Girovagandoblog

Escursioni in Trentino – il blog del forum girovagandoinmontagna.it

Marzo 23, 2013
di Agh
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Lo smartphone con gps per le escursioni

oruxmapsColoro che non posseggono un navigatore GPS cartografico per l’escursionismo possono arrangiarsi con lo smartphone dotato di GPS. Esistono infatti delle soluzioni gratuite che possono essere un buon compromesso al costoso navigatore tradizionale.

Trattandosi di un compromesso, dobbiamo affrontare delle limitazioni, che sono sostanzialmente due:

1) scarsa durata batteria: tutti gli smartphone sono energivori e soffrono della scarsa autonomia della batteria (vedi anche Se la batteria dello smartphone dura troppo poco). Utilizzando il GPS questa cala drasticamente, da poche ore fino a un massimo di 4-5. E’ praticamente impossibile quindi utilizzare lo smartphone in modo continuativo durante un’escursione. Se ci si limita invece a fare il punto posizione ogni tanto, quando si hanno dei dubbi sulla direzione da prendere, allora è più sufficiente. 2) mancanza di cartografia escursionistica. La cartografia esistente, soprattutto gratuita, è sostanziamente quella “free” basata sulla cartografia OSM (Open Street Map). Essendo creata da volontari, ha un grado di completezza e quindi di affidabilità molto variabile. A seconda delle zone, può essere da ottima (talvolta superiore alle mappe commerciali) a pessima (mancanza parziale o totale di sentieri, strade forestali e altri dati importanti etc). La tipica cartografia OSM ha una grafica molto rudimentale (vettoriale) e la rappresentazione del territorio (curve di livello con cime, dorsali, impluvi etc) è pressoché inesistente. Di recente è disponibile gratuitamente la cartografia del Trentino «Trekkart»: la app è piuttosto rudimentale ma a caval donato… in compenso le mappe sono ottime e molto dettagliate.

osm

La tipica cartografia OSM, piuttosto “rudimentale”

Una alternativa molto valida ma non alla portata di tutti è creare la cartografia da sé: ovvero scansionando le normali mappe di carta e, dopo opportuna “calibrazione” (da fare con appositi software), importandole sullo smartphone (vedi il tutorial sulla calibrazione delle mappe). Una via intermedia più semplice è utilizzare la cartografia free UMAPS, anch’essa basata su OSM, ma con una rappresentazione anche grafica del territorio. Si può scaricare tramite il software Mobile Altlas Creator, che crea le mappe delle zone che ci interessano: il file così ottenuto, pronto per l’uso, va trasferito sullo smarphone.

4umaps

Cartografia 4Umaps: i dati sono quelli OSM ma il territorio è meglio rappresentato con ombreggiature e curve di livello

Le app per smartph0ne con GPS
Esistono molti software per gestire la cartografia su smartphone. Dopo varie prove, la nostra scelta è caduta su Oruxmaps (per Android), in versione gratuita. Pur essendo piuttosto macchinoso e con una interfaccia confusa, è considerato comunque tra le migliori app disponibili per Android. Una volta fatta l’abitudine ai comandi principali, non si incontrano difficoltà. Le mappe vanno caricate nella sottocartella “mapfiles”. Oruxmpas permette tra l’altro di creare direttamente le mappe scaricandole dalla rete, 4umaps incluse. Un’altra app eccellente è MyTrails, più semplice da usare rispetto a Oruxmaps, di cui abbiamo scritto più compiutamente in MyTrails, l’app definitiva (forse) per l’escursionismo.

Sulle nostre montagne, ricchissime di riferimenti, l’uso del GPS è certamente utile ma non indispensabile, tranne casi circoscritti quando c’è poca o nulla visibilità: boschi fitti senza riferimenti visivi, nebbie, pietraie o nevai in quota, ghiacciai.

Per un escursionista serio lo strumento principe per orientarsi resta ancora la vecchia mappa topografica di carta da usare in abbinamento con l’altimetro;  in seconda battuta c’è la bussola. Con questa strumentazione di base si affronta tranquillamente il 90% delle situazioni. Avere con sé un cellulare dotato di GPS con cartografia scaricata dalla rete, e quindi disponibile anche senza campo, è comunque una sicurezza in più che non guasta. Sarebbe comunque imprudente affidarsi totalmente a uno smartphone per orientarsi: primo perché non è infallibile, secondo può restare senza batteria o anche rompersi.

