doppia pagina delle riviste. Con questo modello anzi Canon ha interrotto la moda demenziale della rincorsa ai megapixel, riducendo da 12 a 10 i megapixel rispetto alla G9. Perché la qualità dell’immagine non la fanno i megapixel (non solo perlomeno). L’obbiettivo è uno zoom grandangolare da 28-140 mm (equivalente al formato Leica 35 mm), che garantisce flessibilità e ottima nitidezza. E’ piuttosto luminoso, con massima apertura a f. 2,8 in grandangolo e f. 4,5 in tele. Lo stabilizzatore ottico d’immagine corregge le vibrazioni della fotocamera fino a 4 stop, mentre lo stabilizzatore d’immagine ibrido (Hybrid IS) permette immagini più nitide nelle riprese macro. L’obiettivo è retrattile e scompare completamente all’interno della macchina, cosa molto comoda perché così la lente è riparata da urti e ditate e soprattutto ci evita di trafficare (e perdere) il tappo dell’obiettivo. La Canon G12 può scattare nel formato RAW e può girare video in HD a 720p con audio stereo. Dispone di vari formati d’inquadratura: 4:3,
16:9,  3:2, 1:1, 4:5, potendo meglio adattare così il formato alla scena inquadrata.

Chiaramente non la consiglierei, per via dell’ingombro un po’ superiore alla media delle compatte, come macchina da portare nelle scalate d’alpinismo, ma per l’escursionismo è una macchina eccezionale. Tutti gli automatismi sono disinseribili e il fotoamatore evoluto e finanche il professionista troveranno nella Canon G12 un’ottima “compagna di gite” come sostituta della ben più pesante e ingombrante reflex.

Indispensabile infine la custodia di protezione dedicata: evitate quella ufficiale dal prezzo ladresco di ben 60-75 euro, la trovate uguale on line, anche in pelle, a circa 20-35 euro.
Nel sito Canon potete leggere tutte le specifiche tecniche Canon G12.

Qui una galleria di foto (mie) in montagna scattate con G3/G12 su Picasa
La recensione di Dpreview