Segnaliamo infine alcune utili risorse su cartografia e orientamento:

Utilizzo e strumentazione GPS
Escursione e traccia GPS, coordinate e posizione geografica
Guida sintetica alla navigazione GPS
Calibrazione delle mappe con software cartografico per gps

Tools – utility
Usare Google Earth per l’escursionismo
Generatore automatico dei nomi delle cime

Sentieri SAT (Trentino)
Tutti i sentieri SAT on line
Sentieri SAT scaricabili per Google Earth

Update: Mytrails, l’app definitiva (forse) per usare cartografia gratuita con lo smartphone

 

Marzo 22, 2013
di Agh
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La cometa PanStarrs vista dal Trentino

Panstarrs

La cometa PanStarrs sopra la Paganella

Come si fotografa una cometa? Bella domanda, specie se non si è astronomi o fotografi specializzati. Da completo novizio di astrofotografia ho cercato quindi di affrontare questa nuova sfida con la cometa PanStarrs.

Naturalmente ragionando da fotografo, e non da “astrofilo”. Quest’ultimo infatti di solito fotografa una marea di stelle che però per il neofita ha ben poco significato: sono miliardi di “puntini” apparentemente (non si indignino astronomi ed appassionati) tutti uguali. Idem le foto delle comete fotografate coi telescopi con forti ingrandimenti. Si vede solo la cometa e nient’altro. Il fotografo deve invece inserire un elemento del paesaggio per rendere la foto più interessante. Il primo problema quindi è capire dove apparirà la cometa. Cercando in internet, è un’informazione che si trova facilmente sui siti di appassionati di astronomia. La cometa Panstarrs sarebbe apparsa a circa 290° intorno alle 19.15 del giorno 21 marzo 2013, a cui si riferiscono le foto.

L’attrezzatura nel mio caso non ha nulla di fantascientifico: Canon 550D, teleobiettivo Canon 70-200 f. 4, robusto cavalletto Manfrotto, telecomando. Ottiche troppo potenti in questo caso non servono, perché quello che interessa è come detto includere una parte del paesaggio. Indispensabile un binocolo per individuare la cometa, nel mio caso un 8×30, perché a occhio nudo può essere difficile da vedere.

brenta_paganella

La posizione prescelta, con ampio panorama sull’orizzonte
con le Dolomiti di Brenta e la Paganella

Resta ora il problema di trovare una bella inquadratura, ovviamente con largo anticipo perché la cometa appare per poco tempo, circa un’ora scarsa nelle zone più favorevoli e quindi bisogna essere già piazzati. Il primo tentativo, fatto qualche giorno f,a sono andato a naso ed ho fallito: la cometa è apparsa in posizione diversa da quel che mi aspettavo e quando mi sono spostato di circa mezzo chilometro per cercare una buona inquadratura con le montagne, la cometa era scomparsa. Qui sull’Altopiano di Piné, dove abito, c’è una magnifica vista sulle guglie delle Dolomiti di Brenta, perciò stavolta mi sono fatto furbo. Utilizzando Google Earth ho preso come riferimento gli “Sfulmini” del Brenta (una serie di campanili rocciosi), quindi ho tracciato delle righe con angolazione di 110° (290-180=110) verso l’Altopiano di Piné. Ho infine controllato i possibili punti di osservazione raggiungibili in auto che coincidessero con le righe in questione. Ho trovato una posizione perfetta in corrispondenza di un tornante a monte del Lago di Canzolino.

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Con Google Earth, tenendo come riferimento le Dolomiti di Brenta, si tracciano delle linee con l’angolazione in gradi equivalenti all’apparzione della cometa: 290 gradi sull’orizzonte

Ma come essere ragionevolmente sicuro di cosa avrei fotografato, e soprattutto: la visuale sarebbe stata libera? Anche in questo caso è venuta in soccorso una bellissima applicazione on line, il generatore automatico di cime.

generatore

Con questa applicazione online si genera il profilo delle cime da una posizione prefissata per controllare che la visuale sia quella voluta e priva di ostacoli

Basta fissare il punto esatto di ripresa, la direzione in gradi, l’angolo di campo (12° nel caso del 200 mm canon) e il programma genera un profilo delle cime visibili dalla posizione prefissata. Avuta la conferma della inquadratura, qualche ora prima sono andato sul posto a controllare che non vi fossero alberi, tralicci o altri ostacoli fastidiosi sulla visuale, e che vi fosse una piazzola adatta per sistemare il cavalletto.

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Il profilo delle cime generato automaticamente dal software

paganella_brenta2

Impostando l’angolo di campo dell’obiettivo usato, si ha una buona simulazione dell’inquadratura

Mezz’ora prima dell’evento ero posizionato e pronto a fotografare. Indispensabile una piccola pila frontale con led rosso (la luce bianca acceca e si rimane “orbi” per diversi secondi) per preparare tutta l’attrezzatura senza brancolare nel buio.

Col binocolo ho quindi iniziato a scrutare la porzione di cielo dove avrebbe dovuto comparire la cometa. Grande è stata l’emozione quando è apparsa PanStarrs, dapprima fioca poi sempre più luminosa. Ho fatto una serie di scatti a 400 e 800 ISO, con tempi variabili tra 15 secondi e 1 secondo (e anche frazioni di secondo), diaframma da f. 4 a 5,6, sempre usando il telecomando. Conviene fare delle prove, di norma è meglio usare tempi brevi (sotto al secondo possibilmente) onde evitare le “strisciate” delle stelle, e impostare valori ISO non troppo elevati (non oltre 1600) altrimenti la “grana” dell’immagine diventa fastidiosa. Due raccomandazioni importanti: disinserire la messa a fuoco automatica e focheggiare sull’infinito in corrispondenza della tacca sull’obiettivo (NON girando l’anello di messa a fuoco a fondo corsa!); quindi togliere la stabilizzazione dell’ottica, perché fotografando su  cavalletto può essere addirittura controproducente!

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Chi ha una reflex dotata di lifeview è molto più facilitato riguardo a messa a fuoco (usare l’ingrandimento) e inquadratura. E’ consigliabile, se l’apparecchio lo prevede, il sollevamento dello specchio per limitare il micromosso. Come potere vedere dalle foto che sono riuscito a fare, i risultati non sono disprezzabili. Certo aiuterebbe probabilmente un’ottica più luminosa, e magari una reflex full frame per contenere il “rumore” dell’immagine.

Qualcuno ha più esperienza ed è in grado di dare utili consigli? 🙂

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La cometa sopra la Paganella

Marzo 20, 2013
di Agh
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K2, una montagna di critiche

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I protagonisti della fiction K2 (foto Rai)

La fiction Rai “K2 – la montagna degli italiani” rievoca la storica spedizione vittoriosa sul K2 guidata da Ardito Desio nel 1954. L’impresa in realtà è passata alla storia per una polemica durata cinquant’anni. Walter Bonatti, all’epoca giovane scalatore emergente, accusò Achille Compagnoni e Lino Lacedelli (i due alpinisti che raggiunsero la vetta del K2) di aver spostato di proposito l’ultimo campo in una posizione diversa da quella concordata, per impedirgli di raggiungere i compagni e condividere la gloria della salita. Fu costretto così a bivaccare all’addiaccio a oltre 8000 metri di quota assieme al portatore Mahdi, senza alcuna protezione, tenda o sacchi a pelo. Entrambi sopravvissero miracolosamente. Il capospedizione Ardito Desio impose tuttavia una “versione ufficiale” secondo la quale Bonatti, per ambizione, aveva minato il successo della spedizione consumando parte dell’ossigeno destinato a Compagnoni e Lacedelli. Dopo 50 anni di polemiche, una speciale commissione del Cai ristabilì infine la verità, dando pienamente ragione a Bonatti.

Ebbene, la fiction della Rai è riuscita nell’impresa di ridurre una storia così potente e appassionante in un polpettone indigeribile. Recitazione pietosa, sceneggiatura imbarazzante, invenzioni ridicole, svarioni e incongruenze di ogni tipo. Uno scempio che, a dispetto dei buoni ascolti in tv, ha scontentato chiunque abbia una minima esperienza di montagna. Gli alpinisti sembrano una manica di deficienti, mentre Bonatti, la figura centrale della vicenda, è tratteggiato come un perfetto imbecille, un esuberante cretinetti senza alcun spessore intellettuale e morale. Sulla rete e sui social network le critiche, gli sfottò e i lazzi si sprecano.

Perché è l’intera fiction a fare acqua da tutte le parti: dalle ambientazioni farlocche ai costumi approssimativi, dalla recitazione demenziale alle musichette fuori luogo che infestano quasi ininterrottamente tutta la durata del film. Insomma un disastro su tutta la linea. La pietra tombale sulla coproduzione Rai è arrivata infine da un comunicato congiunto di Rossana Podestà, compagna di Bonatti, del celebre alpinista Reinhold Messner e di Luigi Zanzi, uno dei “saggi” della commissione del Cai che riabilitò Bonatti.

“La prima considerazione è che purtroppo è stata resa ‘piccola’ anche la più grande impresa dell’alpinismo italiano” si legge nel comunicato. “Una miniserie può liberamente proporsi di integrare con invenzioni l’evocazione di una persona: ma è inaccettabile che giunga a renderne grottesca, risibile e contraria al vero l’immagine, come nel caso di Bonatti, che risulta opposta a quella autentica. Neppure c’è l’invocata rispondenza di questa fiction alle ricostruzioni storiche che finalmente, dopo cinquant’anni!, sono state fatte a cura del Cai, di tale “epopea” fin lì viziata da gravi falsità storiche. Vicende ormai nitidamente ben note vengono pasticciate, confuse, rese irreali. Al punto da guastare finanche l’unico esito positivo della sceneggiatura, consistente nel rilievo dato al ruolo decisivo di Bonatti, a rischio della sua stessa vita, per la salita alla vetta, nonostante i noti disguidi che troncarono l’intesa della squadra. Infine, chiunque sia salito su una pur piccola montagna, ha avvertito immediatamente con ironico disgusto che questa “fiction” non ha nulla di alpinistico”.

Marzo 13, 2013
di Agh
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La neve (quasi) eterna

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Il collinone di neve artificiale in Val di Fiemme sarà coperto con speciali teli per far durare la neve fino all’inverno prossimo (foto Squarciomomo)

Una volta le “nevi eterne” erano quelle dei ghiacciai. Una volta. Adesso i ghiacciai sono in agonia. E si tenta di prolungare questa agonia coprendoli con i teli, come sul Presena. Per salvare lo sci estivo. A 3000 metri di quota, forse questo ha ancora un vago senso, sia pure demenziale. Ora però si fa di peggio: il blog Squarciomomo da’ conto dell’ultima follia. Un mucchio enorme di neve artificiale in Valle di Fiemme sarà coperto con teli speciali. Per preservarla, si spera, fino all’inverno prossimo, quando sarà presumibilmente utilizzata per le vicine piste di fondo. Sopra i teli, una gigantesca pacciamatura di rami d’abete. A 1000 metri di quota, dove in estate la temperatura può arrivare anche oltre i 30 gradi. Quanto costerà tutta l’operazione e chi paga?
Le foto su Squarciomomo 

Updgrade: la neve che doveva durare fino all’inverno successivo si è sciolta tutta. “L’esperimento” è costato un paio di decine di migliaia di euro.

Ramponcini da escursionismo

Marzo 13, 2013 di Agh | 0 commenti

Negli anni recenti si sono diffusi i ramponcini da escursionismo. Sono dei pratici attrezzi che si indossano facilmente grazie ad una fascia elastica di gomma su qualsiasi scarpa o scarpone. Si calzano e si tolgono in pochi secondi, pesano poco e trovano facilmente posto nello zaino o addirittura in tasca.

ramponcini

Ramponcini a 10 punte con fascetta superiore di fermo in velcro

Permettono di procedere con sicurezza sui sentieri innevati e addirittura su tratti ghiacciati. Chiariamo subito che non sostituiscono affatto i classici ramponi da alpinismo, che restano l’unico mezzo per affrontare in sicurezza pendii ripidi con neve dura o ghiaccio. I ramponcini si usano invece su sentieri o strade forestali con pendenze moderate, e NON sono adatti per affrontare pendii troppo ripidi. Offrono una notevole sicurezza nella marcia sugli insidiosi terreni innevati o ghiacciati, dove un banale scivolone potrebbe avere conseguenze molto spiacevoli o anche pericolose. Riprendono il concetto degli “scarponi con le brocche” (chiodi) dei nostri nonni boscaioli o contadini, che in inverno dovevano affrontare sentieri ghiacciati nei boschi per spostarsi.

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Mezzo rampone, meglio che niente ma non il massimo del comfort 🙂

Fino a pochi anni fa esistevano solo i mezzi ramponi o le grappelle, fissati sulla scarpone con cinghie, che però avevano lo svantaggio di poter essere usati solo su neve. In commercio esistono moltissimi modelli di ramponcini moderni: alcuni hanno dei chiodini, altri delle catenelle, altri ancora delle punte più o meno grandi. Dopo un’attenta valutazione dei vari modelli esistenti, abbiamo stabilito con varie prove sul campo che il modello migliore è quello con le 10 punte da circa 1 cm. Questo permette la marcia agevole sulla neve e su tratti ghiacciati e anche su terreno misto con tratti senza neve o con pietre. I modelli con punte più grandi potrebbero sembrare più affidabili ma diventano decisamente scomodi se si deve camminare su fondi duri (es. tratti di asfalto sulle forestali o sentieri pietrosi) e addirittura potenzialmente pericolosi perché si possono prendere delle storte alle caviglie.  Pressoché inutili i modelli dotati di catenelle: discreti su fondi innevati, ma inefficaci su neve molto dura o ghiaccio dove le catenelle non offrono nessuna presa.

I ramponcini migliori

Dopo vari test con vari modelli, a nostro avviso il modello tra i migliori sono i ramponcini Snowline Spikes Chainsen Pro. Pratici, sicuri, robusti, confortevoli e con punte piccole (si può addirittura correre).  L’unico difetto dei ramponcini è la possibilità che la neve, specie se umida, crei un fastidioso zoccolo, comunque facilmente eliminabile con qualche colpo ben assestato sul bordo della suola. Come detto i ramponcini si calzano su qualsiasi scarpa: sono venduti di solito in tre misure, piccola, media e grande. Può essere necessario aggiustarli di tanto in tanto, poiché sulle scarpe morbide potrebbero avere la tendenza muoversi, ma è un disagio del tutto trascurabile che porta via pochi secondi. A noi è capitato di fare escursioni di 15-20 km senza alcun inconveniente. Alcuni modelli hanno una fascetta superiore in velcro che in teoria dovrebbe scongiurare spostamenti sulla scarpa, a nostro avviso abbastanza inutile.

Il costo dei ramponcini da escursionismo varia dai 20 ai 40 euro: soldi comunque ben spesi se si pensa che possono durare tranquillamente qualche anno e aiutano ad evitare pericolose cadute.

Qui potete seguire tutta la discussione sul forum girovagandoinmontagna.it

Un altro video istruttivo sull’uso dei ramponcini
[youtube=http://youtu.be/1Rruj1Qg1J8]

Infine tramite una convenzione con Max-sport.it e il nostro forum, si possono comprare gli ottimi ramponcini Nortec a soli € 39 con spese spedizione incluse.

Marzo 6, 2013
di Agh
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Bivacco Slavaci, angolo di Canada

Bivacco Slavaci

Bivacco Slavaci

A mio modesto parere, uno dei più bei bivacchi del Trentino.  Un tempo usato da pastori e cacciatori, è poco frequentato per la posizione isolata a quota 1955 metri. Sorge in una radura al limitar del bosco, sopra la Val Sadole in Val di Fiemme, sul versante settentrionale della Catena del Lagorai. A differenza del nuovo e bellissimo Baito Bambesta più a valle a m 1465, il Baito Slavaci ha un’aria “vissuta” che lo rende particolarmente affascinante, oltre a dei letti a castello su tavolacci dove poter pernottare.  Sembra proprio di stare in una vecchia baita per trapper nel grande nord canadese. Altre foto e la relazione della salita, passando per il bivacco Bambesta e il Baito Slavaci, sul nostro forum al Beco dei Slavaci m 2158.

Bivacco Slavaci

L’interno del Baito Slavaci coi letti a castello su tavolacci

Bivacco Slavaci

Baito Slavaci, sullo sfondo le cime di Busa Alta e Cardinal

Marzo 5, 2013
di Agh
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Baito Bambesta, splendido bivacco nel Lagorai

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Baito Bambesta in Lagorai

Nella recente escursione al Beco dei Slavaci ho avuto modo di “scoprire” questa nuova bellissima struttura: il Baito Bambesta a 1645 metri di quota. Si trova nel Lagorai settentrionale, versante val di Fiemme sopra Ziano, l’accesso è lungo la strada che conduce in Val Sadole, con un bivio a quota 1290. La struttura è opera dell’Associazione sportiva Cauriol, che in tre anni di lavoro ha ristrutturato una vecchia baita fatiscente. La qualità del lavoro, opera di una trentina di volontari, è davvero eccezionale. Il baito dispone di tavolone, stufa-cucina, credenza completa di pentole e stoviglie, legnaia ben fornita, luce elettrica grazie ad un pannello solare esterno. Unica pecca è la mancanza di brande per dormire, poiché il pernotto è purtroppo vietato. Una scelta discutibile, ma comunque va lodata l’iniziativa che ha arricchito la disponiblità di un bellissimo punto di appoggio in una zona del Lagorai davvero affascinante. Va segnalato che comunque esiste più a monte un altro splendido bivacco sempre aperto, il Baito Slavaci m 1955, nel quale è possibile peronattare.

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Baito Bambesta durante la ristrutturazione dei volontari di Ziano